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Il rientro alla villa fu piacevole, soprattutto quando sentii i muscoli riscaldarsi al tepore all'interno della struttura. 

Concordammo entrambi che una bella doccia bollente non avrebbe fatto male.
Qualcuno suonò il campanello proprio quando scesi l'ultimo gradino della grande scala della villa.

-Vado io!- Urlai correndo alla porta sapendo benissimo di chi si trattasse. 

Ed infatti, una volta aperta la porta, vidi immediatamente il sorriso di Leda comparire sulla soglia. Mi abbracciò per poi porgermi una busta sorridendo felice. 

-Aprila a Natale.- Mi ordinò mentre io le porgevo il mio regalo. -Tu fai lo stesso, mi raccomando.- Annuì osservando la busta rosa curiosa. Ancora Nathan non le aveva detto niente quindi non mi azzardai ad aprire bocca.

-Ho saputo di tuo fratello comunque.- Iniziò ad un tratto. -Esther ha fatto bene a cacciarlo di casa.- Disse lei alzando la voce, le feci segno di abbassarla indicandogli Jake seduto in salotto sul grande divano bianco mentre leggeva e, sicuramente, ci ascoltava anche.

Lei lo osservò qualche secondo e quando realizzò chi fosse per poco non mi strozzò. -Cosa mi chiedi di trovarti un ragazzo se hai quel Dio greco in casa?- Gracchiò indicandolo come se avesse appena visto qualcosa di ancora più spettacolare di un'aurora boreale.

-Abbassa la voce!- Mi agitai fulminandola quando vidi un piccolo sorriso comparire sulle labbra del ragazzo che, ovviamente, aveva sentito ogni parola. -A proposito, come va con Axel?- Mi chiese lei abbassando il tono della voce, anche se era comunque udibile da Jake. 

-Ci siamo risentiti per messaggio e forse usciamo di nuovo dopo le vacanze.- Sentii la punta delle mie orecchie arrossarsi ripensando al nostro primo incontro. Era un ragazzo davvero affascinante, ero stata fortunata a conoscerlo.

Jake chiuse con forza il libro alzandosi di scatto e sia io sia Leda sobbalzammo fissandolo. Quando ci passò accanto mi avvicinai in automatico porgendogli il mio braccio, ma lui mi scostò bruscamente. 

-Ora sta con la tua amica.- Disse con tono arrogante per poi proseguire e superarci con indifferenza. Leda mi guardò confusa già pronta ad iniziare una rissa.
-Ti ha sempre trattata così?- Scossi la testa per rassicurarla, ma lei lo fulminò ugualmente.


-Pensi che Mattew e Esther si parleranno più?- Mi chiese pensierosa seduta comodamente sullo sgabello della cucina intenta a sorseggiare della Coca-Cola.

-Non lo so, di sicuro ci vorrà un bel po' prima che si rivedano.- Appoggiai i gomiti sul bancone sostenendo il viso con i palmi delle mani. 

Con la coda dell'occhio notai il modello fare il suo ingresso nella stanza. -Fammi un caffè, Mocciosa.- Ordinò senza una vera e propria espressione mentre col bastone trovava uno sgabello vuoto. 

Lo fulminai mentre le dita della mia coetanea si irrigidirono attorno alla lattina.
-Senti tu, come ti permett...-
-Leda, lascia stare.- Scossi la testa. 

Mi dava sui nervi quel suo improvviso atteggiamento, soprattutto dopo quello che avevo fatto per lui. -Non vale la pena perdere tempo con un arrogante del genere.- 

Lui sembrò fare finta di non aver sentito, ma vidi le sue dita stringersi attorno al bastone bianco. -Vedi di trattarla con rispetto.- Gli disse Leda tra i denti quando mi voltai per preparare la bevanda al ragazzo. 

Lui si limitò ad alzare un sopracciglio accompagnato dalla sua classica smorfia. -E tu vedi di portarlo a me.- Sottolineò ogni singola parola, Leda fece per alzarsi e lanciargli la lattina. 

-Smettetela entrambi!- Sbottai voltandomi e osservando le loro facce attonite. -Bevete ciò che dovete bere e piantatela, ho già mal di testa per conto mio e non intendo badarvi come si dovrebbe fare con dei bambini!- Continuai appoggiando rumorosamente la tazzina davanti al naso di quel modello arrogante. 

Mi davano l'orticaria quei suoi sbalzi d'umore. Fiera della mia sfuriata mi lasciai andare sullo sgabello vicino alla mia amica che continuava a guardare in cagnesco il ragazzo. 

Ebbi lo sconsiderato pensiero di andarmene e rifugiarmi nella mia stanza ma non era il caso di lasciarli soli, a meno che l'indomani non volessi ritrovarmi in una piccola stanza buia interrogata riguardo un caso di omicidio colposo in una imponente villa a Pacific Heights. 

Quasi sicuramente accusata di occultamento di cadavere, ma questo solo nell'ipotesi in cui fosse stata Leda a strozzare il ragazzo a mani nude e non il contrario.

-Sei raffreddata, lo sai?- Mi fece notare lei a bassa voce cercando di cambiare argomento. Annuii giocando con una ciocca dei miei capelli. -Oggi pomeriggio siamo andati alla pista di pattinaggio in bici.- Afferrai un pacchetto di fazzoletti e soffiandomi il naso. 

-Ah quindi la bici ti serviva per quello.- Rifletté a bassa voce ticchettando con l'unghia sul bancone. -Potresti gentilmente piantarla?- Sbottò il modello infastidito, alla ragazza comparve un sorriso furbetto. 

Cominciò a ticchettare ancora più velocemente con tutte le dita. Jake strinse la mascella tagliente alzandosi di scatto e allontanandosi un po' goffamente. Leda lo osservò andarsene con aria compiaciuta.

-Era proprio necessario?-
-Tu non senti l'atmosfera già più calma?- Domandò ironica sobbalzando quando si sentì una porta in lontananza sbattere. 

-Ora sarà nervoso tutta la sera.- Mi lamentai seppellendo la faccia fra le braccia incrociate sul bancone. -Come fai a lavorare ancora per lui?- Chiese lanciando un'occhiata acida nella direzione che aveva preso qualche istante prima. 

-Paga bene e...-
-...e cosa?- Mi interruppe lei. -Pensavo che l'unica ragione fosse quella.-
-E ammetto di essermi affezionata.- Confessai spazientita. La sua faccia attonita mi fece ridere.

-Non è sempre così irascibile, perlomeno con me ha più riguardo.- Specificai beccandomi un'occhiataccia severa. Ci guardammo fisse negli occhi solo per sentire lo stomaco della mia amica brontolare. 

-Vuoi cenare qui?- Le proposi alzando di poco la testa.
-Con quello lì? Assolutamente no e poi questa sera io e Vince dobbiamo parlare.- Mi informò schietta. 

-Dobbiamo chiarire alcune cose.- Mi illuminò meglio alzandosi svogliatamente e lanciando un'occhiata veloce all'orologio sulla parete. 

-In effetti è ora che io vada. Buona fortuna con lo scorbutico Dio greco.- Scherzò prima di essere accompagnata all'uscita.

-Passa un buon Natale.- Mi urlò prima di sparire oltre il cancello.

La LucciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora