"Dimmi, qual è il problema?" chiese, già annoiato, mentre aprivo la portiera.
"Lei ha deciso di non partire più."
Inarcò un sopracciglio scuro, quasi divertito. "Lei?" ripeté.
"Si chiama Josephine," gli spiegai mentre entravo e cercavo di far partire la macchina. "L'ho scelto per Jo March delle Piccole Donne, il mio libro..." I miei occhi volarono su di lui. "Lascia stare." Dubitavo che potesse conoscere quel libro.
"Piccole Donne, eh?" ripeté e le sue labbra si modellarono in un ghigno maligno. "Cosi ti interessano l'azione femminile, non è cosi?"
Cercai di fulminarlo con uno sguardo da rimorso mentre cercavo di accendere la macchina più e più volte, ma il motore rallentava ogni volta.
"Capisco che sei tutta eccitata ma devi calmarti. Finirai per uccidere Joanna."
"Jo," lo corressi.
"Scusa," disse apatico e mi fece cenno di uscire. "Calmati per un secondo, oka? Pensi di potercela fare?"
Ruotando gli occhi mi sedetti per terra. Attesi con espressione piatta fissando la ghiaia per terra, e quando alzai lo sguardo, quasi non svenni. Con estrema tranquillità si era iniziato a togliersi la camicia, come se non fossi li. I miei occhi si spalancarono e fui sul punto di protestare quando fece il gesto per sfilarla, lasciandolo in una canotta aderente da risaltare i muscoli, e lanciò l'altra a fianco.
Unicamente per curiosità, i miei occhi rimasero a fissare il suo corpo perfettamente scolpito mentre aprì il cofano con leggiadria. I muscoli delle braccia si flessero mentre girava attorno ai fili con familiarità. Non mi accorsi di star fissando un po' troppo fino a che i non voltò la testa e i nostri occhi si incrociarono.
Feci cadere lo sguardo immediatamente ma era troppo tardi- ero stata colta sul fatto.
"Serve qualcosa?" chiese compiaciuto.
"Eh?" feci la finta tonta e mantenni gli occhi su di lui.
Scosse la testa ma stava trattenendo un sorriso, poi chiuse il cofano. "Fatto," annunciò e io mi ripulii le mani nei leggings mentre mi alzavo.
"Bene," risposi.
"Nessun 'grazie, Zack'?" disse, in modo cosi seducente che mi fece venir voglia di vomitare. Gli lanciai un'occhiataccia.
"Sto aspettando," cantilenò.
"Grazie," mormorai sottovoce, guardando altrove.
"Scusa, come?"
Alzai lo sguardo per incontrare il suo e un sospirai. "Grazie per l'aiuto, Zack," dissi sinceramente. Non era stato del tutto inutile, dopotutto.
La sua testa si piegò all'indietro soddisfatta e si morse il labbro inferiore. "Qualsiasi cosa per la principessa Amelia. Ma la prossima volta che mi guardi in quel modo, dovrai pagare."
Con sicurezza, si sedette sul sedile del passeggero di Jo mentre dicevo "Io...non ti ho guardato in nessun modo. Adesso scendi dalla mia macchina."
"Mi devi offrire il pranzo, ricordi?"
"Non l'ho mai detto," ribattei.
"Davvero? Ti ho aggiustato Jolene e ti ho offerto una visione di prima classe del mio corpo e non mi compri nemmeno un hamburger? Crudele."
"Sai che si chiama Jo. Adesso scendi."
Scosse la testa. "Perché è così difficile vincere con te?"
"Penso che tu sia troppo abituato al fatto che tutti facciano quello che dici", risposi sinceramente.
Mi aspettai che una risposta sarcastica, ma la sua espressione diventò cupa. C'era ancora un sorriso sulle sue labbra ma era forzato.
"Non so di che parli," disse con i suoi occhi nei miei.
Sentii che qualcosa si legò tra di noi, un senso di tacita comprensione. Forse era nella mia testa, ma mi ritrovai ancora ad arrampicarmi nel sedile del guidatore.
"Cosa vuoi mangiare?"
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The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)
Teen FictionIn una città dove la squadra di football liceale comanda la scuola, Amelia è una delle tante facce tra la folla. Nonostante suo padre sia il coach della squadra, l'idea del 'Friday night lights' di Amelia, ruota attorno allo studio fino a che non si...