Quant'è gravoso accingersi ad andare,
quando la mèta triste dell'andata
non offre altro conforto che contare
le miglia dall'amata.
Il mio ronzino, dal dolore vinto
che mi fa greve, va con la sua ambascia
come sapesse, il misero, d'istinto
che non corre, chi lascia.
Morso di sprone non gli ridà lena,
ben che confitto pur con rabbia al fianco;
più che ferisca lui, a me dà pena
il suo lamento stanco.
Mi mette in cuore, quel lamento tetro,
che innanzi è la tristezza: e gioia indietro.