Mentre aspetta che esca il numero del Gate, prima di avviarsi verso il Metal detector, la sua testa rovista un po' nel passato.
Firenze. 7 del mattino, poco meno. Lei, vestita comoda, cammina a passo svelto per le stradine del centro, con le cuffie nelle orecchie. Il cuore gonfio di aspettative. È felice. La riproduzione casuale sembra scegliere per lei le sue canzoni preferite, una dopo l'altra. Guarda l'orologio, è perfettamente puntuale ma non riesce a rallentare il passo a causa dell'impazienza, positiva. Si lascia alle spalle il suo bar preferito coi tavolini in legno, dove fanno quel ginseng così buono da desiderarne altri due, dopo aver finito il primo e il sole, che piano piano sale e si prepara a illuminare il Duomo, sta per creare uno dei suoi capolavori più belli mentre lei entra, a passo svelto, alla stazione; dà un'occhiata rapida al tabellone: 7.07, puntualissima. Lui la vede da lontano, sorride e il viso gli si trasforma in quello di un bambino, con gli occhi dolci e le ciglia lunghe, così allarga le braccia a dire "salta su, piccola mia". Lei arrossisce leggermente e allunga il passo per correre tra le sue braccia. Si baciano e il tempo si ferma, il solo impatto con le labbra di lui le fa perdere la testa, le parole, tutto... Quando si staccano deve sbattere le ciglia per tornare in sé, quindi si prendono per mano e vanno insieme verso il binario.
Parlano tra loro come due bambini, con il mare negli occhi e le mani - quelle libere- che cercano coi gesti di imitare le parole, mentre si guardano e per poco non si mettono a piangere dalla felicità; le loro dita intrecciate stringono forte la presa, come per ribadire il concetto che si amano, cazzo, e si amano da morire. Il braccio destro di lui e quello sinistro di lei si attorcigliano quasi. I loro corpi in perfetta sintonia. Lui sale sul treno, che si è appena fermato, non fanno caso al rumore, non fanno caso a niente... Lei lo aspetta giù, dietro la linea gialla. Posata la valigia, lui si affaccia. "Ti ho portato una cosa".
E lei "cosa, ma se' pazzo?" Le sorride il cuore. Allora lui si avvicina e le lascia cadere su una mano un grosso cioccolatino, avvolto da una luccicante carta verde.
"Ma" sgrana gli occhi lei "è al pistacchio". E giù ad abbracciarsi come se non lo avessero mai fatto prima o come se fosse l'ultima volta che possono stringersi.
Le parole "Ti amo" escono senza nemmeno passare dalla testa, escono dirette dal cuore.
Si baciano, senza sosta, a più non posso. Un bacio dopo l'altro, prima che le porte del treno si chiudano. I baci, veloci, sono briciole ma loro hanno una gran fame. E giù a stringersi e a sperare che quei 3 minuti prima della partenza non passino mai, a desiderarsi a più non posso tra le porte di un treno. Lui un gradino sopra, lei sotto, che ogni tanto indietreggia per paura che il treno parta. Non si stancherebbero mai. Gli occhi stanchi e felici. Poi le porte si chiudono, lei lo guarda e spalanca le labbra. Lui piange ma è un pianto di gioia. "Ti amo" le dice, lo sussurra e lei legge il labiale. Le lacrime gli rigano il viso mentre ride. Una mano sul cuore. Il treno se ne va. Lei aspetta un secondo, poi si allontana, col passo di prima, verso l'uscita. Le vibra la tasca. Un messaggio: "sei il mio goal al 95esimo".
Una fitta le attraversa il petto come un treno. Torna in sé, è uscito il Gate. Corre.
Si prepara mentre avanza nella fila, controlla di non avere anelli o chiavi in tasca, infila il telefono nello zaino, si percorre con le mani ogni centimetro del corpo, due volte. Si guarda intorno ma non vede nessuno dei passeggeri che erano con lei. È confusa. Non starà sbagliando aereo? Poi finalmente scorge una signora che le sembra familiare, e, passato il Metal detector, la segue. Controlla il tabellone. È nel posto giusto. Si passa la lingua sulle labbra secche e si mette a sedere, Filippo non c'è, di suo padre nemmeno l'ombra.
Diecimila nodi alla gola continuano a sciogliersi, al deglutire di lei, e a riannodarsi immediatamente. Ogni volta che una persona le passa accanto, o davanti, o le sfiora una spalla, per sbaglio, o per caso, spera che sia lui ma LUI, quel cretino, non c'è ed i minuti passano incontrollabili, ticchettando negli orologi della gente - che schifo la gente. Ecco l'annuncio, ci siamo, stanno per imbarcarsi. Ultima chiamata per il volo Yzs950 diretto a NYC. Am si accorge di non aver ripreso il telefono dallo zaino, così lo estrae per guardare l'ora e lo ripone nella tasca. Sente che è piena di schifezze. Un fazzoletto usato - maledetta allergia- uno scontrino di una pizzeria - a proposito, che fame - un biglietto. Aspetta. Un biglietto? Ah già il biglietto di prima, a quadretti blu... Lo apre per rileggerlo ed esaminarne la calligrafia e nota un dettaglio di cui prima non si era accorta. In basso a destra, a caratteri minuscoli, due iniziali.
F. L.
Si sente leggermente sollevata.
Sospirando, ripiega, sognante, il foglietto e lo infila nel portafogli, per essere sicura di non perderlo.
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Sete
RomanceOrmai non lottiamo più per nulla, ci accontentiamo della copertina, della superficie. Amelia, con la società dell'apparenza, ci va a nozze. Recita una parte, nascondendo il suo viso leggermente asimmetrico, dietro una linea perfetta di eye-liner e i...