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Mel

La prima cosa che sento è il forte profumo di menta e lime, un raggio di luce mi impedisce di aprire gli occhi per il fastidio.
Grugnisco infastidita, la luce scompare all'improvviso seguita da delle voci che parlano in sottofondo. Qualcosa afferra la mia mano stringendola forte, ricambio la stretta come se sapessi già chi fosse.

Una figura mi compare davanti, il suo volto familiare mi fa avvicinare di più cercando nei miei ricordi un nome a cui accomunarlo. Più mi avvicino più è tutto sfuocato, un senso di appartenenza mi spinge a non avere paura. «Chi sei?» mi tende una mano che afferro subito, senza esitare.
Una luce potente mi offusca la vista.

Di soprassalto mi sveglio, confusa e sudata cerco il lupo al profumo di menta. Axel è seduto accanto a me con la mano stretta nella mia e la testa appoggiata sul mio grembo e gli occhi chiusi.
Accarezzo il suo viso con la mano libera, il viso è contornato da un leggero strato di barba, gli occhi solcati da occhiaie scure e le sopracciglia corrucciate rendono l'idea di come abbia passato questa notte.

Lentamente apre gli occhi, si solleva e stringe un pochino la presa. Sospira sconfortato, mi bacia entrambe le mani e si dirige verso la porta per uscire. Non si è reso conto che sono sveglia. «Non lasciarmi sola...» sussurro senza perderlo di vista. Arresta subito la sua marcia cadenzata e afflitta.

Torna subito accanto me senza pronunciare una parola, si abbassa e posa un bacio sulle mie labbra. Da prima tenero e delicato diventa vorace e voglioso poi disperato.
Una lacrima scorre solitaria ringandogli il viso. «Credevo non ti saresti mai più svegliata. Ho temuto di perderti.» lo prendo per mano e lo faccio sedere dov'era prima «Sono rimasta incosciente per qualche ora, sto bene.» lo rassicuro insicura «Qualche ora? Sei su questo letto da quattro giorni.» Cosa sarà successo da allora? Cerco di rassicurarlo sul mio stato, vorrebbe chiamare il dottore ma lo fermo.

Non sono pronta a vedere qualcuno. Neanche il dottore. «Cos'è successo?» chiedo ancora frastornata. «Hai perso i sensi in preda a dolori e urla strazianti. Dopo averti stesa, è scomparsa in una nube di fumo nera prima che potessimo fermarla.» non so più cosa fare.
Come posso rimediare?

Ho passato così tanto tempo a pensare a me stessa, ad aumentare la mia magia e per un certo senso ci sono riuscita ma, tutto questo per cosa?

Tutta la strada che ho fatto fino ad adesso, tutti gli ostacoli che ho affrontato, tutti i momenti felici che avrei potuto vivere ma che ho allontanato per paura di distruggere tutto, a cosa è servito?
La mia vita così come l'ho vissuta fino ad adesso ha un qualche valore?
In questo momento desidererei addormentarmi tra le braccia di Axel, e spegnermi per sempre.

La morte potrebbe mai alleviare il dolore di una vita? La morte potrebbe mai concedermi il perdono? La grazia?

«Questa vita è una maledizione.» dico tra me e me. «Cosa?» l'espressione scioccata e confusa mi fa riflettere su ciò che ho detto e non pensato. Merda. «Non è niente scherzavo.» mostro il mio sorriso più falso, a cui non crede minimamente.

Lo strattono per un braccio costringendolo a sdraiarsi accanto a me. «Axel?» mi circonda la vita con le sue braccia muscolose «Cosa c'è piccola?» lo stringo forte a me poggiando la testa all'altezza del suo cuore. «Cosa provi per me? Non pensare al legame. Cosa provi davvero per me?» chiedo abbastanza incerta. Voglio saperlo prima di distruggere tutto questo.
Prima di distruggere noi.

«Tu non lo sai ma, molti anni fa, prima di diventare Alpha e di entrare persino nell'età adulta, vidi una donna.
Un giorno per pura casualità arrivai al confine del nostro territorio. Non attraversai il confine, ma camminai sui bordi fino ad arrivare in prossimità di un lago. Lì sulla sponda vidi la creatura più meravigliosa del mondo.
Il vento spostava i suoi capelli ambrati come fossero onde, il sole illuminava il suo sguardo e i suoi occhi verdi come degli smeraldi sembravano incantare. Aveva la bellezza eterea di una dea. Ricordo ogni minimo particolare di lei quel giorno. È stata la prima volta in cui ho desiderato ardentemente qualcuno, nessuno mi aveva mai affascinata come lei. Ho pregato ogni giorno da allora fino a prima di perdere la vista, che lei un giorno diventasse la mia compagna. Non mi importava l'età, ne tutte le altre sciocchezze di quel tipo. Quella donna così perfetta doveva essere mia. Nonostante la mia immaturità di allora mi sentivo già legata a lei. Giorno dopo giorno uscivo alla stessa ora e andavo nello stesso luogo solo per guardarla da lontano. Il solo fatto di poterla ammirare, in quei momenti mi bastava. Quando persi la vista persi anche la speranza. Non mi avrebbe mai guardato, ero diventato cieco. Non avrei potuto bearmi del suo viso sorridente. L'avevo persa prima di averla. Ti ricordi il giorno in cui mi hai restituito la vista?» annui confusa e infastidita. «Quel giorno la rividi.» sollevai la testa di scatto scioccata. Come era possibile? Quel giorno... mi sarei accorta se un'altra donna fosse stata lì con noi...

«Era rimasta uguale, sembrava che per lei il tempo si fosse fermato. Gli occhi, i capelli e il sorriso erano rimasti immutati. Aveva uno scintillio che prima non c'era, sembrava leggermente diversa dentro, ma era sempre lei.»

Perché mi parla di questa donna? Improvvisamente mi sento nervosa e un senso di avversione cresce dentro di me. «Dove l'hai vista?» chiedo non sapendo più cosa pensare.

Se era lei che voleva, perché non è andato con lei? Perché non è rimasto con lei? Mi distrugge sentirlo parlare di un'altra in questo modo, ma perché... Io non lo amo... O si?
Non capisco questi sentimenti fastidiosi... È così frustrante!

«L'ho vista subito dopo aver riacquistato la vista, era già lì di fronte a me. Tra le mie braccia, con uno sguardo speranzoso e un accenno di sorriso.» mi sollevo lentamente per allontanarmi dalla sua presa, invano. Non mi lascia andare.

«Mi dispiace non essere lei. Mi dispiace non essere bellissima. Mi dispiace. È lei che desideri no? Vai. Sei libero di andare.» Mi afferra di nuovo facendomi sdraiare di nuovo accanto a sé. «Sono già con lei... Quando ti ho rivista dopo tanto tempo e mi sono reso finalmente conto che eri la mia compagna, è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Non credevo di poterti mai avere così, o di poterti guardare da così vicino. E per risponderti: io ti amo dalla prima volta che ti ho vista, indipendentemente da tutto, dal primo istante sei rimasta dentro di me.» Non riesco più a fermare le lacrime.

Mi sento così stupida.
Fin dall'inizio parlava di me.
Le sue parole...
Come lui mi vede, nessun'altro mi ha mai vista così.

Il modo in cui lui mi vede mi fa paura.

Una paura folle perché sotto la persona che ero in quei momenti si nascondeva un demone dormiente.
Un mostro.

«Mi dispiace...» singhiozzo sul suo petto, faticando persino a respirare bene. «Ehi piccola, che hai? Non importa se non provi le stesse cose, c'è tempo. Abbiamo tutto il tempo di cui abbiamo bisogno. Ti prego... vederti in lacrime mi distrugge.» mi posa un bacio fra i capelli continuando a stringermi forte a se.

Come mi sento adesso è una cosa fugace perché niente dura per sempre.

Mentirgli non è giusto ma la verità è ancora peggio...
Perdonami Axel, ma io sono sbagliata.
Sono un fottutissimo errore.
Mai sarei dovuta venire al mondo...

Deadly Embrace - Abbraccio Mortale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora