𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐕𝐈𝐈𝐈

359 19 4
                                    

Costeggiavan la riva de lo Stige, quando Dante e Virgilio ai piedi d'una torre giunser, dalla cui sommità partivan segnali luminosi. <<Cosa son quelli?>> domandò il giovin poeta dalla fanciullesca bizzarria. <<Scopriamolo>> proferì Virgilio la mano afferrandogli, pe' poi con sè tirarlo. Entrambi impercettibilmente sorriser in mezzo a lo caos de l'Inferno. Eran proprio due angeli assieme.

L'abbaglianti luci si rivelaron esser avvisi di richiamo pe' Flegiàs, lo barcaiolo diabolico che li due su la sua imbarcazione accolse, su' ira reprimendo. Duran' la navigazion, uno de li puniti iracondi co' arroganza si rivolse al fiorentino: <<Il mio nome è Filippo Argentini. Da Firenze vengo anch'io>. Un breve scambio di ingiuriose battute ci fu. Poi lo dannato la barca tentò d'assalir.

Dante ritrasse pe' paura d'esser attaccato, co' le braccia lo volto coprendosi. Co' prontezza Virgilio intervenne, lo maledetto gettando nel fango, che da altri dannati fu straziato. In direzion d'Alighieri si volse, la man su la sua posando penseroso: <<Va tutto bene>> mormorò guardandolo. L'altro annuì, ma era poco convinto. Dopo poco la testa su la spalla di Virgilio posò, lo collo solleticando'li ed entrambi facendo arrossire.

Nulla dissero. Solo i loro cuori battevan più del normal.

Una mano su la testa di Dante posò, nonostante l'immensa incertezza pe' bloccar lo stesse. 'l copricapo lentamente 'li sfilò, e le dita tra li capelli iniziò a far passare, riempiendolo d'attenzioni. Lo più giovane nell'incavo tra collo e spalle di Publio si rannicchiò, no' curandosi de lo spazio personale suo e altrui.

Nessuno de li due sapeva 'l motivo di quei gesti. Ma non c'era bisogn di proferire alcuna parola ora. Si sentivan bene in quel momento, come se fossero isolati dal resto, in un loro mondo. Ambedue li occhi chiuser lentamente, lasciandosi trasportar da lo movimento de la barca, sempre sotto lo sguardo attendo del conducente.

Lo viaggio terminò con l'approdar innanzi le mura de la città Dite, pe' lo fuoco rosseggiante. Protetta da uno stuol di diavoli era, impedendo loro l'ingresso ne lo basso inferno. Le parol di Virgilio no' furon efficaci questa volta, neppur nominando la volontà divina. Lo sconforto prese possesso del romano, e ancora na volta la paura in Dante.

<<Dante, non perder coraggio>> proferì Marone le mani stringendo'li tra le sue. <<Qualcun che potrà aiutarci sta arrivando>> continuò un sorriso rivolgendo'li. A sè lo tirò, sul suo petto il capo facendogli poggiar. Di quel contatto entrambi si bearon di n'ovo, rimanendo così pe' un tempo che nessun saprebbe contare.

"Che confortevole tepore" congettuaron entrambi a mente loro.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora