𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐗𝐈𝐈

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Dopo l'aiuto delle Muse aver invocato affinchè lo assistessero ne lo difficile compito di descrivere compiutamente 'n poesia l'ultima e più terribile parte dell'Inferno, la guida sua 'li raccontò de li dannati della Caina, la prima zona de lo cerchio nono.

'l fiorentino qui scoprì de trovarse su un lago ghiacciato, il Cocito, nel qual le anime immerse fino al collo eran, e la testa fuoriusciva da lo ghiaccio, rivolta all'ingiù. Il freddo faceva loro batter li denti, e li occhi eran gonfi di lacrime.

Alighieri decise di farsi avanti e dimandare chi fossero li due dannati, quasi attaccati l'un l'altro, scoprendo che lo ghiaccio loro la bocca ave'a serrato; Camicione de' Pazzi, un'anima vicina, li informò allora che si trattava de Napoleone e Alessandro Alberti, signori de la valle del Bisenzio, condannati al ghiaccio della Caina.

D'un tratto Dante, tremante da lo freddo, nonostante 'l maestro lo stesse stringendo a sé nella speranza di scaldarlo, calpestò involontariamente il volto d'un dannato, che piangente 'li dimandò se venuto fosse ad aumentar la pena sua pe' lo suo tradimento durante la battaglia di Montaperti. Proseguì oltre, provando pena pe' quell'anima.

Mentre 'l fiorentino cercava d'estorcere il nome del dannato, sotto lo sguardo divertito di Virgilio che nel mentre li fianchi 'li massaggiava e toccava, un'anima vicina glielo urlò: <<Bocca!>>. Vedendosi scoperto, Bocca degli Abati rivelò allora che 'l suo delatore era Buoso da Dovera, signore di Cremona, che giace'a nell'Antenora, insieme ad altri personaggi, pe' aver tradito la patria.

Il poeta di Firenze decise quindi d'allontanarsi co' Virgilio, che nel frattempo ave'a deciso di metterlo alla prova, baciando e leccando sensualmente lo collo suo, mentre li fianchi 'li cingeva. Una candida mano 'li posò sul ventre, pe' poi premerla 'nvitandolo a portare indietro 'l bacino, contro l'intimità sua facendolo aderir; mentre lo lobo de l'orecchio 'li morse.

<<Virgilio... no' è il luogo adatto>> sospirò tra 'l piacere che stava provando. In risposta ottenne un risolino divertito da parte di Publio, che subito in un abbraccio da dietro lo strinse: <<Ne son consapevole Dante... no' temere>>.

Proseguirono 'l viaggio, fino a incontrar un dannato che rode'a 'l capo a un altro. Inorridito, 'l poeta gli chiese 'l motivo del suo accanimento bestiale nei confronti del compagno di pena. 

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora