𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐈𝐈𝐈

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Dinanzi a la porta dell'Inferno eran arrivati. Incuteva timore, paura. Un posto così tetro mai l'avrebbe immaginato nessuno.

"Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate", era la scritta posta nella parte superiore de lo ingresso. Dante s'accostò al maestro, afferrando inconsciamente un lembo de la veste sua, come se quel pezzo di stoffa potesse infondergli sicurezza. Il romano se ne accorse, ma lasciò correre. Penetraron l'uscio co' no' poca esitazione, soprattutto da parte del giovine Alighieri, che ricordiamo esser ancora umano.

L'ambiente era assai buio, nero, tetro. S'udiron subito strazianti pianti, lamenti, grida, urla. Eran rumori raccapriccianti che avrebber fatto accapponare la pelle anche all'uomo più coraggioso di questo mondo.
Quell'anticamera de l'Inferno accoglieva coloro che quando eran in vita, visser senza mai prendere posizione, buona o cattiva che fosse, inutili tanto a loro stessi quanto a la società: 'li ignavi.

Dante sobbalzò indietro, preso dalla paura. Da quel luogo voleva già andar via. Chiuse li occhi chinando 'l capo verso il basso, quasi a volersi proteggere da qualche cosa, che in realtà non c'era. Virgilio, che da nulla si faceva intimorire (o almeno così doveva mostrarsi), al compagno s'avvicinò. Una mano allungò, posandola su quella dell'altro delicatamente.

<<Dante>> lo chiamò pe' nome come fosse la cosa più natural del pianeta. Quest'ultimo li occhi aprì co' cautela. Nemmeno accorto s'era del calor de la mano di Publio sulla sua. Lentamente si rialzò, tornando a la posizione sua originaria. No' proferì parola. Voleva solo conforto pe' poter affrontare quel viaggio.

<<Son qui>> continuò 'l poeta romano senza la sua mano staccare da quella di Dante, che parve calmarsi riprendendo 'l cammino.

Tra le anime dannate eran presenti anche li angeli che nella guerra contro Dio e Lucifero no' s'eran schierati da nessun lato. Li ignavi si lamentavan costantemente perchè eran trascurati e disprezzati da tutti, ma questo perché quando eran ancor in vita, nessun ricordo lasciaron di loro. Eran punzecchiati tutti da orrendi mosconi e vespe, costretti a versar lacrime e sangue che in vita no' gettaron; in più obbligati ad inseguire un'insegna che cambiava posizione ogni pochi istanti. Tra codeste anime, Dante ne scorse una familiare: quella di Celestino V, che pe' vigliaccheria cedette la carica papale, lasciando 'l posto a Bonifacio VIII, responsabile de lo male de Firenze, e dell'esilio del poeta. Dante sentì sollevarsi per un istante sapendo che l'anima di quel papa si trovava ne li Inferi, costretta a la dannazione eterna.

Rivolse poi 'l suo sguardo sul fium Acheronte, donde un'immensa schiera di anime eran pronte ad esser traghettate sull'altra sponda da Caronte, il traghettatore. Rozze e violente eran le sue maniere, urlava contro li dannati, minacciandoli e spaventandoli co' violente percosse. Si rivolse poi verso Dante, impedendogli di proseguire, in quanto ancora anima viva e vegeta era. 'l poeta no' sapeva proprio come gestir la situazione, ma fu 'n quel momento che prontamente Virgilio intervenne.

<<Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare>> intervenne con tono autoritario, tagliando corto. Il demone all'istante si zittì, probabilmente preso alla sprovvista. <<Così è stato deciso in Paradiso, là dove non si può fare ciò che si vuole, e non chiedere altro>> terminò.

Il fiorentino lo fissò da lo volto esterrefatto, fin quando 'l maestro verso di lui non si voltò. Da sempre si era immerso negli studi dell'antico letterato, studiandone accuratamente il suo modo di comporre, ma non solo. Virgilio era un uomo che da sempre veniva ricordato come una persona tranquilla, pacifica e molto timida. Ma vederlo comportarsi in quella maniera, a Dante provocò ogne volta una sorta di bizzarra felicità. In altre parole, oltre ad aver avuto la possibilità (e fortuna) di incontrare e avere come guida 'l sommo poeta latino, si era rivelato anche meglio di come lo immaginava.

<<Andiamo>> proferì Publio mezzo sorriso accennando, afferrandolo per un polso e delicatamente tirandolo ne la direzione sua. Un gesto che per pochi istanti a entrambi provocò un'inspiegabile sensazione, come un sobbalzo a lo cuor. Tuttavia venne poi accantonato quando 'n viaggio si rimisero, co' destinazione Limbo.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora