𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐕𝐈

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Durante la escursion, Dante da tre fiorentini venne riconosciuto. A scambiar due parole co' lui si fermaron, dimandando se vere fossero le brutte notizie che su Firenze giravan. In giro da un dannato da poco arrivato eran state messe, Guglielmo Borsiere. Dante co' aspra invettiva si trovò a dover rispondere, contra la corruzione de la propria città.

Lo viaggio poi proseguiron li due poeti, fino a giungere a lo abisso in cui Flegetonte precipitava. Da quest'ultimo un orripilante mostro vider salire: Gerione, simbolo de la frode. Dante ritrasse al veder quella bestia sempre più a loro avvicinarsi.

<<Maestro, possiamo andare via?>> dimandò una mano de lo poeta stringendo tra le sue. L'antico letterato romano lo guardò, mezzo sorriso abbozzando pe' poi le mani de lo giovine alle sue labbra avvicinare. Le baciò con molta leggerezza e cura, ne li occhi scrutandolo.

<<No' preoccuparti>> sussurrò su lo dorso de le mani altrui, pe' poi avvicinarsi. 'l viso gli carezzò: <<Va bene?>>.

Lo fiorentino annuì, li occhi socchiudendo. Un bacio su la guancia de lo maestro suo posò, in segno de ringraziamento pe' tutto quello che faceva, mentre l'altra mano su una guancia gliela mise. Marone fu privato delle parole, arrossendo 'n cambio. Lo giovine ne li occhi fissò, che nel mentre anche lui rosso dall'imbarazzo s'era colorato.

Entrambi un sorriso si scambiaron, pe' poi abbracciarsi. Dante lo capo su lo petto di Publio posò, e quest'ultimo un braccio attorno alla vita gli avvolse, mentre co' l'altro i capelli gli sfiorò. Era 'na posa che spesso assumevano quella. Da matti li piaceva. Rimasero così pe' un po', a vicenda attenzioni scambiandosi.

Poi Virgilio di più a sè strinse lo poeta, le labbra a l'orecchio suo portando: aveva intenzion di dare dei brividi a Dante. Glielo leccò, ambedue violentemente facendo arrossire, pe' poi soffiarci sopra. Un lieve sospiro di piacere sentì provenir da lo più giovane, che le labbra schiuse su lo petto suo aveva. Di n'ovo lo lobo 'li leccò, mordicchiandolo poi questa volta. Perchè lo stava facendo bene no' sapeva, ma di un fatto sicuro era: altri tipi di suoni da Dante voleva sentir provenire. Lo fiorentino lievemente ansimò, a lo collo de l'altro aggrappandosi.

Marone, da la mente di pensieri poco innocenti annebbiata, poco sotto l'orecchio si spostò, lo collo leccandogli. Un morso a un lembo di pelle gli diede, un gemito strappandogli.

<<Virgilio...>> ansò lussuriosamente a sè stringendo lo romano.

Pe' nome sentirsi chiamare, co' quel tono di voce così provocante, un inturgidimento ne lo basso ventre Virgilio sentì crescere, ma d'aspettar che passasse solo decise. Un ultimo bacio diede su lo collo di Alighieri, pe' poi dolcemente abbracciarlo, entrambi ansimanti. Rimaser così un altro po', lo respiro l'un de l'altro ascoltando e li occhi chiudendo.

Ne la mente di Virgilio solo Dante c'era in quel momento, e viceversa.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora