Capitolo 19

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Mi promisi di non pranzare più con Jaden. Le voci sul fatto che fossi una sfascia coppie si erano diffuse a macchia d'olio, ma rimasi d'accordo sull'uscire con lui dopo la scuola. Non avrei lasciato che stupide voci del liceo si fossero messe in mezzo nella mia amicizia con lui.

Si scoprì che l'idea di Jaden di "insegnargli come essere single" era più come "insegnargli come riconquistare Lola". Non mi dava fastidio quanto lui parlasse di lei perché ricevetti un McDonald's gratis ma non potevo dire se volesse davvero andare avanti o meno.

"Hai pensato di farti una pedicure?" Suggerii un giorno da Starbucks.

"Sono un ragazzo, Amelia," rispose. Alzai subito gli occhi al cielo.

"Beh, ovviamente hai un fragile senso di mascolinità." Se Laurie di Piccole Donne fosse esistito, ero sicura che sarebbe stato subito pronto a farsi fare la pedicure.

"Ehi!" protestò, offeso.

Non mi rimangiai quello che avevo detto. "Da quando una pedicure stabilisce se sei un uomo o no?" Io sfidai.

Mi lanciò uno sguardo aguzzo. "I ragazzi della squadra mi prenderebbero a calci in culo". 

Sfortunatamente, aveva probabilmente ragione. Tutti questi anni di lettura della letteratura mi avevano portata a una conclusione importante: la società faceva schifo. Tuttavia, dissi: "Direi che gli uomini che si sottopongono a pedicure sono più sicuri della loro mascolinità rispetto a quelli che non lo fanno."

Fece una smorfia, chiaramente contrario a ciò che avessi detto, ma tutto ciò che chiese fu "come aiuterebbe comunque?"

"È cura del proprio corpo," risposi, rivolgendo la mia attenzione ai miei compiti. Incontrarsi con Jaden dopo l'orario scolastico significava essere multitasking. Fortunatamente, sembrava non importargli.

"Parte dell'essere soli è prenderti cura di te stesso. Soprattutto tu perché ti alleni così tanto." Avevo letto un paio di libri di miglioramento personale prima di incontrare Jaden. "Ooh! Dovresti fare un bagno con le bolle."

"Amelia," iniziò come se fosse deluso da me. "Non mi farò un bagno con la schiuma."

Interruppi la mia scrittura. "Perché chiedi il mio aiuto se non hai intenzione di fare niente di ciò che suggerisco?"

"Faccio quello che mi suggerisci!" protestò. "Ascolta la musica, metti via le foto di lei, riorganizzare la mia stanza." 

Um. Forse tutto quello che stavo suggerendo era troppo superficiale.

"Dovresti tenere un diario," proposi. "Scrivere i miei pensieri mi aiuta sempre a organizzarli. Annota tutto ciò che hai in mente."

"Questo potrei farlo," concordò.

Mi fermai. "Sai che niente aiuterà tanto quanto il tempo, vero?"

Guardò il bicchiere d'acqua e si aggiustò il maglione a girocollo. "Lo so. Mi sono sentito meglio, però, grazie a te." Mi sorrise dolcemente e scrutò i miei appunti. "Che cos'è?" 

"I miei codici," dissi, cercando di non far uscire un sospiro.

"Codici?" lui ripetè.

"Codifica. Come l'informatica." Ad essere sinceri, questo era il modo migliore che potessi pensare per spiegarlo.

Sbirciò i miei appunti. "Sembra solo un mal di testa."

"Lo è," concordai immediatamente. "Ma è un mal di testa che mi garantirà un lavoro".

Jaden annuì lentamente in comprensione. "Sei davvero intelligente, lo sai, vero?" 

Emisi un suono come un 'pff'. "Le basi della programmazione non sono così difficili."

"Inoltre, i tuoi appunti di Statistica erano una bomba," aggiunse. Un piccolo sorriso si insinuò sulle mie labbra. Stavamo discutendo se fossi intelligente o meno? 

"Lo sforzo che tu metti nel calcio, io lo metto nello studio," spiegai. "Chiunque potrebbero farlo se solo ci provasse davvero".

"Io ci provo, però," disse Jaden pensieroso, strappandomi una risatina. "Ma non sto studiando mentre siamo in giro."

"Ti da fastidio? Posso prendermi una pausa-"

"No, va bene. So che stai ascoltando." Rise tra sé. "Non ho mai visto qualcuno a cui piace studiare quanto te."

Non mi piaceva studiare, lo facevo e basta. "Cos'è che dite ragazzi?" Chiesi. "Il duro lavoro non si ferma mai?" Quelle parole dette da me suonavano strane e mi imbarazzai.

Scoppiò in una fragorosa risata. "Sei così carina. Vuoi un'altra focaccina o altro?"

Sbattendo le palpebre goffamente al suo commento, mi concentrai sui miei appunti. "No, grazie."

Mi guardò studiare in silenzio per un momento, poi disse: "hai una bella calligrafia".

Alzai lo sguardo e un sorriso apparve sulle mie labbra. "Grazie?" Dissi. Era un complimento che non avevo mai ricevuto prima. Scossi la testa. "Sei, tipo, il ragazzo più dolce in assoluto, Jaden."

"Me l'hai già detto," disse con un piccolo sorriso.

"È vero." Come poteva un ragazzo così gentile essere il migliore amico di uno come Zack? Jaden era il tipo di ragazzo che trasmetteva gentilezza appena lo si incontrava. Con Zack, era come se dovessi dimostrare di essere degno della sua esistenza. La mia mascella si strinse.

Le mie mani prese con urgenza il frappuccino e Jaden mi guardò, sbattendo le palpebre, mentre lo tracannai finché non mi si bloccò il cervello per il freddo.

"Devo andare," annunciai.

"Oh, uh, ok..." balbettò Jaden. Mi osservò scioccato, mentre mi affrettavo a mettere via le mie cose. "Ci vediamo domani."

Annuii e prima di uscire, mi assicurai di dargli un cenno in modo da non farlo preoccupare. Lui ricambiò con un caldo sorriso.

Quanto era dolce.

The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora