𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐗𝐈𝐕

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Arrivati nella Giudecca, Virgilio s'avvicinò a Dante, svelando'li che 'l re dell'Inferno era ormai vicino. All'improvviso, 'n vento fortissimo spirò contro loro, costringendo Dante a ripararse dietro la guida sua.

<<Mira mio caro Dante>> parlò co' quel suo tono sempre gentile, indicando Lucifero co' un dito, e pe' l'impressione ricevuta, Dante rimase come sospeso tra la vita e la morte.

Quella creatura, che tutti chiamavan col nome de Lucifero, era enorme, al punto che l'altezza d'un gigante no' avrebbe raggiunto la lunghezza del braccio suo. Era anche possibile ne la testa sua distinguere tre facce: rossa quella centrale, bianca quella a destra, nera quella a sinistra. Pe' ciascuna faccia, dal di sotto fuoriuscivan du' ali da pipistrello, lo qual movimento produce'a un vento 'n grado di gelare Cocito.

Al fiorentino venne spiegato che ogne bocca frantumava fra li denti un peccatore: Giuda Iscariota la rossa, Bruto la nera, Cassio la bianca. Dante rimase lì a fissar Lucifero quasi in uno stato di trance, fin quando Virgilio no' lo riportò a la realtà.

Era giunta ormai l'ora di lasciar l'Inferno. Virgilio si rivolse in direzion de lo poeta, invitando Dante ad avvinghiar'lisi a lo collo. Fu così che li due poeti s'aggrapparono poi al vello di Lucifero, scendendo fino al centro de la terra.

Uscito dall'Inferno pe' primo, l'antico letterato giunge faticosamente sull'orlo d'una roccia, sulla quale posa delicatamente Dante, lasciando poi 'l vello di Lucifero.

<<Uo! Maestro guardi! Lucifero è capovolto!>> esclamò co' stupore bambinesco, cosa che strappò felicemente un sorriso divertito a Virgilio, lo qual s'avvicinò abbracciandolo.

<<Ormai abbiam abbandonato l'emisfero boreale, siam 'n quello australe, ove è giorno quando dall'altra parte è notte>> spiegò co' calda voce a quel giovine pe' cui la testa ave'a completamente perso. <<Lucifero è caduto qui dal cielo, e la terra, pe' paura di lui, si è ritirata dando origine alla voragine dell'Inferno... che corrisponde a la montagna del Purgatorio nell'emisfero australe>> continuò.

Poi finalmente si voltaron, una sorpresa trovandose: un immenso cielo stellato.

Dante tese istintivamente una mano verso 'l cielo, che pare'a no veder da un'eternità, quando 'n realtà quel viaggio attraverso li Inferi era durato molto meno di quanto egli pensasse. Tese di più 'l braccio, quasi a voler afferrare un qualcosa che 'n realtà no' c'era, o forse no' era visibile... fino ad intraveder la candida mano di Virgilio, che al chiaro di luna lentamente raggiunse e unì a quella del fiorentino.

Entrambi arrossirono lievemente mirando co' occhi lucidi le loro mani intrecciate, che pare'an proprio esser state create pe' tenersi insieme.

<<Siam fuori maestro! Guardi!>> quasi esclamò pe' la troppa emozione del momento.

<<Dante...>> lo chiamò.

<<Sì maestro?>> rispose continuando a mirar 'l cielo.

<<Io... voglio star co' te pe' sempre... ma...>>

<<No' temer Virgilio, sarà così... è ciò che desidero più>>

<<No aspetta... temo tu no' abbia capito...>> insistette.

<<So cosa vuoi dirmi...>> disse voltandosi poi verso 'l suo tanto amato poeta preferito, <<ma 'l viaggio no' è ancora terminato, ricorda>> lo rassicurò, le braccia a lo collo cingendo'li.

Entrambi si scambiaron un tenero bacio, mentre da miriadi di stelle eran osservati, quasi a voler fa' capire che a loro nulla 'mportava di quel che 'li altri avrebber potuto pensar. E no' importava chi fosser', se vivi o morti, dannati o beati: s'amavan, e questo era l'importante.

<<Mio dolce amor'>> sussurrò sorridendo lo romano, mentre a sè continuava a stringer 'l fiorentino.

<<Ora però, dobbiam rimetterci 'n viaggio mio amato Virgilio, 'l Purgatorio c'attende>> proferì Dante, prima di ricominciar la scalata.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora