Notte fonda

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La sete adesso è completamente scomparsa, lascia spazio al violento desiderio che i due non possono fare a meno di consumare immediatamente.

Le mani si intrecciano, lei lo trascina nel corridoio, fregandosene del contesto, di tutto. D'istinto, lui le afferra le braccia facendole convergere in alto, la sbatte contro il muro coperto di crepe, assaporando, con vigore, le sue labbra.

"Ti voglio, cazzo se ti voglio"

Il vino colora i loro visi di tonalità calde, serpeggia lungo i loro corpi accesi, punge le loro mani, che si cercano di continuo.

I pensieri, che di solito, come spilli, affondano nella testa di Am pungendole le tempie, si assottigliano e volteggiano leggeri fino a scomparire, dissolvendosi in una nebbia di emozioni che le travolge ogni centimetro di pelle.

L'attrazione, a volte, può essere tanto violenta da strofinare via i contorni delle cose, sospendere due corpi, leggeri come bollicine in un bicchiere di champagne, sopra fili trasparenti, appesi nell'aria. E così loro, due spaghi, un solo gomitolo.

"Chiudi, veloce" sospira lui, con un solo fiato, non smettendo neanche per un secondo di portarle via il rossetto, prepotente. E con un gesto irrequieto lei sbatte dietro di sé la porta di quel lurido bagno, in quello squallido bar che, per qualche misteriosa ragione, adesso luccica di magia.

Nella mente il vuoto, mentre i corpi vibrano fino a esplodere.



Cazzo, Amelia! Torna in te... ma cosa stai facendo?

Ingoia un grumo d'aria che le si annida in gola, mentre si riabbottona i jeans nel vano tentativo di ricomporsi; la luce bianca e fioca li avvolge con gli stracci fastidiosi della realtà.

"Sembra che non riesca a starti lontano neanche per un attimo"

"Oh Dio, Filippo... ti assicuro che non sono in me"

"Cazzo, non tornare in te perché così mi fai impazzire" la bacia sulle labbra consumate.

Okay, okay. Respira.

"E va bene" sorride "mio caro Filippo Landini"

"Shh" la blocca lui, mettendole una mano sulle labbra "Ci farai scoprire"

Cazzo, ho bevuto troppo vino... Ripiomba nella realtà, dolorosamente.

"Usciamo da qui, andiamo a fare due passi... ti va?" Sorride lei, aprendo la porta lentamente. Si guarda intorno, come se in quel posto orrendo importasse a qualcuno di loro, e fa cenno a Filippo di seguirla.

È notte fonda ormai a Central Park, la luce dei lampioni colora di bianco le strade, ancora accese.

Siamo ridicoli - due sconosciuti che si tengono per mano come fidanzati, come se si appartenessero.

Camminano in maniera disgustosamente coordinata, gamba destra dietro la gamba sinistra e così via, ridendo senza ragione, per dimenticare la paura di tornare in hotel. È assurdo, insensato, inspiegabile, tornare in hotel darebbe loro la sensazione di perdersi qualcosa... il sonno, ladro, mangerebbe un pezzo della notte, della loro notte e loro non vogliono rinunciare neanche a un secondo insieme.

Perché ho la sensazione che tutto questo finirà presto?

Dio santo, smettila di pensare per una volta.

Beh, smettere di pensare... mi sembra ragionevole. Dopotutto non sono solo malata, ho mentito ai miei genitori, ho scopato in un disgustoso cesso di un bar qualsiasi con uno sconosciuto e sono a migliaia di km da casa.

Basta!

Le personalità della ragazza si urlano l'una contro l'altra, celate da un sorriso e un bel paio di occhi sognanti.

"Ti hanno mai detto che hai gli occhi del colore del miele?"

Oh Dio, tutta questa rivoltante dolcezza mi dà la nausea!

Sotto sotto le piace, invece.

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