Quanto mi feci scrupolo al partire
di mettere ogni inezia sotto chiave:
nulla ch'è mio doveva pur finire,
dalle mie cure assidue, in mani prave!
Tu, gemma che ogni altra rendi impura,
sommo conforto, massimo dolore,
bene fra i beni, unica mia cura,
tu sei la preda al ladro, al grassatore.
Non ti trattiene chiave di forziere
se non dove non sei - come a me pare:
al fondo del mio petto tesoriere,
onde a capriccio sai venire e andare.
Persino là sarai - temo - rapita:
rende ladro il virtuoso preda ambita.