Mel
«Mel!» mi chiama Jonny, lo vedo corrermi incontro e saltarmi tra le braccia.
Jonny Lee è un bambino di nove anni, è arrivato qui con i genitori qualche mese fa dal regno delle fate. Il padre è stato accusato dalla regina delle fate di tradimento verso la corona.
Assolutamente falso.
È stato incastrato.
Il colpevole pagherà, ma questa ingiustizia mi ha fatto capire quanto realmente le fate siano ipocrite, e poco interessate alla verità.
La regina Geread li ha esiliati senza battere ciglio, e non ha cercato di scoprire la verità.«Ei piccoletto, come stai?» sorride con gli occhi che brillano «Bene, mamma e papà hanno detto se posso stare da te oggi, devono lavorare.» lo prendo per mano e passeggiamo per il villaggio fermandoci al parco per salire sullo scivolo e sull'altalena.
Mi racconta di come viveva al villaggio, dei suoi amici e della scuola. A casa aveva tanti amici e mi racconta anche di una sua amica. Dal rossore delle sue guance quando parla di lei mi fa capire quanto ci tenga davvero. «Hai fame?» chiedo al piccoletto «Tanto.» risponde correndomi intorno, è un bambino molto vivace e gioioso.
Ha sempre il sorriso sulle labbra ed è una delle caratteristiche che mi piacciono di lui. Lo porto a casa e gli preparo la merenda.
Lo faccio sedere sul divano e lo faccio mangiare, in più una spremuta d'arancia.
La sua preferita.Axel è dovuto tornare al branco, dopo i due giorni di assenza doveva riprendere in mano il suo compito. In questi ultimi giorni ho ripensato a un po' di cose, da quello che mi ha detto, la Dea Luna ha scelto me come sua compagna ed è mio compito prendere il ruolo di Luna e vivere nel branco.
Se proprio devo essere sincera non me la sento. Ho sempre vissuto da sola dopo la morte della mamma e di Christine, prendere il comando del branco con lui mi sembra troppo, capisco che sarebbe il mio compito e che con un passo alla volta e con l'appoggio di Axel dovrebbe andare tutto bene, ma questo, è come correre dritto contro un muro e sperare di passarci attraverso.
In poche parole? Una follia.
Non mi sento pronta ad essere la guida spirituale o madre del branco, non sono adatta. Sono fatta per stare da sola. E quel che è peggio e che non sono riuscita a dirglielo.
Come anche per il legame che secondo lui ci unisce. Lui lo sente e forte anche, io lo percepisco in modo meno travolgente. Le streghe non hanno questo legame come i lupi, loro sono fedeli, possessivi e gelosi. Amano incondizionatamente e per sempre chi scelgono e io non sono sicura di poter fare la stessa cosa.
E poi dai, il branco non mi accetterà mai come Luna. Sarebbe troppo anche per loro.
Smetto di rimuginarci su prima di impazzire del tutto, ripromettendomi di parlarne con il lupo, e accompagno il piccoletto a casa. «Mel posso tornare a giocare con te?» mi inginocchio e lo guardo dritto nelle sue pozze del colore del miele. «Quando vuoi, e se hai bisogno predi questo. - gli consegno un ciondolo creato a da me, l'ho creato con la magia e ha il potere di invocarmi - Stringilo forte e pensami, sarò subito accanto a te, d'accordo?» mi dona un sorriso d'angelo, mi ringrazia e dopo esserselo infilato raggiunge la porta di casa, suona il campanello ed entra dentro.
Dalla finestra li accanto lo vedo saltare in braccio alla madre e sorridere felice. L'amore di una famiglia è qualcosa di insostituibile.
Ripercorro la strada al contrario crogiolandomi nei mei dolci pensieri, perdendomi nel silenzio e pallido tramonto, che lentamente scompare dietro gli immensi alberi del bosco. Ricordo che quando ero piccola, mamma mi raccontava spesso delle storie sui vari Clan. Leggende e miti che avevano un fondo di verità, storie basate sul passato.
Non so se ho mai creduto che fossero vere o no, ma di sicuro non le ho mai dimenticate.
Come non ho mai dimenticato lei.Mi siedo sul portico di casa, a parte i pochi lampioni, intorno è tutto illuminato dalla fioca luce della luna.
Il suo colore pallido e tenute dà un'atmosfera romantica.«Che fai qui tutta sola?» chiede una voce, la riconosco quasi subito. Neanche mi volto per guardare chi è. «Ti aspettavo forse.» insinuo «Ah si? E perché?» chiede, i suoi passi risuonano sull'entrata di casa mentre si avvicina alla mia figura.«Dobbiamo parlare.» si abbassa per poi abbracciarmi da dietro. «E se parlassimo dopo?» una scia di baci umidi percorrono il mio collo, mentre le sua mani vagano sul mio corpo, conoscendone già ogni centimetro. «Davvero dobbiamo parlare... è importante.» con una mano sulla mia gote destra mi volta la testa verso di sé.
I suoi occhi vividi brillano di eccitazione e lussuria, conosco bene quello sguardo e non ho mai resistito per più di mezzo minuto. Certo se ci arrivavo.
Mi tira su di sé, di istinto allaccio le braccia intorno al suo collo, muove i fianchi contro di me facendomi perdere lentamente il senno. Mi sento come offuscata, le sue labbra sul mio corpo peggiorano la mia sanità mentale. «Jay...ti prego...» sperando capisca di darmi tempo di tonare lucida e magari interrompere tutto questo.
Eppure non ci riesco, tutto questo è assurdo. Ho sempre avuto il controllo di ciò che facevo ma adesso mi sento un'altra. Il mio corpo è come impazzito. Non mi sento padrona di me stessa. Odio sentirmi così... Mi sento diversa. Qualcosa in me sta cambiando. «Tutto quello che vuoi...» unisce le mi labbra alle sue, le nostre lingue si rincorrono cercando la supremazia, tra le lenzuola ha sempre cercato di dominarmi ma sono poche le volte che gliel'ho concesso.
È una guerra tra noi, su chi ha più controllo sull'altro. Le sue dita, i suoi occhi, le sue labbra tutto di lui grida: continua. So che è sbagliato soprattutto adesso, ma non riesco a farne a meno.
È più forte di me.«Mel» mi chiama la sua voce, ferma, dura e impenetrabile. Il tono ferito e scioccato sono così forti da distruggere quell'alone.
Mi stacco subito da Jay e voltandomi lo vedo fermo, gli occhi all'altezza della mia testa come se sapesse dove sono e cosa stavo facendo con esattezza. «Perché?» chiede corrugando le sopracciglia confuso.
Dio, cosa ho fatto.«Io...» le parole non mi escono di gola, il respiro affannato, gli occhi offuscati. «Tu cosa? Spiegami che sta succedendo.» chiede furioso. «Perché lui è qui? Che vuoi da lei? Vattene.» urla Jay «Sai cosa?Non lo voglio sapere. Continuate pure.» si volta e se va, lasciandomi solo il suo profumo di menta e lime.
Se n'è andato ed è colpa mia.
Mi accascio sui gradini guardando il satellite nel cielo, ho voglia di urlare, di rincorrerlo e dirgli di tonare indietro, di cacciare Jay e restare sola, di... «È questo che si prova?» chiedo a nessuno in particolare.
Jay si siede accanto a me, mi prende per mano e con l'altra mi accarezza i capelli «Mi spieghi cos'è successo?» annuisco e con una mano pulisco il mio viso rigato dalle lacrime. «È il mio compagno. O almeno lo era. Ora credo di averlo perso per sempre.»
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Deadly Embrace - Abbraccio Mortale
Random«Perché dovrebbe aiutarvi?» chiede Jay al posto mio «Ce lo deve.» dice la fatina sicura di sé «Che belle ali che hai...» mi complimento mentre lei sorride compiaciuta e fiera di sé.«Chissà cosa proveresti se te le strappassi una ad una.» sbianca sub...