Bevitrice di stelle

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Non si sente mai a suo agio tra gli sconosciuti, attrice esordiente su un palcoscenico su cui mette piede - ogni volta- come se fosse la prima. La donna accanto a lei trangugia, a bocconi giganti, un panino, riempiendosi il petto, prorompente, di briciole e impazienza, dato che non ha aspettato neanche che l'aereo partisse.

Ogni volta che Am sale su un aereo si autoimpone di ascoltare le avvertenze delle hostess e di prestare attenzione a ogni singola parola perché, non si sa mai - Dio, quanta negatività - tutto potrebbe succedere. Tuttavia, puntualmente, nei primi dieci secondi dell'annuncio, metallico, si dimentica degli ammonimenti rivolti a se stessa un attimo prima e inizia, come suo solito, a vagare con la mente - tanto, Dio non voglia, in caso di pericolo ci ridiranno tutto, no? O magari morirò, se è questo che vuole il destino. 

Il momento che preferisce in assoluto è quello del decollo. Il vuoto nello stomaco, i leggeri brividi che percorrono la sua pelle, il sussulto nel basso ventre e la sensazione di staccarsi da terra rendono persino tollerabili le orecchie tappate. Chiude gli occhi un momento, si sente cullare. La testa sprofonda nella pelle ruvida della poltroncina. Nel buio delle palpebre chiuse compaiono, come da dietro un sipario, immagini confuse delle persone che, se pur lontane, abitano la sua mente. 

Signori e signori, vi presento lo spettacolo di questa mattina. Tema del giorno: l'amore, che banalità. Benvenuti nel favoloso mondo di Amelie, ah no. Amelia

Ha quasi il vomito. Si incastrano tra i denti, fastidiose, monotonia e noia, persino a lei, sognatrice utopica.

Che buffo, però, la parola sogno è così collegata con la notte, con le stelle, coi desideri, con una dimensione... magica.

Le viene in mente una poesia di Ragazzoni. Mai le parole le si sono incollate addosso come quando l'ha letta per la prima volta. Quella... dei bevitori di stelle.

L'immagine di gruppi di individui che, come ipnotizzati, corrono verso un fiume a bere il riflesso delle stelle le fa sorridere il cuore.

Ah, se solo ripensa all'ultima strofa, le viene la pelle d'oca.

"Parlava, ed or quella ed or questa

di stelle m'offerse: una ad una...

Ma dissi di no. — Nella testa,

ci ho già, che mi gira, la luna..."

Non c'è descrizione migliore di Am se non "bevitrice di stelle". Ne beve a gran sorsi e mai si sazia, nelle notti più buie ma anche, persino, in quelle più chiare.

Ma basta divagare sulla dimensione onirica, dimensione misteriosa che appare e scompare in un inquietante itinerario che disorienta e fa girare la testa se pur ivi, proprio nella testa, trovi dimora.

È proprio allora che, assorbita da quella voragine di pensieri, la sua attenzione viene richiamata dalla voce fastidiosamente stridula della hostess; sta esortando un uomo, distratto, a chiudere il tavolino, come di norma nella fase iniziale del volo.

Nota, quindi, pochi sedili più indietro, dal lato opposto dell'aereo, un uomo tarchiato, con il viso tondo contornato da capelli così bianchi che sembrano lavati con la varichina. Ha le labbra sottili, incorniciate da una barba candida tagliata simmetricamente e che forma, sotto il suo mento, una piccola montagna innevata al contrario. Gli occhietti sono fessure che si schiudono sopra delle leggere occhiaie. Le dita delle mani, dissonanti rispetto al contesto, sono affusolate e quasi femminili.

Indossa una felpa nera, che evidenzia il profilo della pronunciata pancetta, allacciata fino al collo, dei jeans decisamente più larghi della sua taglia e delle scarpe da ginnastica consumate. I capi di vestiario dell'uomo, di gusto certamente discutibile, risaltano all'occhio della ragazza, più che altro perché contrastano con il costoso pc, che l'uomo tiene appoggiato sulle ginocchia, e con la borsa da lavoro che sbuca da sotto il sedile e che, per quanto brutta, reca il marchio scintillante Montblanc.

Lei quell'uomo l'ha già visto. Ma dove? 

Avvia, come fosse un motore, il cervello e lo sottopone a molteplici quesiti.

Che sia - potrebbe essere- un professore universitario? Vediamo, di che materia? Forse un assistente. Niente, non attiene all'ambito universitario. Se lo ricorderebbe. Che sia, forse, il padre di qualche sua amica? Difficile, di recente non ha conosciuto genitori di nessuna e quelli delle amiche più datate li ha tutti ben presenti. 

L'aria, attorno a lei, viene appesantita dal fumo nero che esce, denso, dalla sua testa. Am è una persona decisamente fisionomista, si ricorda ogni viso. Ogni persona che incontra lascia un'impronta in lei. Si ricorda persino i tratti di coloro che ha visto per pochi attimi, quasi per sbaglio, nel cortile della sua scuola, tanti anni prima, o con cui ha scambiato due parole in una sera d'estate. Ha soltanto bisogno di ricollegare quei tratti al ricordo. Le fa male la testa e non vuole essere indiscreta girandosi continuamente in quella direzione.

Chiude gli occhi, mentre le tempie le pulsano come se qualcosa, dentro la sua testa, premesse per rimbalzare fuori. Grida contro se stessa, contro la sua mente che non riesce a smettere di passare in rassegna una caterva di immagini. 

Basta, tregua, per favore. Dio, quant'è difficile... Ma esiste davvero gente che non pensa? 

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