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Per poco a Liam non venne un attacco di cuore quando lo chiamai per avvertirlo che avremmo passato la notte in ospedale, ci volle un po' per spiegargli la situazione.

Alla fine ci diede la buonanotte, ma non prima di averci dato una bella lavata di capo. Rimasi sorpresa nel non vedere alcuna reazione da parte di Jake mentre l'anziano lo rimproverava.

Le infermiere avevano sistemato il secondo letto vuoto della stanza di Nathan per noi due. Feci sedere Jake sul materasso per poi accendere la bajour, sbadigliai.

La stanza era tutta in ordine e l'unico rumore udibile, una volta chiusa la porta, era il russare di Nathan e il respiro pesante di Leda.

Senza dire nulla il modello si sbottonò la camicia e mi sforzai di non far cadere il mio sguardo in quella direzione, deglutii.

Mi sedetti al suo fianco sfilandomi le scarpe e appoggiandole ai piedi del letto. -L'infermiera mi ha dato una maglia pulita per te.- Esordii a bassa voce.

-Toglila questa.- Mormorai abbassandogli la camicia sulle spalle lasciandole scoperte, vidi la pelle d'oca sulla sua pelle quando le mie dita la sfiorarono.

-Mettila tu, io posso dormire anche senza.-
Non avevo abbastanza lucidità mentale per controbattere, così ubbidii sfilandomi la maglietta.

La afferrò con cautela usandola come "tenda" per coprire il mio torso coperto solo dal reggiseno, non poteva sapere se la porta fosse chiusa o aperta.

Slacciai quest'ultimo per poi scivolare dentro la maglia bianca da ospedale, larga ed estremamente comoda.
-Grazie.- Dissi lanciando maglietta e reggiseno su una poltrona lì affianco.

Prima che potessi aggiungere altro o che potessi alzarmi le sue mani arpionarono le mie spalle tirandomi subito in un abbraccio, sembrava quasi terrorizzato.

Gli accarezzai la schiena consapevole che qualcosa stava tormentando i suoi pensieri. Lui sospirò stringendo la mia maglietta.

-Mocciosa.- Sussurrò con voce rigida senza allontanarsi. -Ho avuto paura... prima intendo.- Ammise, sentii il senso di colpa risalirmi nelle viscere.

-Nel momento in cui ti sei allontanata da me e nell'istante in cui ho capito le tue intenzioni mi è sembrato di perdere tutto.- Mormorò, appoggiai la fronte nell'incavo del suo collo lasciando che si sfogasse.

-Non posso nemmeno proteggerti come farebbe chiunque.- Continuò sempre mantenendo lo stesso tono di voce.

Mi sentii appassire quando realizzai che i suoi sentimenti per me non se n'erano mai andati.

-Eppure sta sera sei stato grandioso.- Sussurrai. -Non è una cosa da tutti affrontare un pericolo senza effettivamente vederlo.-

Mi allontanai dandogli un piccolo e innocuo schiaffetto sulla spalla. -Non sottovalutarti più, stupido.- Sorrisi, emisi un piccolo strillo quando mi tirò insieme a lui con la schiena sul materasso.

Con la mano mi tappò la bocca ridacchiando.
-Fai piano o si sveglieranno.- Si raccomandò.

Le sue ciocche mi sfiorarono la guancia, scorsi le sue bianche pupille quando aprì di poco gli occhi esausti. -E stupido lo dici a qualcun altro.-

Con un gesto fluido, mi sfilò gli occhiali tondi dal naso e li appoggiò con delicatezza sul comodino affianco.

Rimasi a fissarlo, incantata. I capelli scuri, quasi corvini, gli ricadevano sul viso selvaggiamente. Gli occhi erano stanchi, si notava anche dalle piccole occhiaie sotto di essi, e aperti in parte lasciando intravedere le due nivee pupille.

La LucciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora