22°

2.5K 63 1
                                    

Arrivammo alla clinica in orario, Liam conosceva delle ottime scorciatoie. 

Era una grande struttura, bianca con tantissime finestre che servivano a dare luce al suo interno. 

Aiutai Jake ad uscire dall'auto per poi allungargli il mio braccio pronta a condurlo all'interno della clinica. Il ragazzo sembrava teso, come tutte le volte che usciva di casa. 

Gli strinsi un po' il braccio per trasmettergli sicurezza. -Si rilassi.- Gli dissi mentre Liam andava a parcheggiare l'auto in modo da scendere per potersi fumare una sigaretta in santa pace. 

Era una bella giornata, il sole era proprio sopra le nostre teste e scaldava tutto l'ambiente. 

C'era un clima completamente diverso da quello del mese prima. Il cielo era di un azzurro intenso e le poche nuvole che c'erano di un bianco candido. 

Una volta giunti alla porta Jake si fermò di colpo costringendomi a fare lo stesso.
-Ora continuo da solo.-
-Ma come da solo?- 

Corrugai la fronte, non sembrava intenzionato a cambiare idea.
La signora Black mi aveva raccontato di come Jake pretendesse di fare la strada da solo, me ne ero dimenticata. 

Sorrise velocemente con un angolo della bocca per poi accarezzarmi impacciatamente la testa con due piccole e leggere pacche. -Non preoccuparti Mocciosa, so la strada a memoria.- 

Rimasi disorientata dal suo improvviso gesto e non potei fare altro che guardarlo entrare con passo deciso all'interno della clinica.
Mi fiondai dietro di lui.

La hall per fortuna non era molto grande, lo scorsi subito alla fine di essa mentre si immetteva in un grande corridoio sulla sinistra.
Non dovevo farmi sentire. 

Cominciai a seguirlo a debita distanza mentre lui continuava ad avanzare a passo deciso. 

Si fermò davanti ad un bivio dove poi continuavano altri due corridoi e col bastone cominciò a cercare in giro punti di riferimento. 

Un infermiere si fermò al suo fianco sporgendosi verso di lui, mi avvicinai per sentire meglio.
-Ha bisogno di aiuto?- Gli chiese cauto in modo da non spaventarlo per la sua improvvisa apparizione. 

Jake esitò per un istante, poi sbuffò. -Qualcuno ha tolto la pianta che c'era qui.- Esordì con una nota di rimprovero indicando col bastone un angolo vuoto vicino all'inizio di uno dei due corridoi e l'uomo col camice bianco inizialmente sembrò confuso. 

-Ehm... io non ricordo di nessuna pianta, ma è probabile che l'abbiano spostata per pulire.- Disse grattandosi la testa e girando intorno a se stesso nella speranza di scorgerla da qualche parte.

-Era un punto di riferimento per me.- Jake era turbato e non lo nascose.

-Ma per fortuna ricordo che il corridoio da prendere è quello sulla sinistra, quindi... con permesso.- Disse e l'infermiere si spostò di lato per lasciarlo passare. 

Una volta raggiunta la fine del corridoio si sedette sulle sedie di metallo poste davanti ad alcune porte. 

Osservandolo attentamente notai come non lasciasse trapelare nemmeno un po' di ansia, se ne stava lì immobile come una statua. 

Non ci volle molto perché lo chiamassero e con passo deciso entrò dentro la stanza sotto lo sguardo rassicurante di una donna sulla cinquantina col camice bianco, provai una strana sensazione di ansia e agitazione. 

Andai a sedermi sulle sedie di metallo per poi cominciare a sbattere il piede sul pavimento di lastre chiare e lucide con nervosismo. 

L'attesa sembrò durare un sacco e quando il mio cellulare squillò in mezzo a tutto quel brusio di voci in lontananza sobbalzai, ma non potei fare a meno di sorridere quando vidi il nome di Leda comparire sullo schermo.

-Pronto?- Abbassai la voce portando il cellulare all'orecchio.
-Ciccia, come è andata l'altra sera con Axel?-
-Ehm... siamo stati bene, dai.-
-È carino almeno?- Volle sapere giustamente lei. -Sì, non è brutto.-
-Ma...?-
-Ma niente, è carino.- 

La porta davanti a me si aprì lentamente costringendomi ad abbassare ancora di più la voce. 

-Leda, adesso non posso parlare. Ti chiamo dopo.- E chiusi in fretta la chiamata mettendo via il cellullare. 

Jake apparve sulla soglia della porta seguito subito dalla stessa donna che lo aveva fatto entrare.
-La devo accompagnare all'uscita?- Gli chiese lei ricevendo in risposta un cenno negativo da parte del ragazzo, non aprì bocca e se ne andò. 

Ripetemmo tutta la strada a ritroso e alla fine feci in tempo ad uscire prima di lui per dargli l'impressione di averlo aspettato tutto il tempo fuori dalla clinica. 

-Signor Hale, com'è andata?- Gli chiesi avvicinandomi mentre lui accennava un sorriso forzato.

-Tutto bene.- Disse anche se nella sua voce sembrava esserci del falso, decisi di non insistere e mi avvicinai porgendogli il mio braccio. 

-Non chiamare Liam. Andiamo alla macchina camminando.- Ordinò lui aggrappandosi a me, la sua espressione sembrò rilassarsi al nostro contatto. 

Cominciammo ad incamminarci con passo deciso verso il parcheggio, nessuno dei due si azzardò a dire nulla.
-Signor Hale...va tutto bene?- Sembrò irrigidirsi, ma annuì subito dopo. 

-Non ti preoccupare per me, Mocciosa. È tutto okay, davvero.-
Mi morsi un labbro, mentiva?

-Dopotutto mi hai messo le gocce tutte le sere, no?- Scherzò nel tentativo di smorzare quella situazione pesante. 

Appena ci vide, Liam entrò in macchina e accese il motore.
Salimmo e partimmo come un razzo verso la villa, era una bella giornata e trovavo fosse un peccato sprecarla in casa. 

Feci per proporre di fare una passeggiata, ma alla vista di Jake cambiai idea.
Il ragazzo aveva la testa appoggiata alla testata del sedile chiaro con la bocca semi aperta e gli occhi chiusi, come se stesse dormendo.

Sembrava esausto.
Un sospiro profondo uscì dalle sue labbra e notai la sua mano sinistra stringersi in un pugno. 

Le cose non andavano bene come invece insisteva andassero lui, ma era palese che non ne volesse parlare. 

Non poteva, però, tenersi sempre tutto dentro.
Non volevo costringerlo ne tantomeno metterlo in imbarazzo, ma volevo sapere. 

Solo così magari avrei potuto aiutarlo e, anche se non avesse voluto, io ci avrei provato ugualmente.

Probabilmente non era il caso di parlarne in auto dove c'era Liam, quindi mi convinsi che avrei affrontato il discorso una volta alla villa.

La LucciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora