𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐕

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Lo antico poeta co' la coda dell'occhio fissava 'l più giovine, che parol no' accennava a dire. Camminava ritto e basta.

<<Dante>> lo chiamò co' delicato tono, fermandosi. L'altro si girò in direzion sua curioso: <<Sì?>>

<<No' tormentarte pe' le parole de lo dannato. Miralo, è subito stato punito pe' averti ferito 'l cuore>> proseguì invitandolo a osservar come lo ladro, dopo aver alzato 'n pugno al cielo contro Dio, venne da un serpente assalito, che lo collo gli strinse mentre 'n altro le braccia 'li serrò.

Lo giovine osservò co' attenzione pe' poi avvicinarsi a Virgilio, cingendolo tra le braccia sue in una stretta salda, quasi a voler dire "grazie pe' tutto quello che fai". Lo romano ricambiò volentieri quel contatto, avvolgendo le braccia attorno a quel gracile corpo. Entrambi accennarono un sorriso, che però nessuno de li due vide, ne' mentre lentamente si dondolavan sul posto.

<<Maestro... grazie>> parlò lo scrittore di rosso vestito, posando'li un lungo e umido bacio su la clavicola scoperta. 'l più grande sospirò impercettibilmente: <<Pe' te farei tutto>> rispose sottovoce su l'orecchio de l'amante suo, ricambiando poi lo bacio su quel suo collo liscio.

Nel frattempo sopraggiunser, senza essere visti, tre ladri fiorentini: Agnolo Brunelleschi, Buoso Donati e Puccio Sciancato che s'avvicinaron straniti a li due che eran ancora stretti in quell'abbraccio, dimandando loro chi fosser.

Li due innamorati 'l tempo di risponder no ebber, che ad un evento agghiacciante dovetter n'ovamente assistere: un mastodontico serpente a sei zampe, che altri no' era se non lo dannato Cianfa Donati, ad Agnolo s'avvinghiò trasformandose 'nsieme a la vittima sua. Dante ritrasse impaurito tirando con sé Virgilio e parandosi dinanzi a egli, sentendo 'l dover di proteggerlo a la vista de quell'essere mostruoso co' caratteristiche de uomo e serpente.

Intanto un serpentello ardente strisciò rapido contro 'l ventre de li altri due dannati, trafiggendo l'ombelico de Buoso Donati, che rimase immobile e intontito. Da la bocca de lo serpente e da la ferita de Buoso, fumo intenso iniziò a fuoriuscir, subendo infine un'orribile metamorfosi. Puccio era ora l'unico a no' aver subito nessuna orripilante trasformazione, ma lo piacer sadico che provava ne' veder li compagni in quello stato ridotti, prese controllo su lo corpo suo.

Intanto li due letterati, che come reagir no sapevan, deciser di allontanarsi evitando di dover assistere ad altri macabri spettacoli. Così fu che questa volta a prender coraggio fu Dante, prendendo la mano de Virgilio e trascinandolo lontano da quel luogo, riparandosi a lo interno de un antro de una parete, recuperando fiato.

Lo romano, che pare'a no aver ancora realizzato de' tutto la situazione, s'avvicino a lo giovine che ancor stava affannosamente respirando. Quest'ultimo alzò lo sguardo vedendo la ombra del maestro suo farsi vicina. A fatica un sorriso accennò: <<Maestr->> tentò di pronunciar, ma inaspettabilmente fu interrotto.

Virgilio co' entrambe le mani lo volto de lo fiorentino afferrò, vicino al suo tirandolo pe' poi baciarlo. 'l più giovine arrossì violentemente, pe' poi lentamente ricambiare quella danza tra le loro labbra. Tra leggeri ansimi e carezze, co' calma si allontanaron di qualche centimetro, le loro fronti poi unendo.

<<Grazie>> disse sussurrando Virgilio, ne' mentre carezzava le guance de l'amato. Quest'ultimo 'li prese i polsi, stringendoli dolcemente mentre sorride'a. Rimasero così, scambiandosi qualche tenera carezza e timidi baci, ne' loro piccolo mondo, senza che nessuno li disturbasse.   

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora