Per me non canta la solenne musa
che scioglie il verso per virtù d’un quadro
e il paradiso invoca al dir leggiadro,
che di bellezza fa tenzone astrusa,
prodiga di metafore assai fiere
di soli e lune e gemme, terra e mare,
e boccioli d’aprile, e cose rare
chiuse del cielo nelle immense sfere.
L’amore schietto parla più contento:
credimi dunque, ch’è altrettanto bello
d’ogni altro amore adorno dell’orpello
di lumi d’oro infissi al firmamento.
L’imbonitore vada discorrendo:
non vanto, io, la merce che non vendo.