Capitolo 17

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Quella notte mi spaventai a morte, per dirla in breve. Per la prima volta, qualunque fosse stata l'attrazione provata per lui andava ben oltre quella fisica. Ancora più spaventoso era il fatto che avessi creduto che avrebbe potuto provare qualcosa anche per me, quando in realtà aveva milioni di ragazze intorno a lui con cui non riuscivo nemmeno a confrontarmi.

Non aveva senso costruire questa fantasia, quindi feci quello che sapevo fare meglio: mettere da parte i miei sentimenti e smetterla.

Non risposi ai suoi messaggi e non permisi a me stessa di pensare a lui. Invece, incanalai la mia energia dove doveva stare: nello studio.

•••

Jaden sembrava quasi del tutto normale quando entrò a Statistica lunedì, il che mi fece sorridere. Vedere qualcuno che meritava di essere felice ma sentirlo così a pezzi faceva davvero schifo.

Non appena il signor Bates ci diede del tempo libero per lo studio, sapevo già che avrei ricevuto le sue scuse.

"Amelia, mi dispiace tanto per sabato." Si strofinò la nuca. "Onestamente, non riesco nemmeno a ricordare la maggior parte delle cose. Di solito non bevo così, ma..." La sua voce si affievolì e strinse le labbra.

"Ho capito; stai passando un brutto periodo," dissi piano. "Non ti preoccupare."

Sorrise un po' ma non era un sorriso felice. "Lo sanno tutti, eh?"

"Più o meno" ammisi. Non aveva senso mentire. "Va tutto bene, però," aggiunsi velocemente. "Penso che sarebbe più strano se tu sembrassi del tutto normale."

"Mi sento un idiota," borbottò.

"Non lo sei assolutamente," lo assicurai.

Mi regalò un sorriso addolorato. "Non le importa nemmeno ed eccomi qui, a ubriacarmi e a piangere ogni volta che qualcuno dice il suo nome."

"Non dirlo," insistetti. "Le importa decisamente. Ha solo un modo diverso di mostrarlo." In effetti, era abbastanza ovvio che la rottura la stesse colpendo. Avevo intravisto Lola nei corridoi e sfoggiava una frangia appena tagliata e occhiaie scure.

Fece spallucce. "Ho sempre avuto bisogno di lei più di quanto lei avesse bisogno di me." Abbassò lo sguardo. "Ecco perché ha deciso di chiudere; eravamo troppo dipendenti uno dall'altro."

Una parte di me era sorpresa che mi stesse dicendo tutto questo, ma immaginavo che fosse il tipo che superava le cose parlandone con tutti.

"Sai, ho pensato che fosse una buona cosa", continuò. "Trascorrere del tempo insieme, fare domanda negli stessi college, pianificare il nostro futuro insieme... ho pensato che fosse quello che voleva."

Sembrava così ferito e confuso che avrei voluto abbracciarlo e dargli una risposta, ma il mio consiglio sarebbe stato inutile come quello di un bambino, se non peggio.

Ripensandoci, ricordavo cosa disse Zack.

"Penso che lei voglia solo che ti concentri su te stesso per un po'," suggerii. "Probabilmente anche lei ha bisogno di quello. Questo non significa che non tornerete mai più insieme."

La sua espressione diventò un po' meno cupa e annuì lentamente, come se cercasse di convincersi che quello che stessi dicendo fosse la verità. "Credo sia vero. Voglio dire, non so nemmeno come ci si sente ad essere single."

Feci un piccolo sorriso. "Te lo prometto; non è così male come pensi. Lo sto facendo da sedici anni."

Sorrise di rimando. "Quindi devi essere una specie di esperta, eh?"

"Puoi dirlo forte," risposi.

"Beh, forse potresti aiutarmi, darmi qualche consiglio," suggerì.

"Sull'essere single?" Chiesi. Doveva scherzare. "I tuoi amici sembrano essere abbastanza bravi in ​​questo." O meglio, sembravano essere bravi a evitare le relazioni impegnate.

Scosse la testa. "I ragazzi non parlano davvero di emozioni e cose del genere e tutte le mie amiche sono amiche di Lola." Si schiarì la voce. "Non tutte almeno," si corresse velocemente.

"Quindi vuoi che sia la tua terapista gratuita."

Ci pensò su. "Ti comprerò da mangiare."

I miei occhi si illuminarono interessati. "Che tipo di cibo?" Chiesi.

Rise della mia espressione. "Qualunque cosa tu voglia," rispose.

Feci finta di pensarci su ma avevo già deciso nel momento in cui lui l'aveva offerto. Vivere con mia madre significava che raramente ricevevo cibo spazzatura, a meno che qualcuno non me lo comprasse. "Ok, affare fatto."

Per la prima volta durante quell'ora, fece un vero sorriso.


S/A

Ik, capitolo corto ma ne arriverà un altro nei prossimi giorni :)



Ps: se non l'avete ancora fatto e se volete potete andare a leggere la mia nuova storia "Would you rather...", la trovate sul mio profilo 👽❤

The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora