𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗

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Proseguiron lo lor cammino, fin quando uno de li dannati no' fermò Dante.

<<Dante, giovane mio!>> una voce lo chiamò, la sua attenzion attirando.

<<Chi mi chiama?>> si chiese guardandosi attorno, pe' capir da dove venisse quello verso. <<Son qui!>>. Li due poeti si voltaron, verso la voce dirigendosi.

<<'l mio nome è Farinata degli Uberti, di me ti ricordi? Abbiam parlato assieme qualche volta>>.

<<Oh! Certo>> proferì stupito Dante, lo qual no s'aspettava de trovar quella figura lì. Al dannato s'avvicinò, pronto ad ascoltar quel che da dire ave'a.

<<Alighieri, figliuolo caro, c'è qualcosa che devi sapere>> parlò co' afflitto ton di voce.

<<Mi dica signor Uberti. Di cosa devo venir a conoscenza di così urgente?>>

<< Riguarda lo destino de Firenze>>

La preoccupazione lo fiorentin un po' assalì. Le orecchie aguzzò, attenzion prestando.

<<Saper devi che appena lo viaggio tuo finirà, e 'n superficie farai ritorno, la città serà molto travagliata>>.

Quelle parol sentir dire, lo poeta tiraron giù di moral. Pe' fortuna ci fu Virgilio a cercar di consolarlo. Si allontanaron da li dannati, alla ricerca di un posto più riservato, che più in là adocchiaron.

<<Dante, mio caro>> asserì lo romano vicino a sè tirandolo pe' un braccio.

<<Maestro, una cosa sapere su la mia città vorrei, se mi permette>> quasi sussurrò. Un tono malinconico e triste era quello.

<<Son qui pe' te figliuolo. I tuoi dubbi esponimi, ed io risposta ti darò>>

<<Sapere vorrei, per qual motivo ne la mia Firenze amata, debba lo caos scoppiar>> proferì co' voce spezzata. Sotto pression si sentiva. Troppe responsabilità e troppi dubbi lo assalivan e le lacrime stava co' forza trattenendo. Publio se ne accorse, e fu pe' questo che nulla disse se no' il nome de lo poeta:

<<Dante>> pronunziò co' un braccio a sè stringendolo. L'altra mano su lo viso gli posò. Vederlo in quello stato un dolor al petto gli causava, pe' questo di rincuorarlo tentava sempre. Lacrime virili sceser da li occhi de lo fiorentino, che intanto aveva posato le mani tremanti su lo petto di Virgilio. Quest'ultimo una guancia ave'a iniziato ad accarezzargli, asciugando 'l viso suo. La fronte su quella de lo giovane posò, i loro volti avvicinando. Publio arrossì insieme a Dante, che lentamente di pianger stava smettendo. La bocca a lo viso di quest'ultimo avvicinò.

Nessuno dei due sapeva cosa stava facendo Publio. Entrambi li occhi chiusero, ancora rossi su le gote, poi, Virgilio le sue labbra posò su una guancia di Dante. Un lungo e delicato bacio 'li diede, senza la presa allentare. Ambedue una strana felicità stavan provando, pe' questo intenzionati a interromper quello strano gesto no' eran. Una manciata di secondi più tardi, li occhi riapriron così ancorandosi uno a lo sguardo de l'altro. Ancora rossi eran, ma era un dettaglio che no' aveva importanza in quel momento così... insolito.

<<...stai meglio?>> dimandò sussurrando Virgilio. Dante quasi poté sentire lo calor de lo respiro suo mischiarsi a quello del verseggiatore, talmente vicini eran.

<<...sì>> replicò con flebil voce. Marone sorrise lievemente, un altro ultimo bacio su la guancia dandogli.

<<Son contento. Riprendiam 'l viaggio quindi?>>

<<Certamente, maestro>> rispose lo riso ricambiando anche se imbarazzato come mai lo era stato.

Locammino continuaron, pe' la via Cavalcante de' Cavalcanti incontrando, che notizie de lo figlio Guido domandava. A scambiar due parole si fermaron, pe'poi continuar.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora