𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐈𝐈𝐈

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Arrivaron ne lo secondo girone, questa volta da le Arpie custodito.

<<Siam giunti>> parlò Virgilio. I due si diresser a veder li violenti contro loro stessi, o pe' meglio dire, li suicidi.

<<Quelli che vedi son li suicidi, che brutali con loro stessi furon in vita. In piante son stati trasformati>> spiegò con cautela Publio a lo giovin a lo lato suo. <<Più in là ci son invece li scialacquatori, da cagne affamate son inseguiti, e a morsi presi>>

<<Quanta atrocità>> commentò Dante sottovoce, senza li occhi staccar da li dannati.

Publio lo accostò, pe' mano prendendolo, e lo dorso carezzandone: <<A guardar no sei costretto, ricorda>> disse un flebile sorriso accennando. Dante verso di lui si rivolse, lentamente le loro dita intrecciando.

<<Solo te mirerei se potessi>> commentò a voce bassa, convinto di non esser stato udito.

Virgilio arrossì violentemente fissandolo, ne' mentre lo cuor suo a velocità impressionanti a batter iniziò. Rimase pietrificato, domandandosi se avesse udito bene. Alighieri 'l motivo di quel comportamento no capì, ma solo pochi istanti successivi realizzò che quella frase no' a mente ma a voce alta era stata detta. La mano sua da quella di Virgilio strappò via, sul viso portandosela insieme all'altra. Di coprirsi tentò, talmente rosso dalla vergogna era. Ma inutile fu, perchè pochi secondi dopo lo fiato si sentì mancar e la forza venirgli meno. Svenne.

Riprese conoscenza solo ore più tardi. Nell'atto di alzarsi 'n piedi, quanto successo tentò di ricordare, però senza ottenere riscontri. La figura di Virgilio vide 'ncontro venirgli e in quell'istante fu che tutto alla sua memoria ritorno fece. Si impanicò, non sapendo come spiegar 'l motivo di quella frase. Publio lo raggiunse con viso angosciato.

<<Dante>> s'avvicinò lentamente, di lasciar trasparire preoccupazione no' curandosi.

<<Ah- e. Io no', no' so perché quella frase ho detto. Perdono ti chiedo mio maes->> di spiegar tentò.

<<Dante!>> co' più insistenza lo richiamò.

Lo poeta in rosso si zittì, quasi spaventato. Virgilio le sue mani portò sul viso di quest'ultimo, co' delicatezza sfiorandolo. Lo volto suo avvicinò, l'occhi ancorando a quelli de lo poeta.

<<Come stai?>> dimandò co' attenzion osservandolo. Lo destinatario de la domanda parola non proferì, ma delle lacrime furon la risposta.

Virgilio crucciato lo guardò. Poi le mani sue da lo viso gli allontanò, pe' poterlo a sè stringer forte. Un braccio attorno a la vita de lo fiorentino avvolse, mentre l'altro su la testa glielo portò. Lo copricapo lentamente 'li sfilò, i capelli sfiorando. Il più giovine su lo petto de l'amico si poggiò, lacrime calde versando.

Perdono dimandò più volte singhiozzando.

<<Va tutto bene Dante>> mormorò sorridendo lievemente. In una stretta più decisa quel gracile uomo strinse.

<<Va tutto bene>> sussurrò ancora, questa volta su l'orecchio de lo fiorentino, che parve calmarsi. Un piccolo bacio vicino 'li lasciò, la chioma senza smettere di toccare. Lo giovine annuì silenziosamente, lo petto di Virgilio accarezzando. Na volta ancora stetter così pe' un tempo indecifrabile, fin quando lo tragitto non ripreser.

Dante un ramoscello da 'na pianta si trovò a strappare, che a parlar cominciò. Pier delle Vigne era, che lo poeta pregava di la sua memoria riabilitare.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora