Lola Greene e Jaden Brown si erano lasciati dopo tre anni di relazione. Era tutto ciò di cui si sarebbe parlato a scuola e sembrava essere vero date le assenze di entrambi.
C'erano diverse voci che giravano sul perché fosse finita: a suo padre non era mai piaciuto, era stato scoperto che si sarebbe trasferito sulla costa orientale per giocare a football, si erano stancati l'uno dell'altro dopo tre anni. Ma quest'ultimo non poteva essere vero. L'ultima volta che li avevo visti, erano pazzi l'uno dell'altro.
Ero combattuta con me stesse, non sapevo se scrivergli o meno, avevo il suo numero ma ero anche consapevole che non fossero affari miei. Non eravamo nemmeno davvero amici.
Si fece vivo venerdì, in tempo per il giorno della partita. Mio padre era preoccupato da morire che non ce l'avrebbe fatta, ma io ero certa nel contrario. Quando entrai nella classe di Statistica onestamente sembrava una merda: occhiaie prominenti, vestiti che non si abbinavano, leggera barba non fatta. Aveva la testa sulla scrivania e non lo biasimavo. La sua rottura era stata sulla bocca di tutti negli ultimi tre giorni.
Mi sedetti senza dire una parola, sentendomi un po' in colpa per non avergli nemmeno chiesto se stesse bene, ma sembrava che volesse solo essere lasciato in pace.
Quando la lezione finì, alzò lo sguardo per la prima volta e mi fece un sorriso forzato quando per sbaglio i nostri occhi si incrociarono.
"Ehi", salutò.
"Ciao."
Silenzio.
"Stai bene?" chiesi con cautela. Wow, non avevo niente di meglio?
Si limitò a scrollare le spalle.
"Vuoi che ti mandi i miei appunti di quando eri via?" offrii. Questa era l'unica cosa che potevo fornire in questo momento.
Annuì debolmente in risposta e io gli rivolsi un sorriso tirato. Non provai a portare avanti la conversazione. A volte, tutto ciò di cui qualcuno aveva bisogno era il silenzio.
•••
Stavo andando al mio armadietto dopo la scuola quando ricevetti il mio primo messaggio da Zack da giorni.
Non rispondere: devi essere contenta che Jaden sia tornato
I miei occhi ruotarono automaticamente. Ancora con questa roba? Appena lo avrei visto quell'idiota, avrei--
"Non rispondi?" Una voce al mio orecchio mi provocò i brividi e Zack sorrise alla mia reazione. "Ancora non l'hai cambiato?"
Mi allontanai per mantenere una buona distanza tra di noi mentre camminavamo. "Non ho intenzione di farlo", dichiarai.
"Però, rispondi sempre", sottolineò.
Mi morsi il labbro. Dannazione, aveva ragione.
"Non preoccuparti." Lo guardai. "D'ora in poi, non lo farò."
Sorrise maliziosamente. "Ti concedo due giorni prima che ti arrenda", mi sfidò.
Scossi la testa. "Pensi di essere così irresistibile."
"Diciamo che se fossi una ragazza, mi farei."
Arricciai le labbra. "Non hai altro da fare oltre che fantasticare su te stesso?"
Si piegò verso il mio viso, costringendomi a fermarmi. "Preferiresti che fantasticassi su di te?"
La mia mente vacillò, ricordando i miei pensieri inquietanti l'altra notte, e mi girai per guardarlo dall'altra parte.
"Ti odio." Mi insultai mentalmente perché non era la migliore risposta del momento, ma era l'unica che avevo.
"No, non è vero," negò consapevole e si mise davanti a me così, ora eravamo faccia a faccia. "Io ti piaccio." Quel luccichio subdolo ritornò nei suoi occhi e la sua voce diventò liscia come la seta. "Mi pensi e non sai nemmeno perché. Mi pensi prima di addormentarti e anche se ti uccide, non puoi fare a meno di sorridere. Anzi, scommetto che mi sogni anche."
Quasi mi cadde la mascella. Sapeva leggere la mente per caso? Forse era una specie di vampiro che mi aveva fatto un incantesimo e voleva bere il mio sangue. Edward non leggeva nel pensiero in Twilight? Oh mio Dio, dovevo avere ragione.
"Sei totalmente fuori strada", risposi anche se troppo tardi.
Si limitò a scrollare le spalle come se niente di quello che avessi detto gli avrebbe fatto cambiare idea. Probabilmente non lo avrebbe mai fatto.
"Non mi piaci," aggiunsi, un po' troppo aggressiva. Mi lanciò un'occhiata come se stesse soffocando un sorriso, ma lasciò cadere l'argomento.
"Vieni alla partita stasera?" Continuò a camminare con me anche se stavamo salendo le scale per andare al mio armadietto e lontano dal suo.
"È una partita in trasferta," fu la mia risposta mentre ci avvicinavamo al mio armadietto. AKA no. Non che ci sarei andata anche se fosse stata una partita in casa.
"è solo a quindici minuti da qui" puntualizzò, appoggiandosi all'armadietto accanto per guardarmi.
"Che c'è? Vuoi che venga con un ritaglio della tua faccia e che mi dipinga le tue iniziali sulle tette?" chiesi sarcasticamente, distogliendo momentaneamente lo sguardo dal mio lucchetto per dargli un'occhiata.
Alzò un sopracciglio interessato. "Ho sentito idee peggiori," disse con voce strascicata.
Mi schiarii la gola. "Beh, sono occupata", affermai mentre infilavo tutti i miei libri nello zaino come per dimostrare il mio punto.
"Appuntamento hot?"
"Sì, in realtà," risposi dolcemente.
Si passò la lingua sui denti, studiandomi. "Veramente?" disse in tono piatto. "Con chi?"
"Laurie Laurence." Chiusi la zip della borsa e chiusi il mio armadietto con un sorriso, assicurandomi di girare il lucchetto in modo da resettare i numeri.
"Sembra un coglione", ribatté.
"È bello, affascinante e ha molti soldi". Indisturbata, cominciai ad andarmene.
La faccia di Zack era indifferente, per non dire altro. Tenne il passo con me. "E in quale castello hai trovato questo tizio?"
"È un personaggio di Piccole Donne".
Appena realizzò, scoppiò a ridere. "Quindi il tuo piano entusiasmante è rileggere un noioso libro per la milionesima volta?"
Incrociai le braccia. "Lo dici solo perché non l'hai mai letto."
"Beh, se piace a te, deve essere di una noia mortale", disse.
"Spiegami perché credi che tu mi piaccia," dissi con finto stupore. Vidi la mia macchina e iniziai a cercare le chiavi.
"Ti piaccio," affermò. "Ma hai paura di ammetterlo perché pensi che sia irresponsabile. Ecco perché devi essere tu a confessarlo."
Mi appoggiai alla mia macchina e gli rivolsi uno sguardo indifferente. "Puoi provare" dissi. "La cosa peggiore che abbia mai fatto è stato prendere un pacchetto di gomme da masticare da un negozio quando avevo sei anni, ed è stato un incidente."
Mi guardò come per dire sfida accettata.
"Ci vediamo domani," disse con un sorriso sprezzante. Non potei fare a meno di guardarlo allontanarsi.
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The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)
Teen FictionIn una città dove la squadra di football liceale comanda la scuola, Amelia è una delle tante facce tra la folla. Nonostante suo padre sia il coach della squadra, l'idea del 'Friday night lights' di Amelia, ruota attorno allo studio fino a che non si...