LXVIII

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Vestigio, il suo bel viso, delle ore

dove il bello sfiorì come la rosa

e venne, nuovo, un bello usurpatore

che la sua marca sulle fronti posa.

Fatta tonsura delle trecce d’oro

dei morti, sigillate nei sepolcri,

ad altre chiome si ridà decoro,

che il vello di bellezza ancora appulcri.

In lei si vede il primo tempo sacro,

spoglio d’orpello, veridico e schietto,

che d’altre estati non fa simulacro,

che a vecchi sfarzi non prende belletto.

Natura la conserva come indizio

che mostri il bello eterno al surrettizio.

Sonetti - William ShakespeareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora