20°

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Quando aprii piano gli occhi tutta l'angoscia della notte appena passata sembrò dissolversi, come una magia. 

Una magia che cominciava a stancarmi. 

Mi sfregai gli occhi per poi ripensare alla giornata precedente. Mi aveva reso felice vedere mio zio di buon umore. 

Poi avevo finalmente incontrato Axel di persona, non mi era sembrata una brutta persona e il tempo che avevamo trascorso insieme sembrava essere passato molto velocemente.

Sorrisi quando ricordai il sorriso del ragazzo, mi rigirai fra le lenzuola già cominciando a fantasticare. 

-Ha detto che vuole uscire di nuovo con me.- Dissi piano ricordandomene all'improvviso, urlai contro il cuscino in preda all'emozione.

In bagno davanti allo specchio mi guardai un paio di volte per poi cacciare una smorfia di disappunto. 

Scossi la testa cercando di eliminare l'immagine del mio viso dalla mia mente.
Non mi piacevo.
Non mi ero mai piaciuta.

Tra me e mio fratello, nonostante i nostri visi fossero molto simili, di certo era lui il più bello. 

Già, Mattew. Rimasi pietrificata dov'ero quando ricordai della sera prima.
Come me ne ero potuta ricordare solo in quel momento? 

Corsi a prendere il telefono, nessun messaggio da parte sua. Gli avevo detto delle cose davvero brutte, ma non me ne pentivo. 

Esther ormai per me era come una sorella, non potevo sopportare che qualcuno la ferisse in quel modo. Non sarei voluta essere nei panni di mio fratello quando lo avrebbe saputo.

Dovevo distrarmi, non dovevo pensarci.

Mi sistemai velocemente i capelli e raddrizzai gli occhiali sul naso mentre scendevo le scale, c'erano già alcune domestiche in giro che pulivano ogni centimetro quadrato della villa quindi era già la tarda mattinata. 

Mi ero dimenticata di mettere la sveglia la sera prima, mi sorpresi che Jake non avesse fatto suonare il dispositivo nero che tenevo sempre sul comodino, ma forse stava ancora dormendo. 

Mi diressi in camera sua solo per trovare la porta aperta e una domestica che la puliva da cima a fondo.

-Il signor Hale?- Le chiesi mentre lei guardava dalla testa ai piedi una ragazza in pigiama appena sveglia e con un livello di nervosismo percepibile da chilometri di distanza. 

-Si è svegliato presto oggi, credo che ora sia in salotto.- Mi rispose guardandomi come se fossi una pezzente per poi tornare a fare il suo lavoro. 

Sbuffai dirigendomi dove mi era stato indicato e, in effetti, era proprio lì.

Steso sul divano ad occhi chiusi, come se stesse dormendo, col respiro regolare ed un'espressione serena sembrava intento a leggere coll'indice il suo grande libro dalla copertina verde. 

Alla sua vista tutti i muscoli del mio corpo sembrarono rilassarsi.
Mi avvicinai in punta di piedi per non farmi sentire.

-Buongiorno signor Hale.- Lo salutai e lui sussultò facendo quasi cadere il suo libro, imprecò sottovoce. 

-Mi hai fatto prendere un infarto, Mocciosa.- Ansimò poggiandosi una mano sul petto e aprendo con calma gli occhi candidi.

-Ho perso pure il segno.- Disse riferendosi alla sua lettura con arroganza mentre si metteva a sedere. 

-Che cosa sta leggendo?- Dissi osservandolo mentre cercava la pagina a cui era arrivato scorrendo velocemente col dito sulla carta ruvida. 

-È un giallo.- Esclamò con nonchalance. -Secondo me l'assassino è il maggiordomo.- Accennò un sorriso e voltò il viso verso di me, per un attimo mi incantai nei suoi occhi chiari. 

Corrugò la fronte fermandosi con l'indice su una parola di una pagina completamente bianca, sembrò aver trovato il segno perché mise subito lo stesso segnalibro rosso sulla pagina e chiuse il libro che appoggiò impacciatamente sul tavolino davanti al divano. 

-Perché non mi ha chiamato quando si è svegliato?- Gli domandai pettinandomi i capelli con le dita mentre lui se li legava in un microscopico codino. 

-Perché pensavo ti servisse riposare, se non ti eri alzata prima di me probabilmente avevi bisogno di dormire.- Lo guardai un paio di volte pensando stesse scherzando, non sembrava. 

Aveva seriamente avuto un pensiero gentile per me. E non era nemmeno il primo.

Con me era gentile e non potevo negarlo.
-Beh, in effetti sì. Grazie, signor Hale.- Dissi sentendo subito il respiro appesantirsi al ricordo della sera prima. 

Mi sedetti sul soffice divano, mantenendo le distanze. Visto il suo aspetto sembrava che anche lui avesse bisogno di qualche ora di riposo in più. 

Le profonde e perenni occhiaie facevano intuire che soffrisse di insonnia e la sua pelle dal colorito pallido pregava per qualche raggio di sole in più.

-Ieri sera avevi la voce tremante.- Affermò d'un tratto tenendo lo sguardo fisso davanti a lui, nonostante fosse assonnato se ne era accorto. 

-Va tutto bene?-
Mi chiese con cautela, come se avesse avuto paura di spezzarmi solo con una semplice domanda.

La LucciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora