𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐈𝐗

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Ne la terza bolgia pervennero. Publio ne la direzione di Dante si voltò, pe' spiegargli la funzion de quello luogo. La mano gli carezzò in modo delicato: <<A veder ti porto li simoniaci, ma attenzione presta a dove li piedi metti>> 'li disse, questa volta come se fosse suo padre. Una guancia 'li carezzò, lo volto suo avvicinando pe' poi le loro fronti unire: <<Va bene?>>.

<<Sì maestro>> pronunziò la mano de lo romano prendendo, stringendola poi. S'incamminaron verso lo prestabilito posto, l'uno a lo lato de l'altro.

Metà inferno ormai ave'an visitato, e ogne volta, sempre più vicini divenivan. Quel rapporto no' ben definito entrambi aggradava. Si beavan de le attenzioni, de le carezze, de le parole, de li teneri baci dell'altro.

<<Qui li simoniaci a testa in giù conficcati ne la pietra son. Lingue di fuoco brucian le loro piante de li piedi>> spiegò indicando li eterni dannati.

Lo poeta fiorentino li osservò avvicinandosi, ma senza questa volta sporgersi, lo consiglio de lo maestro seguendo. A interrogarne uno si fermò: papa Niccolò III, ove quest'ultimo pe' Bonifiacio VIII lo scambiò. Lo posto suo avrebbe dovuto prendere ne la buca, più in basso così spingendolo, inveiendo contro di lui. Così fu che Dante, un discorso contro li papi simoniaci pronunziò, pe' poi allontanarsi turbato.

Un angolo dove poter riposar le gambe e li nervi calmare intravide: lo consenso de lo maestro suo pe' sedersi cercò, trovandolo più in là nel mentre sorrideva. Prese posto, co' la spalla al muro poggiandosi e l'occhi chiudendo. Attimi dopo da l'irruzione di Virgilio fu interrotto: <<Fatti in avanti>> proferì invitando lo fiorentino a spostarsi pe' prendere 'l posto suo. Si sedette, tirando poi verso di sè il più piccolo, posando la testa su lo petto suo. Ne li occhi si guardaron, sorridendosi n'ovamente. Poi Publio la fronte su quella de l'altro posò, ambedue iniziando a scambiarsi carezze su lo volto.

Pe' l'ennesima volta li loro occhi ancoraron, perdendosi ognuno ne le iridi de l'altro. Lo romano arrossì, le labbra posando su una gota di Dante pe' poi una serie di lenti baci iniziando a dar'li, pericolosamente avvicinandosi a la bocca sua. Scese poi lungo la mascella de lo fiorentino, di attenzioni riempiendola, fino a giungere a lo lobo de l'orecchio.

Lo giovine le palpebre chiuse, le braccia attorno a lo collo di Marone avvolgendo. Quest'ultimo una mano su la testa gli posò, lo copricapo sfilandogli pe' li capelli sfiorare. La lingua tirò fuori, leccandogli l'orecchio e morsicando subito dopo. Un gemito scappò a Dante, che violentemente arrossire fece tutti e due. Publio su la gola sua si spostò, ogni centimetro di pelle baciando co' foga, più forte che potè stringendo lo fiorentino intanto.

<<Virgilio...>> mormorò ansando. Quel gemito lo cuor fece battere a lo poeta antico, che n'ovamente lo capo posò contro la fronte de lo giovane.

<<Tango...>> sussurrò lo romano co' un dito percorrendo la schiena di Dante l'attenzione de l'altro suscitando, <<tangis, tegiti...>> continuò su una parte di clavicola da la veste scoperta baciandolo.

<<...maestro?>> dimandò confuso e ancora ansimante, alla ricerca d'una espressione da interpretare de la guida sua andando.

<<Tactūm, tangĕre>> concluse sfiorando co' un altro dito lo labbro inferiore di Dante, facendolo tingere dalla vergogna.

Virgilio si degnò finalmente a lo capo alzar di novo pe' guardarlo ne li occhi, con far lussurioso: <<Toccami...>> ansò pericolosamente vicino le labbra de l'allievo suo, che ne lo frattempo su le gambe de lo romano era finito pe' sedersi. Lo fiorentino rabbrividì, ma no pe' paura, bensì pe' l'eccitazione de lo tono con cui Marone pronunciato quella parola aveva.

Farfalle nello stomaco sentiva il più giovane, tanto quanto le sentiva Virgilio. Li loro corpi eran uniti, e lo calor de l'altro potevan sentire, nonostante addosso le vesti avessero. Dante prese coraggio, iniziando a riempir d'attenzioni lo collo de lo mentore, degli ansimi provocandogli... lentamente scendendo poi su la clavicola e su lo petto. Li due sentivan i loro corpi in fiamme, lo cuor battere forte e le guance bollenti. Co' la mano una mossa avventata fece lo fiorentino, ovver quella di sfiorargli un capezzolo. Un gemito sfuggì al più grande, che lo nome de l'allievo ansimò co' tono quasi supplicante. Lo poeta di rosso vestito arrossì, pian piano un gonfiamento sentendo crescersi ne lo basso ventre.

Era tutto così strano, ardente, "contro natura". Poco addietro avevan visitato lo terzo girone de lo settimo cerchio, ove li violenti contro Dio, arte e natura eran puniti. Dante, trovandosi a studiar la vita de lo illustre poeta, aveva anche appreso che da giovine, Virgilio deriso veniva da li compagni, schernito e sbeffeggiato come "fanciullina", perché capace di provar trasporto amoroso solo pe' ragazzi. Di salute cagionevole era, timido, malato di tisi, e spinto a condur una vita solitaria, volta alla meditazione, alla speculazione filosofico-letteraria e alla grandezza dell'artista creatore.

Lo fiorentino sapeva benissimo che anche le pulsioni erotiche del maestro di segno omofilo furon sempre, ma... non gli importava. Egli lo cuore gli faceva batter ogne volta, attenzioni 'li dava, cura di sè si prendeva e pe' lui si preoccupava. Publio era una persona che di meglio meritava, ma l'inferno ottenne. Era un angelo finito ne li Inferi, pe' colpa nemmeno sua.

Un velo di tristezza avvolse Dante, che ben presto una lacrima solitaria 'li fece versare. In troppi pochi istanti ave'a realizzato tutto questo, e soprattutto s'era finalmente reso conto che lui, pe' Virgilio, provava qualcosa che ben oltre andava la semplice ammirazione o amicizia.

Lo capo tirò su, trovando lo viso compiaciuto de 'l poeta romano. Si guardaron, così rossi in viso che lo color delle fiamme poteva solo accompagnare. Virgilio una mano su una guancia di Dante posò, carezzandola. A Dante un'altra lacrima scese, preso dalla compassione pe' quell'uomo che meritava lo Paradiso. Lo romano capì subito cosa ne la mente de lo giovine balenava: <<Dante, no' pianger pe' me. La mia felicità trovato ho. È qui dinanzi a me>> lo rincuorò un bacio sulla fronte posandogli.

Quelle parole lo cuor de lo fiorentino colpirono, che dalla gioia sembrava pe' esplodere stesse. Ciò che voleva 'n quel momento solo una cosa era: amare Virgilio. Donargli tutto l'amor che mai aveva ricevuto, stare a lo fianco suo pe' sempre. Questo voleva Dante. Quest'ultimo lo volto de lo poeta antico prese tra le mani sue, avvicinando poi 'l suo. Publio fece lo stesso. Si guardaron, li loro respiri mescolando e li occhi chiudendo. Poi accadde.

Le loro labbra uniron in un bacio passionale, stringendosi a vicenda, una cosa sola divenendo. Ad entrambi delle piccole lacrime sceser, tanta era la felicità. I loro corpi e le loro labbra, eran ferventi e desiderosi l'un de l'altro. Ambedue quel bacio, quel magico momento così all'apparenza irrealizzabile avevan atteso pe' chissà quanto, anche se accorti no' se ne eran.

Piccoli morsi e lievi sfioramenti di lingue si regalarono, tanto che quando si staccaron pe' guardarsi e riprender fiato, le loro labbra eran d'un rosso acceso. Si sorrisero, ne li occhi lucidi de l'altro specchiandosi. Virgilio ad accarezzar'li 'l viso riprese, sussurrando dolci parole che sciogliere fecer lo poeta: <<Lo cuor mio pe' te ave'a iniziato a batter da tempo>>.

Alighieri pianse n'ovamente pe' le forti emozioni che stava provando. Marone a sè lo strinse, dal basso guardandolo: <<Mi son innamorato di te>> sorrise un altro bacio su le labbra dando'li, su la nuca accarezzandolo poi, pe' tranquillizzarlo.

Lo fiorentino pian piano si riprese, anch'egli carezzando lo capo di Virgilio.
<<Io... ti piaccio, Dante?>> dimandò co' no' poco imbarazzo mentre lungo la schiena fino a lì fianchi lo accarezzava. Lo giovine di più a sè lo strinse: <<Son perso pe' te>>.

Marone una piccola lacrima nascosta si lasciò sfuggire. Finalmente qualcuno che l'accettava ave'a trovato... e che l'amasse soprattutto.

Qualche altro bacio si scambiaron, pe' poi assopirsi, ancora uno a lo altro stretti e co' 'l sorriso su lo volto.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora