18°

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Zio Barnaby rise facendomi sorridere di conseguenza. 

Seduti sulla panchina in mezzo al giardino pieno di piante ci raccontavamo tutto ciò che non eravamo riusciti a dirci in passato. 

-Ora raccontami qualcosa tu.- Mi spronò lui sorridendomi, ero felice di essere riuscita a sollevargli il morale con la mia visita. 

Mattew andava raramente a trovarlo e la sua unica compagnia era la signora Black in camera con lui. -Non succede mai nulla di interessante qua.- Disse indicando tutto intono a noi. 

-Come va il nuovo lavoro?- Mi chiese inchiodandomi con lo sguardo. -È un bel lavoro e la paga è ottima, anche se all'inizio ci sono state alcune difficoltà.-Dissi ripensando ai primi giorni e accennando involontariamente un sorriso. 

-Il ragazzo... è carino, vero?- I suoi occhi grandi e dolci guizzarono su di me accompagnati da un sorrisino beffardo, lì c'era lo zampino della signora Black. 

-Non è il tuo tipo?- Scossi la testa. -E come mai?- Non smetteva di fissarmi. 

-Non è un brutto ragazzo da quello che dice Madelyn.- Mi punzecchiò ridendo sotto i baffi. -È il carattere a stonare.- Mi decisi a rispondere tornando a guardarlo. 

Quando il viso di Jake comparve nella mia mente, una strana scossa elettrica percorse tutta la mia spina dorsale. 

Ci misi qualche istante a riprendermi, mi alzai dalla panchina sotto losguardo furbetto di mio zio. -Credo che sia molto arrogante.- 

-E chi non lo è a volte?-
-Si, ma lui lo è molto, molto spesso... sempre.- 

-Da quanto hai detto che è cieco?- Mi ignorò lui. -Credo più o meno quattro anni.-Risposi e lui si accarezzò la pancia rotonda. 

-Chissà, povero ragazzo, quanto dev'essere stato difficile...-
-Sì, beh non dev'essere stato semplice...- Abbassai lo sguardo.
Nemmeno i suoi genitori gli erano stati vicini in un momento tanto doloroso. 

-Tutti abbiamo traumi, ma rimuginarci all'infinito non risolverà nulla. Dovrebbe utilizzarli come punto di forza, non come giustifica alla sua maleducazione!- Esclamai cercando di far rimanere in piedi la mia convinzione, anche se ormai nella mia testa stava diventando sempre di più una vocina ovattata fra le mille che urlavano il contrario. 

Lui emise un forte, lungo, sospiro per poi alzarsi a sua volta. -Ma ognuno reagisce in modo diverso, non è facile controllare le proprie emozioni.- Mi raggiunse appoggiandomi una mano sulla spalla. 

-E se è semplicemente così di carattere non ti resta che accettarlo. Tutti abbiamo dei difetti, l'importante è rendersene conto.-Disse porgendomi il braccio per avviarsi nuovamente in camera. 


Uscii dalla struttura che stava già calando il sole. 

Liam mi aspettava davanti al cancello con la stessa macchina grande e nera con cui mi aveva accompagnato lì qualche ora prima. Senza farmi domande entrai velocemente. 

-Ciao Liam, è appena arrivato?- Gli chiesi allacciandomi la cintura. Spostò un po' lo specchietto retrovisore prima di rispondermi. 

-No, sono rimasto qui tutto il tempo.- Alzai un sopracciglio sorpresa. -Per tutto questo tempo?- 

-Il signor Hale mi ha detto di riportarla a casa evitando ad ogni costo che prendesse un taxi per il ritorno.- Esordì sorridendo sotto i baffi bianchi e accarezzandosi la pelata. 

-Le ha detto il motivo?-
-"Voglio evitare che la Mocciosa spenda altri soldi per dei taxi, sono io che poi devo sopportarla", ha detto testuali parole.- Disse tranquillo avviando il motore. 

Era forse il suo modo per ringraziarmi e ripagarmi per quello che avevo fatto per lui? Il giorno in cui avevamo cucinato i biscotti si era definito come "il freddo e apatico signor Hale", ciò significava che sapeva perfettamente del suo caratteraccio. 

O forse sapeva cosa diceva la gente su di lui.Non ci mettemmo molto ad arrivare alla villa e appena scesa chiesi cortesemente a Liam di aspettarmi qualche minuto. 

Entrata in casa mi fiondai nella direzione dellastanza di Jake ma lo intravidi seduto sul divano con in mano il libro dalla copertina verde, aveva l'aria di essere una lettura molto impegnativa. 

Indossava un pigiama di seta bianco candido dall'aria di essere stato appena lavato, i capelli corvini e ondulati erano legati in un piccolo codino e le ciocche troppo corte per essere prese dall'elastico gli ricadevano sulla fronte e davanti agli occhi chiusi. 

Ovviamente mi sentì, girò il suo viso verso la mia direzione alzando un sopracciglio.
-Bentornata.-Mi immobilizzai. -Come mi ha riconosciuto?- 

Accennò un sorriso appassitochiudendo il libro, ma tenendo l'indice in mezzo in modo da non perdere la pagina.-I passi delle persone sono diversi gli uni dagli altri.- Disse semplicemente aprendo gli occhi volpini. 

-I tuoi sono particolarmente rumorosi.- Fece una smorfia richiudendoli. Sospirai cercando di ignorare la sua ultima affermazione, incrociai le braccia. 

-Com'è stato oggi?- Gli domandai appoggiandomi con la schiena al muro mentre stiracchiava le gambe stese sul tavolino davanti a lui. Osservai i muscoli sotto i pantaloni tendersi. 

-Come sempre.- Afferrò un segnalibro rosso mettendolo con grazia al posto del suo indice per poi alzarsi di scatto. 

-Se... se ordinassi la pizza per lei e per Liam, sarebbe un problema?- Alzò un sopracciglio visibilmente confuso. -Liam? E te non mangi?-Abbassai lo sguardo sospirando, forse avrei dovuto dirglielo prima. 

-Io questa sera ho un impegno, per non farla mangiare da solo ho pensato di chiedere a Liam di rimanere qua con lei.- Dissi incrociando le dita, ero sicura che all'autista avrebbe fatto solamente piacere, avevo notato fin da subito una certa simpatia fra i due, come se fossero amici da una vita. 

Non disse niente per qualche istante per poi sospirare rumorosamente. -Se si tratta solo di Liam mi va bene.- Esclamò tranquillo per poi avanzare verso di me brandendo il bastone e tenendo saldamente il libro nella sua mano sinistra. 

-Ora va a prepararti, Mocciosa. Ci penserà lui ad ordinare da mangiare.- Mi disse facendomi segno con la testa di andare e, dopo averlo ringraziato in ottantaquattro lingue diverse nella mia mente, mi fiondai a chiamare Liam. 

Quando uscii dalla mia stanza le domestiche erano già andate tutte a casa quindi non ricevetti nessuno sguardo curioso da parte loro. Liam e Jake erano già insieme al piano di sotto a chiacchierare di non si sa cosa. 

-Come si è vestita bene, signorina.- Esclamò il primo venendomi incontro, osservò l'abito verde bottiglia che mi fasciava il corpo. Jake voltò il viso verso di me aprendo gli occhi, come se avesse voluto confermare l'affermazione del maggiore. 

Scosse piano la testa come se si stesse rimproverando da solo per essere stato tanto sciocco da pensare di riuscirci. -Liam, accompagnala e poi torna immediatamente qua, che ho fame.- L'autista non sembrò dare molto peso al freddo tono del ragazzo. 

-A dopo, signor Hale.- Lo salutai quando fui sull'uscio della villa. -A dopo.- Pronunciò senza mai alzare la testa. Con un sospiro e un'inspiegabile senso di colpa mi chiusi la porta alle spalle. 

 Non c'erano nemmeno le domestiche che potessero tenergli compagnia, sarebbe stato completamente solo fino al ritorno di Liam.

La LucciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora