Quando arrivai a casa, l'aroma piccante delle polpette di pesce fritto al peperoncino rosso mi fece venire l'acquolina in bocca. Mia madre era Coreana e qualche volta preparava cibo coreano, che adoravo. Di solito, però, lo mangiavamo solo quando lo volevano mio padre o mio fratello. Perciò mi chiesi per quale occasione fosse.
"Sono a casa!" Dissi mentre lasciavo lo zaino al suo posto vicino al mio pianoforte.
"Amelia, assaggia questo," mia madre si precipitò verso di me con un cucchiaio di legno fumante nella sua mano. Lo avvicinò alle mie labbra e quasi morii sul posto.
"È squisito," dissi entusiasta e sorrisi.
"Serve più piccante?"
"Uhm... leggermente," dissi.
"A tuo padre e Daniel non piace il cibo piccante," commentò.
"Allora, va bene cosi."
"Siediti," istruì. "Com'è andata a scuola? Sono a posto i voti? Com'è andata la verifica di Statistica?" mi bombardò di domande appena mi servì un piatto molto leggero. Mia madre stava molto attenta a ciò che mangiavo e a quanto. Aveva un vitino da vespa e voleva che anch'io fossi come lei.
"È andato bene." L'ultima volta avevo pensato che fosse andato molto bene, ma avevo preso una B.
"Tutto qui?" ripetè preoccupata. "Ti servono ripetizioni?"
"No, andrà bene." Il mio voto di Statistica era 91 in quel momento e mi rendeva molto nervosa ma l'idea di ripetizioni di mia madre era quella di una donna coreana che urlava ai suoi studenti ogni volta che sbagliavano qualcosa. Dovevo solo incrociare le dita e sperare che salissero.
"Il tuo insegnante di pianoforte mi ha detto che fai ancora fatica con il pezzo di Liszt. Hai fatto pratica ieri sera?"
Presi una polpetta di pesce con le mie bacchette. "Si è difficile perché ho le mani piccole. A malapena raggiungo un'ottava."
Mia madre fece una smorfia come se stesse pensando a chi chiedere per farmi ingrandire le mani magicamente.
"Be', la competizione è tra un mese," mi ricordò, "Non distrarti. Non hai tempo per il football e quant'altro."
Smisi di masticare. Perciò per questo aveva preparato questa cena, una scusa per parlare di quella serata. Sicuramente mio padre l'aveva avvertita del mio ritardo di quel venerdì. Onestamente, ero sorpresa che avesse deciso di non sgridarmi. Ma ancora, non sapeva che fossi andata ad una festa o mi fossi ubriacata o litigato con qualcuno.
"Uscire è stato uno sbaglio," le dissi.
"E hai anche meno tempo per studiare per l'esame di Statistica."
Premetti le labbra. Aveva ragione, come sempre.
"Tesoro, non voglio stressarti ma questo è il terzo anno. E se non riuscissi ad entrare alla UPenn?"
Volevo davvero andare alla Pennsylvania? Senza dubbio era un'ottima scuola ma il freddo, il modo di pensare del 'io sono più ricco e più intelligente di te...' faceva davvero per me?
"Farò meglio la prossima volta," dissi.
Prima che potesse protestare, mio padre entrò, l'attenzione rivolta ai suoi appunti. Si versò dell'acqua nella sua tazza della Lincoln High e poi finalmente tolse lo sguardo dai fogli.
"Dov'è Daniel?" chiese immediatamente di mio fratello minore.
"A casa di un amico," replicò mia madre.
Come sempre. Daniel poteva uscire e giocare ai videogiochi anche nei giorni di scuola. Un sospiro di gelosia e fastidio scappò dalle mie labbra.
Mio papà annuì. "Andrò alla partita con lui dopo. È la torta di riso?"
"Si. Ti prendo un piatto."
Mio padre si sedette di fronte a me, scrivendo i suoi appunti mentre mia madre cucinava il piatto per lui. Il solo suono di mia madre che si muoveva in cucina preparando il suo piatto gli fece venire ancor di più l'acquolina in bocca.
Come sempre, ci sedemmo senza parlare perciò fui sorpresa quando mio padre chiese, "com'è andato il pranzo con Zack?" c'era della disapprovazione nel suo tono.
Mandai giù la torta di riso troppo presto e iniziai a tossire. Mio padre mi guardò e afferrai il bicchiere con l'acqua. Dopo aver tossito insistentemente e aver ingoiato a fatica, iniziai a sorseggiare piano per inventare una risposta.
"Nulla di che," dissi alla fine.
Mia madre diede a mio padre un piatto colmo di cibo. Le sue sopracciglia sottili si corrugarono e intuii subito il perchè. Il suo viso era allarmato, per non dire altro.
"Hai pranzato con un ragazzo?" chiese come tradita dal mio comportamento.
"Non è andata proprio così," negai subito. "Mi ha aiutato a riparare la macchina, così gli ho offerto il pranzo per ripagarlo." Il suo volto rimase colpito. "Non abbiamo nemmeno mangiato insieme," aggiunsi. Questo la rilassò notevolmente.
"Va bene," disse alla fine. "Ma sai che non hai tempo per i ragazzi."
"Sembrava che steste litigando fuori", commentò mio padre sospettoso.
"Eh? Oh, no. Stavamo più... scherzando."
Rimase in silenzio per un po'. "Va bene. Ma stai attenta con quel ragazzo, Amelia. Non voglio che stia intorno a lui."
Mi chiesi quanto mio padre sapesse di Zack. Lo conoscevo a malapena da pochi giorni ed ero già consapevole dei problemi di rabbia, riferimenti sessuali e molta modestia. Mio padre lo conosceva da anni invece, doveva saperne di più.
"Non pensare ai ragazzi. Sono una distrazione." aggiunse mia madre. "Potrai avere un ragazzo quando avrai finito il college."
Di nuovo mi strozzai.
Fidanzato?! Zack Darringon?! Che battuta...
"Non è così", ripetei. "Io e lui non ci parliamo nemmeno, lo giuro." Mi alzai e lavai i piatti. "Grazie per il cibo, mamma," dissi e salii le scale per poi chiudermi in stanza a chiave e iniziare a studiare per il mio test di cinese mandarino.
Di tanto in tanto, mi sbirciai un paio di scene di un Kdrama: il tipo di scene che mi facevano venire voglia di volare in Corea e innamorarmi. Ma io sapevo che quella non fosse la realtà. L'amore giovanile non era pensato per persone come me senza tempo libero, facce normali e genitori iperprotettivi, o uno nel mio caso.
Non riuscivo nemmeno a ricordare l'ultima volta che mi fosse piaciuto davvero un ragazzo, specialmente uno che mi avesse ricambiato. In effetti, non riuscivo nemmeno a ricordare l'ultima volta che abbia parlato con un ragazzo che l'abbia trovato attraente, tranne Jaden Brown.
Ma il fatto era che: a me non piaceva Jaden Brown e non solo perché aveva una ragazza. Apprezzavo il fatto che esistesse un ragazzo buono e gentile come lui. Avrebbe potuto comportarsi come Zack, ma non lo faceva. Il solo pensiero di Zack mi fa rivoltare lo stomaco.
Mia mamma aveva ragione. I ragazzi erano distrazioni, anche egoiste, maleducate, perverse. Perché avrei dovuto pensare a lui comunque? Non gli avrei parlato mai più.
S/A.
Ho aggiornato prima e per Natale avrete un altro aggiornamento ❤👽
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The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)
Teen FictionIn una città dove la squadra di football liceale comanda la scuola, Amelia è una delle tante facce tra la folla. Nonostante suo padre sia il coach della squadra, l'idea del 'Friday night lights' di Amelia, ruota attorno allo studio fino a che non si...