The Mark

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Il battito accelera di nuovo. Che cazzo faccio?

"Se ha bisogno di sedersi un attimo, le consiglio di provare il nostro bar" - le dice il receptionist, vedendola sconvolta.

Ok, in fondo che male c'è? Mi siedo un attimo, mi connetto a internet e penso a una soluzione.

Am cammina molto lentamente, col cuore che pulsa fino a vibrarle in gola.

Oh mio Dio, questo è il bar più orrendo che abbia mai visto in vita mia.

La moquette rossa stride violentemente sul pavimento della sala, arredata con bassi divanetti bianchi e neri.

Oh Cristo, hanno scuoiato delle mucche per creare questo capolavoro?

Grossi fari cospargono il soffitto, riflettendosi sul bancone di metallo, pacchiano.

"Cosa desidera?" Le sussurra il barista

Morire, ma lo sto già facendo a quanto pare - ah ah. Ok, basta sarcasmo.

"Un calice di chardonnay, grazie"

Sono appena le 17 ma che importa... l'ora dell'aperitivo si avvicina.

Mentre aspetta il suo ordine, Amelia cerca di rimettere insieme i pezzi. Le si aggrovigliano nelle tempie decine di flash, le tempie le martellano. Riesce quasi a sentirne il rumore.

"Nei casi più gravi può richiedere un trapianto cardiaco"

Forse non dovrei bere vino. Ma che diavolo...

Perché è tutto così familiare? Perché non sono sorpresa di essere malata?

Le viene in mente una sera d'estate. La casa in campagna illuminata soltanto dalla luna e le stelle che, nel buio, brillano come diamanti. La mano della madre, ruvida, stringe un flaconcino. Ha sempre preso dei farmaci per l'allergia ma, in effetti, non l'hanno mai fatta smettere di starnutire.

Le viene l'impulso di scrivere al suo ex fidanzato, il ragazzo con gli occhi grandi e le ciglia lunghe.

Deficiente. Stupida deficiente che non sa stare da sola.

Mentre la coltre di pensieri le getta lo sguardo nel vuoto, la conversazione dell'uomo dietro di lei attira la sua attenzione.

"Lo sai, lo sai..." - Amelia cerca, nonostante la difficoltà, di tradurre ogni parola. "Si tratta di cardiomiopatia"

Che... cosa?

"Sì esatto, il convegno si terrà questa sera"

Si volta leggermente, cerca di non farsi notare.

"Ci sta raggiungendo Simone."

Un convegno. Cardiomiopatia. Un nome italiano. Che sia...?

Non fa in tempo a pensarlo che una fitta le attraversa impetuosa il petto.

"Eccolo"

Attraversa la porta girevole con una giacca di almeno 2 taglie superiori rispetto alla propria. Il commercialista morto. O meglio, il suo medico, in una parola, Simone.

Il calore le avvolge le guance, violento. Non ha scelta, deve parlare con lui.

Amelia si volta di scatto dandogli le spalle, ha bisogno di schiarirsi le idee, capire cosa dirgli, come formulare le frasi. Il respiro affannato, la bocca impastata, la fronte sudata.

"Signorina?" Il barista la fa tornare in sé, porgendole il calice di vino bianco.

Una frazione di secondo, il suo sguardo incrocia quello di Simone.

"Ma lei..."

"Sì" sussurra Amelia con un filo di voce "possiamo parlare?"

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