Continuando a permaner 'n quel luogo, Dante due anime nude e pallide che correvan mordendo con ferocia i dannati notò. L'intensità de la loro furia era tal da no' potersi paragonare né a quella di Giunone, ne lo mitico episodio di Atamante, né a quella di Ecuba alla vista del cadavere del figlio Polidoro.
Una di queste anime su lo dannato Capocchio se scaraventò; e Griffolino d'Arezzo, tremante de paura, su richiesta del poeta Dante, svelò che se trattava di Gianni Schicchi. Questi scontava la pena d'essersi sostituito in vita a Buoso Donati pe' impadronirsi, co' un falso testamento, d'una splendida cavalla. Insieme a lui v'era anche Mirra, che, pe' poter giacere incestuosamente col padre, ave'a preso le sembianze de n'altra donna.
Dante, seguito costantemente da l'amato maestro, osservò un altro dannato che, pe' na grave forma di idropisia, lo corpo a forma di liuto ave'a: se trattava di maestro Adamo, che falsificò la lega metallica del fiorino, moneta de Firenze. Pe' quel delitto fu condannato al rogo e ora, sognava le fresche acque del Casentino, sperando di vedere soffrire, ne lo stesso suo luogo di pena, le anime dei conti di Romena che a la colpa lo indussero.
Il poeta di rosso vestito, s'avvicinò lentamente, guardando prima Virgilio assicurando'li che avrebbe fatto attenzione. Ma nonostante questo, lo romano a tener un occhio su di lui continuò. Dante chiese a maestro Adamo chi li due alla sua destra che emanavan fumo per l'evaporazione del sudore provocato da la febbre fossero.
<<Si tratta de la moglie di Putifarre>> rispose, <<la quale falsamente accusò Giuseppe d'averle tentato violenza, e del greco Sinone che, giurando lo falso sul cavallo di legno, permise la distruzione di Troia>>. Sentendosi chiamato in causa, Sinone aggredì però maestro Adamo, dando vita a una vera e propria lite.
Dante ritrasse spaventato, osservando 'mpaurito quel che aveva causato fin quando no' si sentì strattonar da dietro pe' la veste. Voltò 'l capo pe' capir cosa fosse, ritrovandosi però Virgilio che lo fissava co' fare serio, quasi arrabbiato.
<<M'avevi detto che avresti fatto attenzione! Guarda cos'hai combinato!>> lo rimproverò alzando pe' la prima volta la voce. Il fiorentino sbarrò li occhi, sgridandose mentalmente pe' esser stato così stupido.
<<M-Maestro... io...>> tentò di giustificarsi, ma la vergogna e 'l rossor su lo viso 'li impediron di continuare. Istanti dopo si sentì tirare pe' un polso fino ad esser trascinato 'n posto appartato. Dinanzi a lui si parò Virgilio, che continuava a fissarlo co' occhi carichi di delusione, ma dai quali traspariva palesemente più paura e preoccupazione che altro.
<<Per qual motivo hai fatto una simil cosa? Hai provato interesse pe' azioni e parole di così "bassa voglia">> spiegò lo poeta antico avvicinandosi a Dante, lo qual ritrasse fino a trovarse co' le spalle al muro. Virgilio posò entrambe le mani vicino la testa de lo fiorentino, avvicinandosi estremamente al volto suo: i loro fiati si mischiaron e le loro fronti uniron. A Dante iniziò a batter forte 'l cuor e 'l fiato 'li divenne sempre più pesante senza apparente motivo. Era una situazione estremamente imbarazzante pe' lui.
Sentiva quasi le forze venir'li meno e 'l fiato farsi corto, fin quando no' si sentì avvolger da le braccia di quell'uomo in uno stretto abbraccio: <<M'hai fatto prender un colpo>> ammise sottovoce su lo collo suo. Si sentì stringer ancor di più, fino a lentamente ricambiar quella stretta che lo poeta antico necessitava: <<No' farlo più Dante, pe' favore>> sospirò. 'l fiorentino, de le colpe sue resosi conto, a sé strinse Virgilio carezzando'li il capo dolcemente, facendo'li intuir che 'li dispiaceva. Co' estrema lentezza si lasciaron scivolare lungo la parete, fino ad accomodarse 'n terra, ancora abbracciati, ove Dante 'n vita cinse lo verseggiator antico co' un braccio: <<Perdonami>>.
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𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸
Fanfiction{𝑫𝒂𝒏𝒕𝒆 𝒙 𝑽𝒊𝒓𝒈𝒊𝒍𝒊𝒐} 𝑄𝑢𝑒𝑠𝑡'𝑢𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜 𝑙𝑜 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑑𝑒 𝑙𝑜 𝑝𝑜𝑒𝑡𝑎 𝑎𝑛𝑡𝑖𝑐𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒 𝑡𝑟𝑎 𝑙𝑒 𝑚𝑎𝑛𝑖 𝑠𝑢𝑒, 𝑎𝑣𝑣𝑖𝑐𝑖𝑛𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑝𝑜𝑖 '𝑙 𝑠𝑢𝑜. 𝑃𝑢𝑏𝑙𝑖𝑜 𝑓𝑒𝑐𝑒 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜. 𝑆𝑖 𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎�...