51°

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Chiusa in quella stanza tenevo la schiena ricurva osservando di sottecchi la tela. Non sapevo più cosa dipingere. Non era mai successo.

Quadri ormai finiti erano sparsi sul pavimento, bozze incomplete ammassate in un angolo. Da giorni interi non uscivo di lì, se non per bisogni primari. 

Avevo ritratto paesaggi immaginari e non, persone, cose astratte e persino la abat-jour con cui facevo luce sulla tela. 

Ora, però, sembravo come svuotata della feroce ispirazione nervosa di cui ero stata vittima per più di una settimana.

Mi alzai infastidita dirigendomi verso il cumulo di dipinti non ancora finiti, forse avrei potuto continuarne qualcuno. 

Due piccoli colpetti alla porta mi fecero fermare a metà strada. Jake comparve sulla soglia, con un vassoio in mano.

-Disturbo?- I suoi occhi nivei risaltavano nella penombra in cui era immerso.
-No, entra pure.- Mormorai ma lui aveva già fatto il suo ingresso, si stoppò quando con il bastone urtò la punta della mia ciabatta. 

-Come ti senti?-
Era così cauto.

-Mai stata meglio.- Gli sorrisi avvicinandomi di qualche passo per sbirciare nel vassoio. -Non esci da giorni.- Dal tono sembrava rimproverarmi. 

-Non fa bene.- Disse poi, brusco. "-E mi manchi.-" mi immaginai di sentirgli dire. Non sentendo risposta decise di continuare. 

Così mi porse ciò che custodiva in mano: un bicchiere d'acqua e quello che poteva assomigliare ad un panino. 

-Lo hai fatto tu?- Onorata presi il vassoio con estrema cura. Lo posai sul tavolino, proprio affianco alla tavolozza ormai quasi interamente ricoperta di colore. 

-Ci ho provato.- Ancora turbato alzò le spalle. Sedendomi sullo sgabello addentai il pane con un certo appetito. 

-È... accettabile?- Assaporai il gusto dell'insalata mischiarsi a quello del pomodoro, masticai ancora fino a scoprire ingredienti che non sarei stata in grado di categorizzare. 

Nonostante tutto, però, avevo sicuramente mangiato di peggio. -È commestibile.- Scherzai sfoderando un sorriso. 

Lo vidi accennare una smorfia divertita e la cicatrice sulle labbra rosee sbiancò per qualche istante.

Finii tutto molto velocemente, non mi ero accorta di avere così tanta fame. Jake, nel frattempo, si era accomodato sul pouf vicino alle tele incomplete. 

Il sole stava lasciando spazio alla luna e alle stelle, il cielo era sempre più scuro. Avevo aperto la finestra per far circolare un po' d'aria fresca il che ci permise di udire chiaramente i cinguettii degli uccellini che facevano ritorno al nido.

-Hai dipinto tanto?- Lo scorbutico dio greco stava sfiorando il bordo di una tela con la punta del dito. -Abbastanza.- Lasciai dondolare le gambe allungando la mano verso la tavolozza, poi ci ripensai: non avrei comunque saputo cosa dipingere.

-È bello, vero? Saper cogliere tutti i particolari che vedi.- Il ragazzo pareva pensieroso mentre mi poneva tale domanda. 

-A volte non ce ne si rende neanche conto.- Sussurrai, mi ero incantata a osservare la sua figura. I ciuffi corvini gli ricadevano lungo i contorni del viso, le cicatrici sembravano ombre tracciate a matita sui suoi lineamenti così aggraziati. 

-Poseresti per me, Jake?- Mi uscì così spontaneo che non me ne feci nemmeno una colpa. Mi costrinsi a non rimangiarmi o aggiungere nulla mentre attendevo una sua risposta. 

-Io? Posare per un tuo dipinto?- Non saprei definire la sua espressione. Era un incredibile miscuglio di onore e disagio, una confusione totale tra sorpresa e sgomento. 

La LucciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora