𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐈𝐕

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Arrivaron ne lo terzo girone. Un luogo abbastanza 'insolito: un deserto infuocato. Qui risiedevan li violenti contro Dio nella persona, pe' meglio dire, li bestemmiatori.

<<Come osservar puoi, mio caro amico, qui li dannati pe' terra so sdraiati>>

<<E quelle fiammelle cosa son?>> dimandò curioso lo fiorentino.

<<Pioggia. Pioggia di fuoco cade sopra essi>>

Dante co' far inconsueto li mirava. Tra essi la figura de lo gigante Capaneo scorse. Questa volta no' sembrava esser spaventato, ma 'l più grande preferì accertarsene. Lo accostò lentamente, una mano su la spalla posando.

<<Ti senti bene?>> chiese con dolce voce.

<<Sì, maestro>>

<<No'... No' ti fa paura questo?>>

<<No' così tanto come immaginato ave'o>>

<<Oh, meglio così>>. Mezzo sorriso accennò, e con le dita scese lungo lo braccio de l'allievo, fino ad arrivar a la mano di quest'ultimo. Lievemente arrossirono, nonostante ormai 'l conto ave'an perso di quante volte s'eran sfiorati e presi pe' mano. In quel momento Virgilio il bisogno di prenderlo pe' mano sentì. Il motivo no' sapeva spiegarsi: lo voleva e basta. Delicatamente lo prese, conducendolo a visitar quella infuocata pianura, fino a la sorgente de Flegetonte, ove 'l più grande spiegò l'origine de li fiumi infernali.

Si sedetter pe' le energie recuperare, mano ne la mano continuando a tenersi. N'ovamente li loro corpi uniron in un mezzo abbraccio, a sè stringendo 'l fiorentino li capelli accarezzandogli. 'l più giovine sopra lo petto ricambiò le attenzioni. Li occhi chiusero, addormentandosi quasi... quando un dubbio assalì la mente de lo poeta romano.
Sicuro no' era se opportuno era dimandare una cosa così personale, ma un sentimento simile a... gelosia? rivalità... verso qualcuno?, lo corpo pian piano 'li stava avvolgendo. No' lo sapeva, ma chieder doveva, come se questione di vita o morte fosse... anche se morto lo era già da molto tempo ormai:

<<Dante>> lo chiamò, realizzando che pe' tornare indietro no era più in tempo.

<<Sì maestro?>>. Lo capo alzò leggermente, senza però da lo petto de l'altro staccarsi.

Che fare no' sapeva, ma quel dubbio torturando lo stava. Coraggio prese facendosi avanti:

<<Ecco... una domanda posso rivolgerti?>>

<<Naturalmente>>

<<Come spiegarmi non so ma... la donna Beatrice chiamata... la ami ancora? Da tanto no' la nomini più>> tutto d'un fiato disse.

Lo fiorentino di carezzargli lo torace tutto d'un tratto smise, a rifletter fermandosi.

"Beatrice?"

Parola no' spiccicò, tantomeno s'azzardò a respirare. Era come se una cruda verità, un dolente tasto, fosse stata svelata, fosse stato toccato. Parol pe' una frase formulare no' trovava. Completamente nei meandri de la mente sua si perse.

Virgilio probabilmente capì che di fatti personali impicciato s'era: <<Perdonami Dante, i-io ne li fatti t'oi no volevo immischiarmi>> co' tono afflitto si scusò. Ma a dar risposta no' accennava, e questo a Publio creder fece che se l'era presa: <<... mi dispiace.>> sussurrò pe' poi lo poeta a sè stringere forte, co' le braccia sue possenti avvolgerlo, <<Risponder no' devi>>.

Ricever risposta avrebbe voluto, ma una question de lo poeta era, e lui, no' doveva in mezzo mettersi.

<<Maestro mio>> lo chiamò Alighieri, lo capo leggermente alzando. <<Io... no' so risponder a codesta domanda>>.

Lo romano pe' un attimo si irrigidì: <<...perchè?>> a chieder s'azzardò. Lo giovine la testa su lo petto de quest'ultimo premette, quasi a voler ascoltar lo cuor di Marone. Poi continuò: <<No' lo so maestro... è come se completamente scordato di lei mi fossi. Lo tempo trascorrendo insieme a te, è come se Beatrice mai esistita fosse>> tentò di spiegar.

Virgilio l'occhi sgranò all'udir di quelle parole. Le gote s'arrossaron e lo cuor era come se da un momento all'altro stesse pe' esplodere. Quella forte emozion che stava provando bene no' sapeva come descriverla... ma felicità pare'a esser.

<<Capisco>> disse semplicemente, lo poeta forte a sè stringendo. Sorrider naturale li venne. Lo fiorentino un braccio attorno a la vita di Virgilio avvolse, co' le labbra lo petto sfiorandogli, pe' poi le palpebre calar.

Così rimaser anche quella volta, fino ad assopirsi... ancora l'uno a l'altro stretti.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora