Dejavu

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"Dio, sei una droga" le soffia sulle labbra Filippo, prima di lasciarsi cadere sulle lenzuola bianche, sfinito. Am lo guarda ridendo, con le guance rosse e i capelli spettinati. Il trucco sbiadito le colora, sotto agli occhi, un'ombra leggera.

È tutto così semplice, naturale.

"Posso confessarti una cosa?"

"Dimmi Am" sospira lui, solleticandole con le dita le gambe lisce.

Mi sento a casa

"È la prima volta che mi succede"

"Non dirmi che eri vergine" sghignazza lui

"Scemo! La prima volta che vado a letto con uno sconosciuto."

"Sai che c'è? Anche per me"

Amelia scoppia a ridere, ride fino alle lacrime.

"Ah grazie" fa lui, mentre le sopracciglia gli si aggrottano "grazie per la fiducia"

"Ma dai, come è possibile? Non ci credo"

"Non crederci"

Am gli stringe dolcemente il viso tra le mani: "Che fai, metti il broncio?"

Dio, mi sembra di conoscerlo.

"Non ti avvicinare così, sei in una posizione pericolosa" - ridacchiando, le stampa le labbra sulle sue, mentre un raggio di sole si insinua dalla finestra e solletica i loro corpi nudi.

Il sapore di lui è agrodolce, lei invece sa di miele.

Il loro bacio viene interrotto bruscamente dalla vibrazione del telefono di Am, che tuona nella stanza, riportandola alla realtà.

Cristo - trasale balzando in piedi.

"Ti posso chiamare?" - è sua madre.

Ecco che ricompaiono, disordinate, le immagini dell'aereo, del commercialista morto, dei genitori. Il cuore a mille.

Le viene l'impulso di digitare il numero.

Ma aspetta, non ho credito.

Ma se mi chiama lei si accorge che non sono in Italia? Pensa Am ad alta voce

"Chi?" Filippo interrompe il flusso dei suoi pensieri.

"Mia... madre. Deve chiamarmi ma non sa che sono qui."

"Tieni il mio e chiamala in hotel. Ho un abbonamento ad hoc."

Ad hoc. Pure i latinismi!

Ti chiamo io mamma, mi daresti il numero dell'hotel? - le scrive, sbattendo con prepotenza le dita sull'iPhone - ho un nuovo abbonamento che mi permette di chiamare in tutto il mondo. Aggiunge.

Non mi crederà mai.

E invece, una manciata di secondi dopo, lo schermo si illumina. Eccolo lì. Il numero dell'hotel, la chiave per accedere, finalmente, alla verità.

Il telefono squilla, una, due, più volte.

"Pronto, Amelia. Ma si può sapere cosa combini?"

Oh cazzo.

"Che... cosa?"

Ottima tattica, fai finta di nulla

"Amelia" ripete il suo nome scandendo ogni lettera "ho sentito Marco finalmente, dice che non ha idea di dove tu sia"

Cazzo, cazzo, cazzo. Che mi invento?

"Lo so, lo so. Ma sai che non lo sopporto, avevo bisogno di un po' di aria, ho deciso di venire qui da..." Oddio, non mi viene nessun nome... ah sì, lei vive da sola da poco, è credibile "Giulia."

"Da Giulia? Dio mio... ma Marco è sempre così disponibile ma..."

"È vero, hai ragione. Ma mi sentivo più a mio agio qui"

"E va bene dai..." sbuffa la donna

"Si può sapere piuttosto che fate? Cioè siete partiti in 3 secondi, non mi avete spiegato niente" sbotta Am, chiudendosi in bagno.

Il silenzio, improvviso, le attorciglia lo stomaco.

"Ci sono un po' di questioni da risolvere"

Questioni? Ma non era un viaggio di lavoro?

"Che questioni?"

"Non mi va di parlarne per telefono Am, su."

"Dimmi almeno cosa riguardano"

"Tesoro, sono cose delicate"

"Riguardano voi?"

Le tornano in mente, scuotendola, le parole dello strano tizio sull'aereo: Commercialista? Io sono un medico veramente...

"Oh mio Dio, riguardano la salute di qualcuno di noi?" aggiunge, mentre il fiato le si appesantisce seccandole la gola.

"Marco te l'ha detto, lo sapevo"

Eccolo lì, un coltello affilato le si conficca tra gola e petto. Non respira.

"Detto cosa?!" adesso sta urlando "Basta, io devo sapere"

"Amelia, tu sei malata."

Come fili invisibili, queste parole, le si annodano attorno ai fianchi, salgono su per la schiena dandole i brividi, si legano attorno al collo e stringono fino a farle esplodere la testa. Ma la cosa più strana è che le sembra di vivere un dejavu. Un assurdo, insensato, spiacevole dejavu.

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