𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗

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Ne la quarta bolgia giunser, ne lo ottavo cerchio, ove maghi e indovini abitavan.

<<Qui la presunzione umana di divinar 'l futuro viene punita>> spiegò lo poeta antico in direzion de l'altro volgendosi. Pe' mano si stavan tenendo, con lo cuor che forte batteva ancora. Que' bacio mai nessuno se lo sarebbe scordato. Le loro dita lentamente intrecciaron, proseguendo poi: <<Capo e collo al contrario han, così che in avanti no' potendo guardare, a camminare all'indietro son costretti, lo dorso loro di lacrime bagnando>>.

Codesta frase conclusa, la mano de l'allievo sentì leggermente tremare. Lo sguardo in direzion sua volse, preoccupato guardandolo. A lui s'avvicinò, lo viso tra le mani prendendo'li.

<<Che succede Dante?>> dimandò. Ma a parol risposta no ricevette. Lo pianto no riuscì più a trattenere lo fiorentino. Veder la figura umana così aspramente deturpata l'ave'a disturbato.

Nulla disse Virgilio. A sè lo strinse in un abbraccio di consolazione, ne' mentre lo capo, su lo petto suo poggiato, gli carezzava. Istanti dopo calmarsi parve, quasi come nulla fosse accaduto.
Un sospiro lo sentì tirare, segno che pace aveva riacquistato. Una guancia su la testa posò, lo viso co' due dita poi alzandogli, a lo suo avvicinandolo:

<<Va meglio?>> dimandò ne li occhi fissandolo con ancora leggera preoccupazione. Le gote 'li carezzò di risposta in attesa.

<<Sì>> rispose flebilmente un sorriso accennando. Publio lo sorriso ricambiò, un dolce bacio su le labbra dando'li poi, ambedue lievemente facendo arrossire.

<<Vogliam riprendere allora?>> chiese poi co' pacato tono.

<<Certamente>>

N'ovamente pe' mano si preser, avviandosi. La guida li maghi e l'indovini de l'antichità gli mostrò: Tiresia, Arunte e Manto, lo qual lo modo di narrar l'origen de la città di Mantova l'offrì.

<<Maestro, altri di loro potrebbe indicarmi?>> chiese con legger timor, come se pe' Marone un impiccio quella domanda fosse. Lo romano un sorriso rassicurante gli rivolse, a sé poi tirandolo, un braccio attorno a li fianchi avvolgendogli: <<Mira, di là stan Euripilo, Michele Scotto, Guido Bonatti e Asdente>> gli spiegò indicandoli volta pe' volta.

Dante co' attenzione scrutò, un fianco poi sentendosi stringere e tastare leggermente. Sussultò lo sguardo volgendo in direzion de l'uomo di bianco vestito, che a fermarsi no' accennava.

<<Maestro?>> lo chiamò.

<<Mh mh?>>

<<Ecco... qualcosa c'è che no' va? Lo fianco mi sta toccando da un po'>> in modo impacciato spiegò. Rider lievemente sentì poi Publio. <<No' preoccuparti Dante, va tutto magnificamente>> rispose di più sorridendo ne li occhi guardandolo poi.

Alighieri lo fissò ammaliato. Era così affascinante, resistergli no' sapeva. Le braccia lungo lo collo avvolse a lo romano, di sorpresa cogliendolo, baciandolo. Le loro labbra uniron in un bacio di passione colmo, l'occhi chiudendo. Piccoli morsi alternati a baci si dieder su la bocca, fino a rosse farle divenire. Lentamente si allontanaron di qualche centimetro: quel che bastava pe' poter osservare i loro volti rossi. Virgilio co' un dito accarezzò una gota di Dante, un ultimo piccolo bacio dando'li poi.

<<La luna sta pe' tramontare sotto Siviglia. Dobbiam andare>> lo esortò anche se a malincuore. Baciare ancora l'allievo suo avrebbe voluto, ma su la terra eran circa le sei de lo mattino.

E così fu che ancora 'na volta in cammin si miser, senza mai le loro mani lasciar andare.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora