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Mel

Un pianto di bambino attira la mia attenzione, lo seguo fino a trovare un piccoletto di sette anni accovacciato in un angolo con il viso rigato di lacrime.

Cautamente mi avvicino, mi metto accanto a lui in silenzio a guardare un gruppetto di bambini che gioca.
«Perché non giochi con gli altri bambini?» la sua faccia si incupisce leggermente, con gli occhi lucidi e il labbro tremolante si volta verso di me.

«Dicono che sono un mostro...» grosse lacrime scorrono fuori dai suoi occhi.

E ora che lo vedo meglio c'è qualcosa di diverso in lui, qualcosa che lo rende singolare in confronto agli altri lupi.
«Io sono diverso dagli altri bambini...» sussurra sulla fine.

Mi ricorda me ormai tanto tempo fa, quando ho appreso chi ero ma soprattutto, cosa ero.
Adesso invece è tutto diverso. Adesso...

«Sai anch'io alla tua età la pensavo come te. Pensavo che, se fossi stata diversa, se non fossi nata come sono, tutto sarebbe più semplice...» annuisce vivacemente.

So come si sente, essere diversi e sentirsi soli, tutto perché non si è come gli altri.

«Dove sono i tuoi genitori?» «Papà era una fata, è morto. È stato ucciso dalla regina delle fate per essersi unita a una donna di un'altra specie.
Mamma invece è una lupa. È sempre triste da quel giorno, piange ogni notte.»

Ucciso per aver avuto un figlio da una donna di un'altra razza.

«È stata Geread?» annuisce con lo sguardo basso.

Lei ha fatto questo?

La terra trema sotto di noi, il cielo si scurisce sotto la mia furia, i lampi fendono il cielo come frecce mentre i tuoni squarciano prorompenti il firmamento.

«Che succede?» chiede con voce tremante il piccolo accanto a me.

Mi volto verso di lui, nel vedere i miei occhi sussulta. «Che cosa sei?» chiudo di scatto gli occhi, cerco di calmare le mie emozioni e placare il mio animo irrequieto.

Lentamente tutto si calma, il vento burrascoso si placa seguito dal resto.

Il piccoletto si mette di fronte a me, con una faccia buffa mentre cerca di sembrare serio, incrocia le braccia a mo' di avvertimento.

«Di la verità tu non sei solo una strega vero?» gli lascio due buffetti sul capo a mo' di scherzo «Perspicace. Hai ragione. Io sono come te, sono un'ibrida. Sono per metà strega e per metà demone.
Quello che ti ho raccontato è vero, un tempo credevo di essere sbagliata, credevo che i miei poteri e che il mio essere fossero sbagliati, ma poi una persona importante mi ha fatto capire che sono perfetta così. Che non sono un mostro, che non sono un errore.
E tu come me sei diverso, ma non per questo in male. Tu vai benissimo così come sei e se alcuni non lo capiranno, altri ci saranno per te. Come me.» annuisce e mi abbraccia.

Ho mentito un'altra volta.
Ciò che ho detto a Phil è in parte vero, ma la persona che mi ha fatto credere in me è morta... e... sto precipitando in un oscurità senza fine.

Un oscurità che lentamente sta oscurando la mia anima.

Prendo il ragazzino per mano e seguendo le sue indicazioni lo accompagno a casa.

Busso alla porta di una casa, in pochi minuti una donna apre la porta. «Oh salve, come posso aiutarla?» Phil corre e si aggrappa al corpo della madre. «Vorrei essere io ad aiutarla.» confusa mi fa entrare.

Dopo aver sentito il suo racconto di come sono andate davvero le cose con suo marito, mi sono diretta subito alla casa branco.

Entro irrompendo nello studio di Axel impegnato a parlare con i due beta che notando il colore dei miei occhi scattano sull'attenti. «Che diavolo...» con un semplice movimento delle mani tengo imprigionato al muro Lewis. «Mel che stai facendo?» la voce di Axel mi risuona in testa. «Tu lo sapevi?» si avvicina a me, con una presa ferrea ma dolce mi abbassa la mano.

«Sapevi che Geread rifiuta che il suo popolo si unisca ad altre razze? Sapevi che giustizia coloro che si innamorano o si uniscono a un'altra specie che non sia fatata? Sapevi tutto questo?» la sua confusione è tangibile e palese, lui ne è all'oscuro totale.

Se lo avesse saputo e non avesse fatto niente, non so se sarei stata capace di restare con lui.
Soprattutto nella mia situazione.

«Tra un'ora la regina pagherà per ciò che ha fatto e tu non mi fermerai.» esco dalla stanza dirigendomi verso la nostra camera.

Richiamo il mio grimorio e il mio diario, scrivere mi libera la mente e apprendere nuove magie non può farmi che bene.

Con calma raggiungo il portone per la sala del trono della regina delle fate.
Ho messo fuorigioco le sue guardie, sa che sto arrivando.

Le porte si spalancano a un mio gesto ed entro al cospetto di Sua Maestà Nullità e il suo gregge di babbei. Entro sfilando nel mio abito giallo canarino in stile imperiale. «Cosa ci fai qui?» chiede adirata. Sussulta leggermente notando il colore dei miei occhi.

Quando attingo alla magia nera, i mie occhi si colorano di un rosso acceso, la pupilla si deforma prendendo la forma di una stella a quattro punte.

«Sai, ho incontrato un bambino oggi e mi ha raccontato di come ha perso il padre. Di come è stato giustiziato da Sua Maestà. E poi ho sentito la versione della madre. Non credevo fossi in grado di fare una cosa del genere.» accavalla le gambe altezzosa. «E quindi?» avanzo tranquilla verso di lei.

«Hai il coraggio di farti chiamare regina dopo tutto quello che fai continuamente al tuo popolo?» mi volto verso i consiglieri e alcuni mobili presenti. «E voi, ditemi. Con quale coraggio seguite questa donna. Quanti di voi hanno perso qualcuno per i capricci di questa ragazzina? Quanti dei vostri parenti o amici si sono ribellati a lei per amor proprio e della loro famiglia?» alcuni abbassano il volto colpevoli, altri tremano dalla rabbia al pensiero dei ricordi, altri ancora a testa alta e con viso di scherno mi fronteggiano.
Sciocchi e illusi.

«Regina Geread Shade del Clan delle fate, con il potere conferitomi dal Malus ti revoco del tuo ruolo e ti spoglio dei tuoi poteri.» ride con voce grossa, sembra solo ciò che è: una stupida ragazzina capricciosa.

«Ti do una scelta, o abbandoni il trono e il regno o subirai la pena capitale di questi regno. Sai cosa ti attende, sei stata tu a sceglierlo dopotutto. Niente in confronto a ciò che ti farei io ma non si può avere tutto nella vita no?» si alza di scatto dal trono «Guardie prendetela!» i pochi soldati rimasti mi si scagliano contro tutti insieme.

Non faccio in tempo a muovere un dito che un corpo massiccio e famigliare mi si para davanti combattendo al posto mio e proteggendomi come uno scudo. «Sapevo mi avresti protetta lupetto.»

Deadly Embrace - Abbraccio Mortale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora