Epilogo

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Il confine tra sogno e realtà a volte è così sottile che finiamo per non vederlo.

I ricordi si mescolano con i desideri, le paure, i pensieri fino a formare un gomitolo, divengono fili che si annodano e scioglierli può essere estremamente difficile.

Nei sogni i volti possono scambiarsi, le voci confondersi, i rumori perdersi nell'aria, assottigliarsi fino a scomparire.

Amelia si accarezza il petto, dove batte il suo cuore nuovo e con la mano stringe quell'orologio.

Fa scorrere le dita sulle iniziali incise sull'oro, F.L., non riesce a smettere di pensarci.

È consapevole di aver solo sognato quel viaggio, di avere confuso i visi delle persone. L'infermiere, per esempio: deve aver scorto il suo volto in ospedale e averlo inconsciamente associato al facchino. È sogno, è immaginazione, è pura fantasia.

Eppure, alcune cose erano così reali...

Eppure, Filippo ha stretto le sue mani sulla mia pelle.

Eppure, sull'orologio sono incise quelle iniziali, le sue iniziali.

Lo sente, il suo tempo, proprio come la lancetta dei secondi, si è bloccato, volteggia come sospeso e, per qualche strana ragione, non riprenderà il suo corso finché lei non avrà dato un senso a tutto.


Nel frattempo, proprio in quell'istante, un ragazzo passeggia con il cane a Central Park.

Rabbrividisce dentro la giacca, troppo leggera, mentre il vento gli si incolla addosso, provocandogli una sensazione di disagio.

"Ehi... che c'è?" Sussurra all'animale, che lo traina, attraverso il guinzaglio, ai piedi di un grosso masso.

Soltanto per caso abbassa lo sguardo e nota una lettera A, impressa, seppur appena accennata, sulla roccia.

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