In poche parole: la serata fu uno schifo.
Qualcuno doveva aver chiamato i paramedici e ora dovevo spiegare loro che avevo solo bisogno di bere del tè caldo e andare cagare, ma mi portarono comunque via su una barella mentre tutti fissavano.
E poi, l'intera squadra di football fu costretta a farmi visita perché mi ritrovai legata alle flebo. Cioè, l'intera squadra di calcio tranne Zack, che per qualche motivo era scomparso.
Per fortuna, nessuno di loro aveva presa in giro. Grazie a Jaden, lo stavamo andando tutti d'accordo.
"Così Melly," Xavier Smith iniziò. "Come hai fatto a far impazzire Darrington così tanto?" I ragazzi fischiarono e urlano ma Jaden alzò gli occhi al cielo.
"State zitti ragazzi. Sapete che Zack non è così," disse.
Non ero sicura cosa significasse, ma non ebbi la possibilità chiedere perché il rosso, Damien Child, chiese, "è bello, eh?" Alzò le sopracciglia.
"Qualcosa deve compensare il suo atteggiamento irritante," mormorai e il ragazzi andarono su di giri.
"Sei divertente, Melly." Damien annuì con approvazione.
"Ed è anche super intelligente," aggiunse Jaden e mi fece un piccolo sorriso. "Peccato che sia imparentata con il coach."
"Oh, per favore. Ti vedo leccargli il culo tutto il tempo," risposi.
Gli altri ragazzi quasi si pisciarono sotto dalle risate mentre Jaden stava cercando di sembrare arrabbiato, il che ci fece ridere ancora di più.
Nel bel mezzo di tutte le risate, Zack intervenne. Anche tutto sudato, aveva un aspetto fantastico. Un sorriso prese il sopravvento sulle mie labbra.
"Potete lasciarci un secondo?" chiese umilmente, ma non era proprio una domanda.
La maggior parte dei ragazzi iniziò ad alzarsi ma Jaden restò seduto.
"Anche noi siamo qui per vederla," disse Jaden acido. Le mie sopracciglia iniziarono a incresparsi.
Gli occhi di Zack lampeggiarono. "Te lo chiedo gentilmente, J."
"Il coach mi ha chiesto di restare qui. Di tenerla d'occhio," disse Jaden.
"Non è una bambina." Zack lo schernì. Le scintille volavano silenziosamente tra di loro.
Mi schiarii la gola. "Grazie per essere passato," parlai e sorrisi a Jaden. "Lo apprezzo molto."
Stringendo la mascella, Jaden si alzò e la squadra si trascinò fuori dalla porta, ma non senza che Damien mi avesse fatto un occhiolino d'intesa mentre chiudeva la porta.
Zack avvicinò una sedia a me. "Come ti senti?" Era stranamente serio.
"Sto bene," gli assicurai. "Tutti stanno esagerando".
"Sei svenuta. Poteva essere qualcosa di brutto," disse molto serio.
"Ma non lo era," feci notare. Allungandomi, misi la mia mano sulla sua.
"Tutto questo e sei tu quella che mi conforta," disse con un sorrisetto.
Feci spallucce con un sorriso e per un momento tutto tacque.
"Grazie per avermi portato fuori," dissi, rompendo il silenzio.
"Di niente, Principessa," disse senza esitazione.
Buttai fuori un sospiro seccato ma sorridendo. Lui ricambiò prima di scuotere la testa.
"Non è così che immaginavo che sarebbe andata questa serata," affermò, quasi grugnendo.
"Nemmeno io," risi. Per non dire altro.
Esitò per un momento, poi iniziò: "Senti, ho qualcosa da chiederti-"
Giusto in tempo per rovinare le cose, la porta si aprì e mio padre entrò impassibile e ci fissò. Spaventata, tolsi immediatamente la mia mano da quella di Zack.
"Darrington," disse mio padre rudemente. "È ora che tu te ne vada."
Però, non stava guardando Zack. Guardava me.
Zack sembrò voler protestare, ma lo pregai con gli occhi di non farlo. La sua mascella si strinse e sembrò capire che la sua permanenza non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose.
"Rimettiti, Amelia," disse e se ne andò.
"Pensavo che tua madre ti avesse detto di stare lontano da lui," mi rimproverò mio padre non appena la porta venne chiusa.
Il mio labbro si arricciò leggermente e distolsi gli occhi da lui.
"Mi sento bene, papà. Grazie per avermelo chiesto," dissi sarcasticamente.
Non rispose. I suoi occhi guardarono la felpa di Zack, che i dottori mi avevano tolto.
"Zack non è un bravo ragazzo, Amelia. Conoscevo suo padre. Quella famiglia... sono un mucchio di-"
Non potevo sopportarlo oltre. "Non lo conosci nemmeno," dissi per niente in accordo con le sue parole, scuotendo la testa per la delusione.
"E tu?!" gridò. Non lo avevo mai sentito così arrabbiato. In effetti, fui sorpresa di notare che fosse in grado ancora di raccogliere delle emozioni nella sua voce.
"Sì," risposi. "È una brava persona, papà. Non è suo padre."
"Sei stupida, Amelia. Hai sedici anni. Non puoi pensare che da una brutta persona ne venga fuori una migliore."
"Non sono stupida, papà. Per favore, non insultare la mia intelligenza."
Mi ignorò. "Cos'è?" interrogò. "Vuoi piacere ad un ragazzo? Perché non ti piace un ragazzo come Jaden?"
"Non sta a te decidere chi mi debba piacere. Non capisco. Non ti importava mai di me prima, quindi perché ti importa adesso?" chiesi stancamente.
"Non fare la spavalda, Amelia," avvertì. "Sono tuo padre. So cosa è meglio per te."
"Come fai a sapere cosa è meglio per me?" Chiesi. "Non mi conosci nemmeno. Non mi parli. Mi hanno portato via su una barella e la prima cosa che fai quando mi vedi è criticarmi." Mantenni la mia voce il più uniforme possibile, ma era tremante.
"I dottori hanno detto che stavi bene," disse freddamente.
"Quindi? È così difficile chiedermi come mi sento? Devo morire cosicché tu possa mostrare anche solo un po' di attenzione nei miei confronti?"
"Sei sempre così emotiva," disse deluso, anche se avevo mantenuto la mia voce controllata per tutto questo tempo, come sempre.
"È così brutto avere emozioni?" chiesi con calma.
Il suo viso si indurì. Si spense. "Tutto quello che hai avuto con lui è finito. Ne parlerai con tua madre a casa." Detto questo, si alzò ed uscì, senza nemmeno preoccuparsi che stessi piangendo.
S/A.
Non so voi, ma io odio suo padre👽
🏈Come reagirà Zack a tutto questo?
Lasciate un voto ed un commento se vi è piaciuto! ❤️
A presto, Xx.
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The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)
Teen FictionIn una città dove la squadra di football liceale comanda la scuola, Amelia è una delle tante facce tra la folla. Nonostante suo padre sia il coach della squadra, l'idea del 'Friday night lights' di Amelia, ruota attorno allo studio fino a che non si...