Capitolo 3

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Alla fine tornai a casa a piedi. Era buio e c'era silenzio, tranne per il rumore dei miei passi. A quel punto mi ero completamente ripresa dal drink e avevo appena realizzato che fossi nella merda. Mia mamma mi avrebbe ucciso per essere in ritardo.

Una parte di me era terrorizzata dal fatto che avrebbero potuto rapirmi ma dall'altra parte l'idea di essere rapita non era cosi male rispetto all'affrontare la collera di mia madre..

La possibilità del rapimento non era cosi brutta. 

E pensare che avevo perso tutto quel tempo a discutere con un insopportabile idiota. Strinsi i pugni e distrattamente, con tutta la mia forza, diedi un calcio al bordo del marciapiede, pentendomene subito dopo. 

"Cazzo!" Imprecai appena il dolore si fece sentire. Avvertii le lacrime accumularsi e mi raggomitolai su me stessa.

A quel punto, una macchina si avvicinò dietro di me ma io non riuscivo a muovermi.

Perciò era cosi che sarei morta.

Cercai di camminare zoppicando proprio quando la macchina decise di affiancarmi facendo aumentare il battito del mio cuore. 

Porca vacca. Questa era davvero la fine-

"Hey Amelia, giusto?" Sentii.

Quella voce...voltai la testa mentre Jaden Brown mi salutò dal posto del guidatore con Lola Greene al suo fianco. I capelli di Lola era arruffati e il top al rovescio.

Ottimo.

"Stai già andando via?" chiese, davvero delusa. "Volevo darti un passaggio a casa."

Giusto. "Eh si, dovevo andarmene subito e non volevo farti andare via prima."

"Oh cielo!" esclamò in sorpresa. "Non preoccuparti. Ti daremo noi un passaggio." 

Fare la terza incomoda con la coppia della Lincoln High dopo una sveltina? Non sarebbe stata la mia prima scelta ma non ne avevo altre, sempre meglio che camminare. Perciò salii nei sedili posteriori sentendomi la loro figlia che veniva preso dopo il club del libro. Be', i sedili sembravano abbastanza normali.

"Scusa, qual è l'indirizzo?" Chiese Lola.

Quando lo comunicai, Jaden sembrò sorpreso. "Aspetta, tu sei-"

"Si," risposi. "Mio padre è il coach."  

Lui fece smorfia. "Scusa. Te lo chiederanno in molti."

Mi sentii subito in colpa. Stava solo cercando di essere gentile, come sempre.

"No, tranquillo." lo rassicurai. "Sono solo stanca." Stanca di litigare con quell'idiota.

"Le cose saranno diventate piuttosto folli a casa tua il giorno della partita", commentò Jaden. "L'allenatore sarà a casa a festeggiare."

Soffocai una risata al solo pensiero di mio padre e una festa. Per l'allenatore Hayes l'idea di una festa era rivedere i classici di ESPN in una stanza da solo.

"Festeggiare? Probabilmente è impegnato a pianificare le tue prossime 500 partite." Jaden ridacchiò dolcemente. "Sì, tipico del Coach", concordò. "Hai altri piani per il resto della serata?"

Uhm... essere presa a calci in culo da mia madre?

"Solo riposare. Magari inizio a studiare per il test di statistica." Oh sì, davvero uno spasso.

"E la tua macchina?" chiese Lola con voce preoccupata e le sopracciglia aggrottate.

Mi schiaffeggiai mentalmente. "Merda. Me ne ero completamente dimenticata," mormorai.

"Che cos'ha la tua macchina?" chiese Jaden.

"Non si accende per qualche motivo. Ero venuta alla partita con quella ma ho dovuto lasciarla a scuola".

"Oh, posso aiutarti se vuoi", si offrì.

"Sei sicuro? Voglio dire, la festa c'è ancora..."

"Posso dargli un'occhiata domattina. Passo da, non so, alle 10 e possiamo andare a scuola."

Mi mordicchai il labbro a disagio e guardai Lola, che però mi fece un cenno incoraggiante, beh, comunque non ero una minaccia e non avrei mai fatto niente con il ragazzo di un'altra ragazza.

"Va bene. Grazie," risposi.

"Nessun problema," replicò con un sorriso smagliante.

"Oh, questa è casa mia." Lo avvisai e si fermò nel mio vialetto di casa. "Grazie mille ad entrambi."

"Ciao Amelia!" Esclamò Lola mentre Jaden mi salutava con la mano. Ricambiai e iniziai a camminare verso la porta, mi voltai un'ultima volta appena fui davanti all'ingresso. Erano già nel loro mondo: le sistemò una ciocca, come se fosse una bambola, prima di allontanarsi. 

•••

Girai la maniglia della porta con massima attenzione, sperando e pregando che mia mamma fosse già addormentata e in punta di piedi entrai.

"Sei in ritardo."

Mi bloccai nei miei passi ma mio papà non alzò neanche lo sguardo dai suoi appunti, sicuramente di una partita di football.

"Um, lo so. Scusa."

Sembrava abbastanza infastidito. Mia mamma stava già dormendo, grazie a dio.

"Ho sentito che sei venuta alla partita. Chi ti ha accompagnata?" 

Accidenti. Se sapeva della partita, sicuramente lo sapeva anche mia madre. 

"Jaden Brown," risposi. 

Questo catturò l'attenzione di mio padre. "Brown..." ripetè pensieroso. "È un bravo ragazzo."

Decisi di approfittare dall'apparente simpatia per Jade. "Si, mi aiuterà con la macchina domani. Il motore non partiva; per questo non sono tornata indietro per conto mio."

"Capisco."

Silenzio. 

"È stata una grande partita, papà." 

Per la prima volta, gli occhi di mio padre si accesero mentre mi guardava e si fece sfuggire una risatina.

"Lo è stata, vero? L'Alter High ci aveva quasi raggiunto, ma nel secondo tempo abbiamo..." Nonostante stessi ascoltando, la sua voce si affievolì fino a fermarsi appena realizzò di star parlando con me e non con mio fratello, Daniel. "Be', a letto ora. Vai a svegliare la mamma e dille che sei arrivata. Mi uccide se ti dimentichi." 

Tornò ai suoi appunti sul football e abbassai lo sguardo. "Okay," dissi piano. "Buona notte, papà. Bella partita oggi." Mormorò un piccolo mhm in risposta ma la sua concentrazione su di me era già svanita.

Quella notte, mi sdraiai nel letto e mi domandai come sarebbe stata la mia vita se il football non ne avesse fatto parte.

•••

S/A.

A volte i capitoli sono corti, ma non preoccupatevi mercoledi ne arriverà un altro! ❤👽

The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora