S/A.
Anche questo è un doppio aggiornamento, Xx.
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Ero pazza. Ero una stalker. Seriamente, cosa c'era che non andasse in me? Io-
"Devi entrare?" disse una voce.
Stavo camminando fuori da ben dieci minuti da quando chiamai mia madre dal telefono di Ella per convincerla, in qualche modo, a farmi andare ad un "incontro con l'ufficiale delle ammissioni della UPenn che capitava una solo una volta vita."
Guardai il proprietario della voce, un ragazzino, e lo riconobbi subito dalle foto a casa di Zack. Per non parlare del fatto che fosse una copia esatta di suo fratello solo con i capelli più lunghi e le guance più paffute.
"Uh, sì. Sto solo aspettando," dissi con un goffo cenno del capo.
"Il tuo ragazzo?" chiese.
Risi. "No, non ho un ragazzo."
"Oh. Guardi i cartoni animati?" chiese.
"Um... ne ho guardati un po'," risposi.
"Hai visto I Rugrats?" continuò a chiedere. Scossi la testa e poco dopo, ecco iniziò raccontarmi l'intera trama di I Rugrats. Onestamente, era abbastanza divertente. Anche la sua custodia del telefono era di Rugrats.
"Dovresti guardarlo," insistette dopo avermi raccontato l'intera trama.
"Lo farò," concordai con un piccolo sorriso.
"Puoi guardarlo con me. Non ho una ragazza."
Mi sfuggì una risata sorpresa e per la prima volta dopo tanto tempo un sorriso genuino si formò sul mio viso. "Sei in gamba, ragazzo."
Quasi dimenticai di essere venuta qui per parlare con Zack finché non si fermò con il suo pick-up. "Tommy, cosa fai fuori?" lo rimproverò mentre si avvicinava. Nervosamente, iniziai a passarmi le mani tra i capelli e mi preparai mentalmente alla nostra discussione.
"Non dovresti essere qui," disse. Il mio cuore affondò. Non sapevo cosa aspettarmi.
"Lo so," risposi. "Ma dovevo dirti che mi dispiace. I miei genitori non avrebbero dovuto trattarti in quel modo."
Fece una smorfia. "No, hanno ragione. Sono io che ti ho messo nei guai."
"Solo per esserci seduti nel campo di football della scuola? Non è una scusa per quello che hanno detto."
Strinse le labbra insieme. "Grazie. Dovresti andare."
Il modo in cui parlava... era come se stesse dicendo addio.
"So che è colpa mia," iniziai, la mia voce uscì frettolosa. "E so che non sarei dovuta venire, ma non tu non vuoi parlarmi e i miei genitori sono incazzati con me e tutti a scuola pensano che io sia una sfascia coppie e io- non posso-" E dal nulla, stavo piangendo ancora una volta come una patetica. Quando Zack si fece avanti per abbracciarmi, lo avvolsi completamente con le braccia e lo tenni stretto a lungo perché per tutto questo tempo, era l'unica cosa che mi serviva.
"Perché pensi che sia colpa tua?" chiese piano. "Non è colpa tua, niente di tutto questo lo è." Mi accarezzò i capelli con cura come se mi fossi potuta rompere da un momento all'altro.
"Ragazzi, potete smetterla?" Una voce irritata si fece sentire. Solo in quel momento mi resi conto che Tommy fosse ancora qui e mi allontanai bruscamente.
"Scusa," mi scusai imbarazzata mentre Tommy mi guardò con gli occhi socchiusi.
"Pensavo avessi detto che non avevi un ragazzo," mi accusò.
"Ed è così. Zack ed io siamo amici," risposi, senza osare guardarlo.
Tommy sbuffò. "Mio fratello non ha amici," ribattè.
"Cosa hai detto?" disse Zack e lo sollevò, facendo ridere Tommy. Il suo sorriso era contagioso.
"Possiamo entrare ora che avete finito di essere disgustosi?" disse Tommy. Zack ed io ci scambiammo un'occhiata e lui annuì. "Bene," disse Tommy, prendendomi per mano e lasciando indietro Zack.
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The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)
Teen FictionIn una città dove la squadra di football liceale comanda la scuola, Amelia è una delle tante facce tra la folla. Nonostante suo padre sia il coach della squadra, l'idea del 'Friday night lights' di Amelia, ruota attorno allo studio fino a che non si...