Capitolo 15

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Buona lettura

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- Mia signora! -

Alcina stava avanzano verso Katherine con un sorriso dolce sulle labbra. Aveva notato quanto la ragazza fosse intimorita da lei e cercò di tranquillizzarla con quello sguardo tenero. Notò come un po' di quel timore sparì dai suoi occhi verdi quando capì che la sua signora non intendeva ferirla.

Al contrario, Alcina desiderava solo portarla via dal salotto per parlarle, ringraziarla ancora dell'aiuto che le aveva dato. Ma la vampira rimase immobile quando un'altra cameriera, Clara, la chiamò. Il suo sguardo tenero mutò in fretta in uno annoiato.

Strinse la radice del naso tra il pollice e l'indice, scuotendo la testa, annoiata e sospirando con forza. Desiderava solamente lasciare le tre cameriere in mano alle figlie per permettere loro di avere la vendetta che tanto bramavano. Ritrovò la sua solita compostezza e postura da signora del castello e si voltò verso Clara, una mano posata sul fianco.

- Che succede adesso? - domandò la cameriera senza nascondere del tutto la paura.

- Non devi preoccuparti - fu la risposta che diede Alcina alla ragazza, unendo le mani sotto il seno - Mi avete detto la verità e vi ho dato la mia parola. Non vi farò del male -

Usò tutto l'autocontrollo che possedeva per trattenere il ghigno che minacciò le sue labbra rosse. Voleva che le ragazze credessero di essere al sicuro prima di terminare le loro insignificanti vite. Si limitò a un sorriso semplice e neutro, che non lasciava intravedere le sue vere emozioni.

Le tre cameriere sospirarono di sollievo come delle povere illuse che credevano di essere salve. Tutta la tensione scivolò via dalle loro spalle e si guardarono tra di loro felici di sentire quelle parole. Quando poi Lucinda, Clara e Lisa tornarono a guardarla, il cuore di Alcina si riempì di gioia quando vide il terrore tornare sui loro volti.

- Lo stesso non posso dire delle mie figlie -

Alcina poté sentire il ghigno comparire sulle proprie labbra e diventare più grande alla vista del panico negli occhi delle tre cameriere. Quelle traditrici meritavano tutto ciò che sarebbe stato inflitto loro nelle prossime ore, se non giorni. Le aveva accolte nel suo castello, dato loro un lavoro ben pagato, vestiti e cibo e quei doni erano stati disprezzati. Erano stati rifiutati e gettati via come se non avessero alcun valore. Quelle ingrate avrebbero ricevuto la peggiore delle punizioni una volta nei sotterranei.

Le sue figlie non le avrebbero uccise ma torturate a lungo, finché il loro desiderio di vendetta non si fosse esaurito. Sapeva quanta gioia provavano le tre vampire nell'infliggere dolore a chi lo meritava e sapeva che le cameriere sarebbero rimaste nell'oscurità delle loro celle a lungo.

Alcina spostò appena lo sguardo sulle figlie che già stavano estraendo le loro falci. Il fuoco illuminava le lame, facendole risplendere di una pacata luce ambrata. Osservò attentamente i sorrisi sadici sui volti delle figlie, così belle in quella luce e nel loro desiderio di vendetta.

Bela bramava quel momento da giorni e Alcina non avrebbe prolungato la sua attesa. Fece un leggero cenno con la testa e subito le vampire scattarono in avanti, gettando a terra le tre cameriere.

Come si era immaginata, Bela si avventò sull'ideatrice del piano di fuga e poteva vedere la furia sul volto della figlia. Ma vide anche la soddisfazione che provava nel punire colei che aveva deciso di attentare alla sua vita e a quella delle sue sorelle. Bela era la maggiore e sentiva sempre il bisogno di dimostrarlo e proteggere le sue sorelle, Alcina lo sapeva bene.

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