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Provai nuovamente a chiamare Mattew, inutilmente. 

Il messaggio di Esther: <Non chiamarmi per un po', ho bisogno di stare sola.> mi faceva presumere che avesse finalmente saputo tutto. 

Mio fratello aveva rispettato il patto, almeno in questo aveva avuto il coraggio di prendersi le sue responsabilità. 

Sospirai mettendo da parte il telefono, ora dovevano vedersela loro due e io non potevo più farci niente. Restava solo da osservare come si sarebbe evoluta la situazione.

Zio Barnaby non se la prese quando lo chiamai per informarlo che a natale non ci sarei stata, scoprii che avrebbe passato la festività insieme a Mattew e altri parenti lontani di cui nemmeno sapevo l'esistenza.

Cominciai a girare per la stanza nervosamente, nella mia mente frullavano troppi pensieri per essere elaborati con precisione uno alla volta. 

Primo: Ora Mattew e Esther rischiavano di lasciarsi dopo tanti anni passati insieme. 

Secondo: Jake aveva sentito il mio bacio sulla sua fronte e non aveva detto niente fino a qualche oretta prima. 

Terzo: Avrei passato il Natale con quel ragazzo e questa cosa, per quanto mi rendesse fiera di me, mi agitava ancora di più.

"-Ieri sera, l'ho sentito il bacio.-" da quando quelle parole erano uscite dalle sue labbra mi ero rinchiusa in stanza, a dipingere, come un'adolescente isterica.

L'imbarazzo continuava a non lasciarmi andare e tutte le volte che ripensavo al suo sorriso volevo sotterrarmi.

Non potevo stare tutto il giorno a piangermi addosso, però, dovevo uscire a testa alta. 

E con questa convinzione aprii la porta uscendo dal mio posto sicuro. Scesi le scale dirigendomi in salotto, non sapevo nemmeno io cosa volessi fare.

Jake era seduto sul divano, nello stesso punto di sempre, mentre teneva fra le mani il solito libro dalla copertina verde.
Ormai era quasi alla fine. 

-Sei sparita per un po'.- Disse alzando un sopracciglio quando feci il mio ingresso nella stanza.
-Ehm... sì.- Non lo guardai. 

-Come mai?- Chiuse il libro alzando il viso verso di me e inchiodandomi con i suoi sottili occhi bianchi.
Lo sapeva benissimo.

-Io... avevo bisogno di stare un po' da sola.- Mi sedetti sullo stesso divano mantenendo le distanze e lui sussultò allo squillo del mio cellulare.

-Pronto Nathan.- Ringraziai mentalmente quel ragazzo un'ottantina di volte per aver messo fine a quel momento di imbarazzo totale. Jake alzò un sopracciglio tendendo l'orecchio. 

-Ciao Amby.- Mi salutò il mio amico, ma nella sua voce non c'era altro che preoccupazione. 

-C'è qualche problema?- Chiesi e lui sospirò rumorosamente facendo una piccola pausa.
-Mattew e Esther hanno urlato tutta ieri sera.- Disse abbastanza scosso.

-Non ho chiuso occhio per colpa loro, Amber.- Urlò da lontano Gareth.

-Alla fine tuo fratello è stato cacciato dalla sua stessa casa mentre Esther gli urlava di andare dalla "sua Cassidy".- Aggiunse Nath confermando tutti i dubbi che mi erano rimasti bloccati nella mente.

-Tu sai cosa è successo?- Mi chiese con cautela abbassando il tono della voce.
-Gareth ha detto che non toccava a lui dirlo.-

-È un po' complicato da spiegare, Nathan, ma credo si sia capito.-
-Sì, beh, non ci voleva un genio per arrivarci.- Scossi la testa, in effetti era piuttosto evidente. 

-Cambiando discorso: visto che sei una ragazza... posso chiederti un consiglio?- Mi domandò d'un tratto, sobbalzai. 

-Nathan, chi ti piace?- Non riuscii a trattenere un sorriso, Gareth urlò un nome ma Nathan sembrò allontanarsi da lui per non farmi sentire. 

-Non... è importante ora.- Disse ridendo piano.
-Ma dovrei essere io a fare il primo passo? Alle ragazze piace?- Sorrisi. 

-A me piacerebbe!- Gareth lo aveva raggiunto, il mio amico rise.
-Ma non voglio frequentare te, idiota.-
-Mi sento offeso nel profondo.- Borbottò l'altro. 

-Dipende dalla ragazza in questione, Nath. Credo che alla maggior parte piaccia quando è il ragazzo a dichiararsi per primo.- Aggiunsi avvicinando le ginocchia al petto mentre fissavo un punto indefinito davanti a me. 

-Quindi dovrei farmi avanti?-
-Se ti piace veramente secondo me sì.- Ci fu un momento di silenzio. 

-Dai, Nath, mi dici chi è?- Lo supplicai e lo sentii ridere dall'altro capo del telefono quando Gareth provò a urlarmi nuovamente il nome della fortunata. 

Jake ascoltava tutto e sembrava estremamente turbato, decisi di ignorarlo.
-No, lo scoprirai fra un po'.-
-Esigo saperlo all'istante.- Non disse nulla, così mi costrinse a ragionare. 

Urlai facendo prendere un infarto al ragazzo al mio fianco. -LEDA!- Balzai in piedi.

-Ti piace Leda, Nathan!- Dissi saltando sul posto, Jake aprì gli occhi facendo una smorfia come se fosse in compagnia di una pazza.

-Perspicace la ragazza.- Borbottò il coinquilino del ragazzo da lontano. -Taci, Gareth. Prometti di non dirglielo, Amby.- Mi poggiai una mano sul cuore. 

-Non aprirò bocca, lo giuro.- Promisi. -Ma come la mettiamo con Vince?- Abbassai il tono della voce.

-So che ultimamente stanno avendo dei problemi come coppia, ma non voglio fare la parte del terzo incomodo. Se lei è felice con lui non posso dire niente, aspetterò di vedere come si evolverà la situazione.- Abbassai lo sguardo, era un ragazzo d'oro. 

-Servono più ragazzo come te Nathan Petit.- Osservò Gareth in lontananza.
-Fammi solo sapere come va a finire.-
-Se finisce come spero, ci penserà Leda ad avvertirti subito.-

Quando chiudemmo la chiamata ero ancora più sovrappensiero di prima.
-La tua vita sembra una serie tv.- Scherzò Jake quando capì che non ero più al telefono col mio amico, mi sedetti nuovamente sul divano passandomi una mano fra i capelli.
Avevo preso la sua abitudine. 

-In effetti ci assomiglia molto.- Scherzai anche io per poi scuotere la testa. Non volevo più pensare a nulla di tutto ciò. 

-Ho chiamato mio zio prima e gli ho detto che non ci sarò per Natale.- Dissi cambiando argomento, Jake non disse nulla. 

-Da quanto tempo è che non vede i suoi... i tuoi genitori?-
-Quattro anni.- Rispose schietto, mi morsi la lingua. 

-E... da quando non li incontri?-

-Tre anni e mezzo.- Ebbi un tuffo al cuore.

-So dove vuoi andare a parare.- Si voltò verso di me aprendo i sottili occhi bianchi.

-La risposta è no.-

-Ma sono i tuoi genitori.-

-Saranno anche le persone che mi hanno dato la vita, ma non si comportano come tali. Se li conoscessi capiresti.-

-E allora voglio conoscerli.- Lo zittii per qualche secondo. 

-Tu non stai bene, Mocciosa. Perché mai vorresti conoscere persone così insensibili?-

-Perché solo così saprò se hai ragione.- Insistetti sforzandomi di dargli del "tu", lui sospirò esausto di discutere con una ragazza che non avrebbe mai abbandonato la sua idea. 

Appoggiai esitante la mia mano sulla sua spalla. -Ci sarò... io con te.- Lo rassicurai accarezzandola piano, tutta quella confidenza mi metteva a disagio. 

-Se è così...- Esordì alzando lo sguardo vuoto nella mia direzione. -...allora va bene.-

La LucciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora