𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐗𝐕

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<<Quindi mi stai dicendo che quel tempo che via sei stato, 'n giro pe' Inferno e Purgatorio te n'eri andato?>> commentò la voce de l'amico, che co' 'na foglia secca stava giocherellando ne' mentre.

<<Sì, 'n sacco di volte te l'ho già detto. Son stato guida de 'n giovin fiorentino che la via ave'a smarrito>> rispose accostandolo.

<<E come è stato? Veder lo mondo al di fuori de lo Limbo>> dimandò curioso, mentre controluce continuava a fissar la foglia, come se qualcosa di raro e 'fascinante avesse.

<<...Toccante>> disse co' fare quasi nostalgico.

Eran passati ben 21 anni da quando Virgilio ave'a affrontato quel travolgente viaggio.

E ogne tanto si ritrovava a vagar ne li meandri de la sua mente, quasi perdendosi, ricordi vividi facendo riaffiorar, che co' cura descrive'a a l'amico Orazio, lo qual pazientemente ascoltava ogne qualvolta 'l bisogno ci fosse.

Ogne singola immagine ave'a 'n ricordo trasformato, 'n modo da no' potersi mai scordar, o meglio... no' potersi mai scordar di lui. Quel poeta fiorentino, di rosso vestito, che lo cuor 'li ave'a rubato.... e mai più restituito. Da quel giorno no' ebbe più notizie sue. No' sape'a se ancor vivo era, se qualcuno di 'mportante fosse diventato, se si fosse trasferito 'n chissà quale parte del mondo, se avesse conosciuto n'ova gente...

No' sape'a nulla.

Le porte de 'l Paradiso furon la loro ultima destinazione 'nsieme, segno che Virgilio dove'a fermarsi lì, pe' volontà divina, contro la qual nulla si pote'a se no' obbedire. Ricordava ancora l'ultimo bacio che si dieder, prima che tutto avesse fine: così dolce e delicato quanto 'nche triste e spietato. Amor eterno s'eran giurati, prima che Dante da la sua n'ova guida fosse poi via portato, sotto l'impotente sguardo di Virgilio... che nulla pote'a fare se no' osservar l'uomo che tanto amò allontanarse.

<<Ti senti bene? Ne li pensieri ti vedo assorto>> lo 'nterruppe l'amico, che notato ave'a che egli parlando più no' stesse.

<<Sì, scusami>> sorrise lievemente, ad un albero poggiandosi e li occhi chiudendo.

Orazio ne' frattempo 'n piedi s'era messo pe' sgranchirsi le gambe, quando 'ntorno guardandosi, notò che tra la sperduta gente, particolar movimento v'era.

"Che sia accaduto qualcosa?", pensò.

<<Virgilio, vieni co' me, voglio accertarme de 'na cosa>> disse pe' la veste afferrandolo e trascinandolo. Lo poeta romano, che ancora assorto ne li pensieri s'oi era, a tornar co' li piedi pe' terra fu costretto. L'amico lo trascinò a destra e manca, tra la gente facendose spazio pe' passare.

<<Orazio ma che hai? Cosa succede?>>

<<Seguime e basta! Altro no' dimadar>>

Virgilio si ritrovò a camminar e farsi a fatica spazio tra la folla, no' sapendo neppur che così tanta ve ne fosse nel Limbo, fin quando contro la spalla d'Orazio no' sbattè.

<<E fa' attenzione, sciocco che no' sei altro!>> lo rimproverò scherzosamente l'amico, <<sembra che qualcosa sia successa davvero>>.

<<Allor' a le cose tue ti lascio, io 'l silenzio vorrei andar a contemplare>> disse le spalle poi voltando'li, intenzionato a far la via a ritroso pe' tornare.

Faticosamente spazio si fece tra la chiassosa gente, spallate dando e ricevendo. No' 'li importava cosa fosse successo, era troppo 'mpegnato a pensar a lui.

<<Dante...>> frignò li occhi sentendosi pizzicare, 'l capo basso tenendo 'n modo da no' farsi notar 'n quello stato. Cercò d'allontanarsi 'l più che potè: no' sopportava 'l chiasso. Lo odiava, lo odiava profondamente.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora