𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐕𝐈𝐈𝐈

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Gerione, Dante e Virgilio lasciò in terra, dinanzi all'ingresso de lo ottavo cerchio, meglio conosciuto come Malebolge, perché suddiviso in dieci concentrici fossati: per l'appunto le bolge.

<<Siam giunti ne lo ottavo cerchio, figliuolo>>. Lo fiorentino attorno si guardò con far quasi pettegolo, ma in realtà la sua era curiosità quasi bambinesca.

<<Le bolge son collegate da ponticelli di roccia. Lo luogo, come tu stesso puoi osservare, è dominato da un colore ferrigno. 'esto è lo color de la pietra, e a lo centro termina in un profondo pozzo>>.

Alighieri si sporse leggermente pe' vedere meglio, ma Publio, reduce d'una esperienza passata simile, attorno a la vita un braccio 'li cinse.

<<Fa attenzione...>> su l'orecchio 'li sussurrò, co' l'altro braccio poi stringendolo. Lo giovine lo caldo respiro de l'altro poteva sentire su lo collo: le mani su quelle de lo maestro posò, lo volto poi girando in sua direzione: <<No' si preoccupi. La lezione de la volta scorsa ho imparato>> lievemente rise.

Marone l'occhi posò su le labbra de lo giovine, lo sorriso mirando e lievemente arrossendo. L'ammirò incantato.

<<...sei incantevole>> mormorò a voce bassa, ma no' abbastanza da no' poter esser udito. Lo fiorentino brutalmente si ritrovò ad arrossire, no' sapendo neppur come reagire. Virgilio poco dopo realizzò d'esser stato sentito. Questa volta era capitato a lui: <<E-Ecco io... non->> tentò di dispiegare, ma interrotto fu da Dante che co' tutto 'l corpo si girò, indietro lo romano spingendo lievemente pe' poterlo abbracciare.

<<No' fa nulla maestro>> cercò di rincuorarlo, nonostante era ancora tinto dall'imbarazzo. Publio solo alcuni momenti dopo si decise a ricambiar quel contatto: <<Scusami>> bisbigliò lo volto tra la spalla e lo collo di Dante nascondendo.

Lo giovine i capelli a carezzargli iniziò, le dita affusolate passando tra quei riccioli morbidi e dorati, mentre co' l'altro braccio lungo la schiena delle carezze 'li fece. Lo poeta antico di più a sè lo strinse, lasciandosi viziare da tutte quelle attenzioni: l'occhi chiuse. Dopo alcuni minuti alla normalità tornarono.

<<Di proseguire le va, maestro mio?>> dimandò un sorriso accennando.

<<Naturalmente>>

Lo cammino ripreser, mano ne la mano proseguendo. Virgilio 'li spiegò che ne la prima bolgia i dannati divisi in due schiere eran: i ruffiani e li seduttori, tutto questo senza mai la mano sua lasciar andare.

<<In senso opposto ordinatamente egli procedono, come su lo ponte Angelico a Roma i pellegrini durante lo Giubileo fan>>.

Li due poeti camminaron su lo argine, ove Dante, fra li ruffiani, lo bolognese Venedico Caccianemico riconobbe, che la colpa sua brevemente 'li espose. Da lo ponte era possibil vedere 'n volto anche li dannati dell'altra schiera, fra i quali Virgilio uno in particolare ne indicò: Giasone, capo degli Argonauti e di Isifile e Medea seduttore.

Proseguiron poi ne la seconda bolgia, ove stavan gli adulatori nello sterco immersi.
Anche qui, lo fiorentino riconobbe lo lucchese Alessio Interminelli, ove, grazie a lo suggerimento de Virgilio, veder potè Taide, prostituta de la commedia classica, intenta co' le unghie lorde a graffiarsi.

𝑬 𝑻'𝑨𝒎𝒆𝒓𝒐̀ 𝑷𝒆' 𝑺𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 || 𝓭𝓪𝓷𝓽𝓲𝓵𝓲𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora