"Sono una criminale! E se finisse sulla mia fedina penale? E se l'Università della Pennsylvania ne venisse a conoscenza?" Ma cosa più importante, mia madre mi avrebbe fatta a pezzi e poi fritta.
Zack mi guardò come se volesse trattenere una risata. "Non sei una criminale," disse. "Non ti hanno nemmeno fatto un verbale, hanno solo chiamato i tuoi genitori."
"Praticamente è la pena di morte," mormorai.
Parlando del diavolo, l'auto di mio padre si fermò e aveva appena parcheggiato quando mia madre uscì d'assalto, mio padre la seguiva. Con un'altezza di appena un metro e cinquanta, mia madre con quell'espressione sul volto avrebbe potuto spaventare un bodybuilder in questo momento. La immaginavo come una palla di fuoco furiosa che rotolava verso di me. Zack ed io ci alzammo immediatamente dal marciapiede.
"Amelia, che diavolo?!" mia madre gridò non appena fu di fronte a me. E fu proprio in quel momento che capii in quanta merda mi trovassi. Non imprecava mai in pubblico. "Irruzione?! E perchè sei fuori con un ragazzo così tardi?"
Mi mordicchiai il labbro per non far notare che fossero appena le sei di pomeriggio.
"Mi dispiace, io-"
"Che diavolo stai facendo? Fumi? Bevi?" esclamò.
"Cosa no!" Dissi. "Mamma, davvero, tutto ciò che ho fatto è stato sedermi sul campo".
Lei mi fissò. "Non ti credo. Hai un esame di cinese tra un paio di giorni e sei qui fuori a farti beccare dalla polizia come una specie di criminale di basso rango. Dovresti studiare!"
Abbassai la testa. "Mi dispiace," cominciai a scusarmi di nuovo quando sentii Zack afferrarmi il polso.
"È colpa mia. Le ho chiesto di venire con me," disse, mettendosi di fronte a me. I miei occhi si spalancarono mentre lo maledicevo mentalmente.
L'attenzione di mia madre si spostò su di lui. "E tu chi sei?" chiese velenosamente.
"Zack Darrington," rispose con calma. "Sono un suo... amico."
Il suo viso si contrasse in una smorfia e per un secondo mi domandai se lo volesse colpire. C'era più di trenta centimetri di differenza di altezza tra loro, ma mia madre sembrava tutt'altro che intimidita.
"Non voglio che mia figlia vada in giro con della gentaglia come te. I ragazzi come te... i tuoi genitori ti hanno cresciuto male," disse con tono di scherno.
"Mamma, smettila!" Protestai, inorridita. Riuscii a vedere la rabbia lampeggiare negli occhi di Zack, ma si trattenne dal dire qualcosa. "Non ha fatto niente, mamma. Sono stata io quello che-"
"Amelia, fermati," mi ammonì Zack.
"No!" Negai. "Mamma, non abbiamo fatto niente di male-"
"Non rispondermi, signorina!" mi rimproverò lei.
Abbassai il tono. "Mamma, ti giuro che non succederà più, quindi per favore, parliamone a casa," pregai.
Si rivolse a mio padre. "Vorresti dire qualcosa?!" si lamentò con lui.
Lo supplicai in silenzio mentre si schiarì la gola. "Ascolta tua madre," disse. Lei gli lanciò uno sguardo di avvertimento e lui sospirò. "Darrington." Si rivolse a Zack. "Resti in panchina questo venerdì."
"Che cosa?!" esclamai mentre il viso di Zack impallidì. "Papà, per favore non farlo. Mi dispiace, va bene? Vi ho detto che non succederà più."
"Coach, per favore, non mi metta in panchina," disse Zack con una voce cosi debole che non mi sarei mai aspettata da lui.
"Andiamo via," disse mia madre. "Amelia, forza!" Lanciò uno sguardo a Zack. "Non voglio più che tu vada in giro con i teppisti."
"Mamma-" insistetti.
"Adesso!"
Mio padre mi prese per un braccio e iniziò a portarmi via. Mi girai per guardare Zack mentre la distanza tra noi aumentava. Rimase a fissarmi.
"Amelia!" mia mamma avvertì quindi accelerai i miei passi ma appena li raggiunsi, mi guardai indietro di nuovo.
S/A
Questo è un doppio aggiornamento, cap 24 subito in arrivo...
Xx.
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The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)
Teen FictionIn una città dove la squadra di football liceale comanda la scuola, Amelia è una delle tante facce tra la folla. Nonostante suo padre sia il coach della squadra, l'idea del 'Friday night lights' di Amelia, ruota attorno allo studio fino a che non si...