Una volta ripreso 'l percorso, Dante 'l bisogno sentì di esporre un suo turbamento. Si rivolse quindi a Virgilio, confessando'li che tra le anime di quel luogo, parso 'li era d'intraveder l'ombra d'un suo parente.
<<Sbagliato non hai, mio caro. Era effettivamente presente un parente tuo, Geri del Bello, ma come tu stesso co' li occhi t'oi hai potuto veder, egli no' solo di parola no' t'ha degnato, ma minacciato t'ha anche, a li altri dannati indicandote>> spiegò un po' dispiaciuto pe' lo fiorentino.
<<Oh, saper dovresti una cosa, mio dolcissimo maestro. Geri era sdegnato co' tutti li parenti s'oi, perché dal giorno della sua violenta morte, nessun de la famiglia di vendicarsi ha cercato punendo li colpevoli>>.
Virgilio ascoltò attentamente le parole di Dante, nel mentre continuavan a camminare, finchè su lo ponte che 'ttraversava la decima (e ultima) delle Malebolge giunser. Da lo fondo lamenti pietosi sentiron provenire, e Dante, come a volersi proteggere, le orecchie decise di tapparse impedendo d'udir rumori tanto strazianti. Proseguiron nonostante la paura tanta fosse, scendendo sempre più giù, fino al sentir un fetore di corpi putridi, che diveniva sempre più 'ntenso, impregnando l'aria.
Li due poeti discesero ne la bolgia, luogo di pena de li falsari, e purtroppo, ancor una volta uno spettacolo allucinante si presentò ai loro occhi. Un'infinita distesa de dannati giacevan 'n terra sotto forma di malati, distribuiti pe' gruppi, nelle posizioni più varie, incapaci di tenere sollevati i loro corpi. L'occhio cadde su due anime che eran poggiate schiena contro schiena, e che si grattavan furiosamente le croste scabbiose che ricoprivan li loro corpi.
Virgilio, vedendo Dante che no sape'a dove mirare, decise di posar una mano su li occhi s'oi e da dietro abbracciandolo. <<No guardar Dante, ti farò io strada>> 'li disse sfiorando l'orecchio suo co' le labbra, un brivido lungo la schiena arrecando'li.
Lentamente e co' molta cautela Publio fece strada al giovine, senza mai staccar lo petto da la sua schiena: 'n quel momento, ebbe la fortuna di potersi beare de la presenza de Dante, che a sua volta sicurezza 'li trasmetteva. Ne' mentre a destra e manca dimandava a li dannati se tra loro fosse presente qualche italiano. Appresa la mission de Marone e rivolgendosi tremanti verso Dante, alcune anime risposero d'esser italiani.
<<Hai udito quel che han detto?>> chiese dolcemente lo poeta romano a l'orecchio de lo fiorentino avvicinandosi di n'ovo. Lo esortò quindi a dimandar chi fossero e da qual città provenissero, senza però privarsi dell'abbraccio in cui lo stava stringendo. Si trattava de l'alchimista Griffolino d'Arezzo, condannato a morte da Albero da Siena pe' no' esser riuscito a insegnar'li a volare, e di Capocchio, abile falsario di metalli, lo qual a Dante s'unì nel commentar negativamente la vanità dei senesi.
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𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸
Fiksi Penggemar{𝑫𝒂𝒏𝒕𝒆 𝒙 𝑽𝒊𝒓𝒈𝒊𝒍𝒊𝒐} 𝑄𝑢𝑒𝑠𝑡'𝑢𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜 𝑙𝑜 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑑𝑒 𝑙𝑜 𝑝𝑜𝑒𝑡𝑎 𝑎𝑛𝑡𝑖𝑐𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒 𝑡𝑟𝑎 𝑙𝑒 𝑚𝑎𝑛𝑖 𝑠𝑢𝑒, 𝑎𝑣𝑣𝑖𝑐𝑖𝑛𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑝𝑜𝑖 '𝑙 𝑠𝑢𝑜. 𝑃𝑢𝑏𝑙𝑖𝑜 𝑓𝑒𝑐𝑒 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜. 𝑆𝑖 𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎�...