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Mi sollevai con leggerezza dal maestoso letto a baldacchino, attratta dal richiamo delle prime luci del mattino che filtravano attraverso le tende. 

Mi avvicinai alla finestra con passo lento e, come un dipinto in evoluzione, il giardino si svelò sotto il mio sguardo. 

Mi lasciai avvolgere dalla quiete e dalla luce dorata, un'armonia che mi sussurrava che un nuovo inizio si stava aprendo davanti a me, che una speranza per zio Barnaby forse c'era. 

La stanza in cui mi trovavo rivelava un'atmosfera di eleganza e spaziosità, niente a che vedere con la mia vecchia camera. 

Lasciai che il mio sguardo vagasse per l'ambiente circostante, che si presentava come un santuario di ordine e luce. 

L'imponente letto al centro sembrava un trono di sonno, abbracciato dalla parete parallela alla grande porta scorrevole che conduceva al resto della casa. 

Sulla parete di sinistra si ergeva un imponente armadio, compagno in questa danza di eleganza, mentre il pavimento di parquet chiaro era in gran parte accarezzato da un tappeto bianco come la neve. 

La mia valigia rossa era ai piedi del letto ed era ancora da disfare, ma me ne sarei occupata dopo. 

Ripensai al tono altezzoso del signor Hale, alla sua arroganza incrinata solo dalle fessure della mia determinazione. 

Non sarei stata sopraffatta, non avrei permesso a nessuno di farmi sentire meno di ciò che ero. 

Mi ritirai nel piccolo bagno privato della mia stanza dove raccolsi i capelli in uno chignon disordinato, i tratti del mio viso accarezzati da tocchi di trucco leggero. 

Regolai gli occhiali rotondi sul mio naso mentre nel silenzio cercavo di allontanare gli spettri della notte precedente, lasciandoli svanire come fosche ombre alla luce dell'alba. 

Quando il piccolo dispositivo nero, donatomi la sera prima dalla signora Holland, emise un suono stridulo feci un salto per lo spavento sporcandomi col mascara proprio sotto l'occhio.

Il signor Hale si era svegliato.

La sera precedente, prima di lasciare la villa, la signora Holland mi aveva fatto fare il giro della casa condividendo con me i dettagli delle abitudini del signor Hale. 

Era stata la sua guida, la sua complice silenziosa fin dal momento in cui aveva perso la vista. 

Un legame che rifletteva l'amore di una madre. 

Per problemi di salute di sua sorella, però, si sarebbe dovuta trasferire a New York entro una settimana, nel frattempo avrebbe usato quei sette giorni per insegnarmi al meglio a gestire la villa. 

La sua camera ora era la mia dimora temporanea. 

Avendo lasciato spazio per me, la signora Holland non era presente in quel momento, ma sapevo che avrebbe raggiunto la villa nel tardo pomeriggio. 

Mi precipitai giù per le scale, attraverso i corridoi, fino alla porta chiusa della camera del signor Hale. 

Davanti alla soglia, trattenni un lungo respiro, come per inghiottire le incertezze. 

Dovevo tenere testa alla sua arroganza, a prescindere da quello che avrebbe detto. 

Era ciò che avevo scelto, un passo che mi avrebbe portato verso il mio scopo di aiutare zio Barnaby. 

Con la delicatezza di un sussurro, spalancai la porta. 

Jake era seduto sul materasso, sulla soglia dell'oblio, lo sguardo perso in una lontananza che solo lui poteva vedere. 

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