"Quindi tu e Jaden, eh?"
Quando chiusi il mio armadietto, trovai Zack in piedi di fronte a me con le braccia incrociate. Onestamente ero sorpresa. Lo stavo evitando come se fosse la peste.
"Pensavo non ti piacesse," aggiunse malizioso, mantenendo l'espressione indifferente.
Le mie dita si intrecciarono tra loro. "Siamo amici," risposi semplicemente.
"Non sono stupido, Amelia," disse. Il suo tono, i suoi occhi... erano tutti accusatori.
"Cosa intendi?" chiesi stancamente, cercando di allontanarlo il prima possibile. Non andava bene per me stargli vicino.
"Ora che il quarterback è single, devi essere fottutamente felice. Non devi più fare i conti con il mio atteggiamento di merda". Si passò la lingua sui denti. "Sai, pensavo fossi diversa ma sei proprio come tutte le altre ragazze. Vuoi solo il ragazzo super atletico che ti vizi e ti compri tutto ciò che vuoi." Mi fulminò con lo sguardo. "Proprio come ha detto Brad."
Il mio corpo si congelò. Ogni muscolo si irrigidì mentre aumentava in me la voglia di prenderlo a schiaffi.
Tieni duro, Amelia.
"Cosa ha detto Brad?" chiesi lentamente.
"Di come gli hai rivolto la parola solo quando era un giocatore ma che hai smesso appena venne eliminato dalla squadra."
Lo guardai dritto negli occhi. Sembrava che lo avessi tradito, il che era piuttosto ironico.
"E tu gli credi?" Chiesi.
La mascella di Zack si strinse e distolse lo sguardo. "Da sabato, mi hai improvvisamente tagliato fuori e hai passato tutto il tuo tempo con Jaden." Il suo sguardo si posò su di me. "Ho collegato i punti."
Per qualche ragione, sembrava davvero ferito, il che mi fece venire voglia di urlare e piangere per la frustrazione allo stesso tempo. L'incredulità e la delusione in lui si riversarono su di me. Non sapevo perché, ma aspettavo che mi conoscesse meglio.
"Brad non sa di cosa sta parlando." Tornando in me, mi ricordai di girare il mio lucchetto per resettarlo. La mia mano si chiuse attorno al mio lucchetto "Perché parla anche di me? Non mi parla da un anno."
Tieni duro, Amelia, le emozioni non risolvono niente.
"Amelia, mi ha parlato del tuo appuntamento. Di come lo lasciasti appena venne sbattuto fuori."
Non mi trattenni.
"Come scusa?!" Dissi. "Mi ha portato in un parcheggio deserto perchè voleva fare sesso. Si è incazzato quando ho detto di no e mi ha abbandonata lì e poi ha diffuso voci su di me dandomi della brutta e puttana disperata che nessun ragazzo avrebbe mai voluto scopare. Questo te l'ha detto?"
Scivolai a terra e mi appoggiai all'armadietto. Le lacrime iniziarono a bruciarmi gli occhi e feci di tutto per impedire che uscissero ma alcune mi tradirono rigandomi le guance.
Zack sbiancò. "Cazzo. Amelia, mi dispiace tanto. Io-"
"Come hai potuto crederci? Ti sembro quel tipo di persona?" esclamai.
"No, non lo sei." Si inginocchiò all'altezza dei miei occhi. "Mi dispiace. Sono un coglione." Avanzò come per toccarmi ma ritirò la mano quando sussultai. Iniziai a singhiozzare più forte. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che piansi, non riuscivo nemmeno a controllarlo.
"Sei proprio uno stronzo." Tirai su col naso. Non era nemmeno la persona principale con cui ero arrabbiata.
"Hai ragione, avrei dovuto sapere che stava mentendo. Mi dispiace."
Mi asciugai le lacrime in modo disordinato con il polso. "Non... non farei mai... non parlerei mai con te o con chiunque altro perché..." I miei singhiozzi aumentarono e non riuscii nemmeno a completare una frase.
"Lo so," disse piano. "E' solo che... non sono abituato a raccontare alle persone quel genere di cose e all'improvviso sei sparita... per favore, non piangere."
Buttai fuori una grande boccata d'aria. Era bello rilasciare alcune lacrime e cominciai a calmarmi.
"Brad è un fottuto imbecille," disse con rabbia. "Mi dispiace per ciò che ti ha fatto."
Scrollai le spalle. Zack si sedette contro l'armadietto accanto a me e restammo in silenzio fianco a fianco per un po'. La mia mente si era presa un momento di pausa finché non mi ricordai l'ora.
"Non hai l'allentamento tra poco?" chiesi preoccupata.
Girò la testa per guardarmi. "Può aspettare."
Giocai con le dita. "Mi dispiace di non averti risposto. Non pensavo ti sarebbe importato." Non lo pensavo davvero e speravo che non volesse una spiegazione perché in realtà non ne avevo una, a parte di star cercando di non iniziare a provare sentimenti per lui.
"Va tutto bene," disse.
Avremmo dovuto andarcene, tutti e due, ma mi riposai ancora un po' prima di alzarmi.
"Non farai tardi per allenarti, vero?" chiesi, esortandolo a fare lo stesso.
Scosse la testa. "Non ti preoccupare."
Tirai fuori la felpa dallo zaino e me la infilai, tremando un po' nel farlo. Quando guardai il mio riflesso nel mio telefono, mi sfuggii una risata dalle labbra. "Ho gli occhi gonfi," gli dissi. "Se torno a casa così, mia madre mi farà il culo".
"Allora non andare," suggerì. "Resta finché non ti senti meglio."
Premendo insieme le mie labbra. Annuii contro il mio miglior giudizio. Mi guardò e io trattenni il respiro appena si allungò per raddrizzare i lacci della mia felpa.
"Ecco qua, principessa," disse con un sorriso. Sorrisi ed entrambi restammo lì, senza dire un'altra parola.
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The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)
Teen FictionIn una città dove la squadra di football liceale comanda la scuola, Amelia è una delle tante facce tra la folla. Nonostante suo padre sia il coach della squadra, l'idea del 'Friday night lights' di Amelia, ruota attorno allo studio fino a che non si...