Quando in cagnesco con fortuna e fama
deploro a solo la magra vendemmia –
impreco invano a questa luna grama,
mi specchio e sprezzo con una bestemmia
sospirando la sorte di chi gode,
i molti amici, il lustro che l’onora,
invidiando a chi l’arte, a chi la lode,
più sguarnito di quel che più m’incuora.
Ma quando più il pensiero mi deplora,
ecco che penso a te – la mia memoria,
lieta come l’allodola all’aurora,
dall’impuro all’empireo canta il Gloria.
L’amorosa memoria tanto vale,
che dei fasti d’un re ride e non cale.