58°

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Per quanto lo guardai non lo so.

Disteso su quel letto sembrava dormire sereno, senza alcuna traccia d'ansia, era immobile tranne per il lieve movimento del petto quando respirava.

Nella penombra osservai la benda che gli fasciava gli occhi.

Era uscito dalla sala da qualche ora ormai, il dottore aveva detto che si sarebbe svegliato a breve anche se avrei preferito che dormisse fino alla mattina per riposarsi il più possibile.

Leda si alzò silenziosamente dal divanetto su cui eravamo sedute. -Ti serve un passaggio fino alla villa?- Chiese a bassa voce, scossi la testa.

Gareth, che fino a quel momento era rimasto in silenzio appoggiato al muro, rivolse la sua attenzione su di noi.

-Vuoi dormire da me?- Domandò mostrandomi le chiavi di casa sua e di Nathan in bilico sul suo dito.

-Se mai da me, Gareth. Non credo che a tuo cugino importi che tu sia gay.-
-Non parliamo di Axel in questo momento per favore.- Mormorai sentendo una fitta al cuore.

-E poi dormo qui, non preoccupatevi.- Leda si guardò intorno confusa, quando capì che per "qui" intendevo il divanetto su cui ero seduta sembrò volermi tirare uno schiaffo.

-Ho già chiesto un cuscino ad una ragazza qui fuori.-
-Sì, ma...-
-Leda, se vuole dormire qui con Jake la capisco.- La interruppe il ragazzo, gli rivolsi uno sguardo riconoscente.

Appoggiai la mano sulla spalla della mia amica sorridendole. -Se vedo che non riesco a dormire torno a casa, promesso.- Mentii.

Mi guardò per niente convinta, ma, evidentemente stanca di ribattere, sbuffò alzandosi. -Beh, allora buonanotte Amby.- Mi diede un piccolo abbraccio.
-Qualsiasi cosa chiama.- Esordì Gareth facendo lo stesso.

Quando uscirono toccò ai miei pensieri prendere il sopravvento, per distrarmi mi misi a sistemare il divanetto armandomi di cuscino e coperta intrisi dell'odore nauseante dell'ospedale, storsi il naso, ma me li feci andare bene.

Chiusi gli occhi e in un primo momento mi addormentai pure, furono delle voci in corridoio a svegliarmi dal mio sonno leggero.
Si fecero a mano a mano sempre più lontane sparendo così velocemente com'erano arrivate.

Lanciai uno sguardo al ragazzo, il suo respiro pesante si era calmato.
Rimaneva regolare, ma dava l'idea di essere più leggero.

Sorrisi tirandomi la coperta fino al collo, la sua bocca si aprì lasciando uscire un piccolo sospiro.

-Sei qui?- Domandò in un sussurro.

Dopo un momento di sorpresa, un sorriso genuino si creò sul mio viso.
-Certo.- Risposi altrettanto piano.

-Dove sei?- La sua voce era ridotta a un mormorio.

-Sul divanetto di fianco al tuo letto.- Sulle sue labbra comparve un sorriso fulmineo. Sentendo gli arti scricchiolare e un'improvvisa voglia di stiracchiarmi, mi avvicinai con cautela.

Le sue dita si mossero leggermente sfiorandomi la gamba. Con delicatezza gli presi la mano.
-Come ti senti?- Ci mise un po' a rispondermi.

-Disorientato.- Disse infine. -E mi gira la testa.- Aggiunse poi lentamente.
-Domani mattina starai già meglio.-

Ci fu qualche istante di puro silenzio, mi accarezzò il palmo della mano col pollice. Mi sedetti al suo fianco osservandolo e sfiorandogli piano una guancia.

-Non dovresti essere con lui?-
-Non voglio parlare di lui ora.- Ogni istante passato a pensarci era un fendente al cuore.

Ci zittimmo di colpo, quando la sua mano sfiorò nuovamente la mia gamba mi chiesi come mai, nonostante la mia scelta, non riuscissi a stargli lontano.

-Ti fa male quando parlo di lui?- Domandai ad un tratto fissando la luna nel cielo scuro.
-Ormai non più.- Nonostante la sicurezza nella sua voce sapevo che non era vero.

Mentendo anche a se stesso sperava di riuscire a farsene una ragione.

Il modello mi afferrò il polso invitandomi con grazia a stendermi al suo fianco, con impaccio si spostò un po' indietro. -Sto qui solo qualche minuto.- Mormorai alzando lo sguardo.

-Perché?- Lui mi coprì con la coperta. -Devi dormire comodo.-
-Ho già dormito con te su un letto d'ospedale.- Constatò.

Al ricordo ogni sensazione sgradevole parve abbandonarmi. -Che ore sono?- Lanciai un'occhiata veloce all'orologio da muro.

-Le 02:45.- Risposi, per qualche secondo smise di respirare.

-Perché sei ancora qua?-
-Avevo promesso di aspettarti.-
-Non mi aspettavo rimanessi anche a dormire.- Mormorò.

-Felice di averti sorpreso.- I suoi piedi accarezzarono i miei.
-È per questo che hai litigato con lui, vero?- Non risposi.

-Vai a casa, Mocciosa.- Mi bisbigliò all'orecchio, esausto.
-Non me ne vado, stupido.- Dissi voltandomi e seppellendo il viso nel suo petto, ascoltai il battito del suo cuore.

Sospirò accarezzandomi la schiena con la punta delle dita. Il ticchettio dell'orologio era l'unico rumore nella stanza oltre al brusio di voci nei corridoi dell'edificio.

-Dormirai male qui...- Abbassò di poco il viso per permettermi di osservare la parte del suo volto non coperta dalle bende.

-Non mi interessa.- Lui sbuffò ma non insistette come se ormai avesse capito che non avrei cambiato idea neanche sotto ricatto.

-Allora stammi vicino.- Ordinò cercando di stringermi con forza a lui. Sentii la sua voce farsi tremante e alzai il viso allarmata.

-Stai male?- La sua presa si fece più forte.
-Amber...io...- Iniziò con voce spezzata per poi fare una pausa.

-ho paura.- Ammise, il suo battito stava accelerando.
-Ho paura, ho il terrore, che ci sia il rigetto.- Si interruppe un istante toccandosi con estrema grazia la benda.

-Sei un ragazzo forte, Jake Lee Hale. Non permettere che un semplice trapianto distrugga la tua speranza.- Cercai di assumere un tono di voce autoritario.

Lui rise in modo amaro. -Semplice...- Ripeté le mie parole con tono sarcastico.

-Era per dire, lo sai cosa intendevo.- Lui sospirò accarezzandomi il braccio con una leggerezza tale che mi dovetti sforzare per sentire il suo tocco.

Mi diede un piccolo e delicato bacio sulla nuca respirando il mio profumo, poi il suo respiro cominciò a calmarsi, sempre di più.

Sorrise di poco quando col pollice sfiorò l'anello che lui stesso mi aveva regalato.

-Mocciosa.- Mormorò flebilmente.

-Mmh...-

-Mi porterai davvero a vedere le stelle?-

La LucciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora