Capitolo 30

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Venni dimessa la mattina dopo e quando arrivai a casa, trovai delle rose rosse sul tavolo. Il mio cuore si gonfiò per un secondo. Certo, il viaggio in macchina verso casa era stato imbarazzante, ma forse ai miei genitori importava nel profondo.

La speranza si spense nel momento in cui aprii il biglietto:

Amelia,

Spero che ti senta già meglio quando riceverai questi. Ero davvero preoccupato per te ieri e ho capito... che sei più di una semplice amica per me. Chiamami quando ne hai la possibilità.

Non c'era nessun nome sulla carta, ma presumo che fossero di Zack, e dovetti trattenermi dal gridare. Quando presi il telefono per chiamarlo, mi aveva già scritto. Controllando alle mie spalle, aprii il messaggio.

Non rispondere: come ti senti?

Sapevo che probabilmente avrei dovuto cambiare il suo nome del contatto, ma onestamente era più sicuro se tutti avessero avuto solo nomi in codice, così i miei genitori non avrebbero potuto capire chi mi stesse scrivendo. 

Amelia: sto bene. Grazie per i fiori

Ci mise un po' a rispondere, in quel momento trovai un vaso da riempire d'acqua e ci infilai le rose. Non avevo mai ricevuto fiori da un ragazzo prima. Mi fece sorridere un po'. Ero sorpreso che i miei genitori avessero persino portato i fiori all'interno e non li avessero lasciati fuori a morire.

Finalmente, il mio telefono si illuminò con un nuovo messaggio.

Non rispondere: fiori?

Stava facendo lo stupido?

Amelia: le rose che hai lasciato a casa mia. Sono da parte tua, vero?

Nell'istante in cui il testo inviò, il mio cuore sprofondò per la realizzazione. Tornando di corsa alla carta, analizzai la grafia. Non era certamente di Zack.

Non rispondere: sto arrivando

Il panico salì nel mio petto. Provai a spingerlo via. I fiori erano probabilmente dei miei amici o dei vicini, giusto? Sapevo di star mentendo a me stesso. Una sensazione viscerale raramente era sbagliata.

Mi ci volle un po' per disabilitare il localizzatore di posizione sul mio telefono e sgattaiolare fuori, e potei dire che Zack fosse ansioso quando lo incontrai fuori. Era un disagio rigido. Quando mi vide, non si addolcì come faceva di solito. C'era qualcosa che non andava.

"Ehi," salutai il più casualmente possibile.

"Ehi," rispose.

La mia mente cercò qualcosa da dire e sentii che le mie mani iniziavano ad agitarsi l'una con l'altra. Perché mi sentivo così nervoso?

"Cosa stiamo facendo, Amelia?" chiese finalmente.

Mi fermai. "Cosa intendi?" chiesi con calma. Ero frustrata; lo sentivo. Ma non riuscivo a convincermi ad arrendermi e ammettere i miei sentimenti.

I suoi occhi erano luminosi e mi penetrarono, cercando di leggermi. Poi abbassò la guardia. "Mi piaci. So che Jaden ha un debole per te ei tuoi genitori mi odiano, cazzo. Ma tu mi piaci. Non riesco a farci niente." Non sbattè nemmeno le palpebre. "Non me ne frega un cazzo di quello che pensano gli altri. Voglio solo te."

Aspettò che io dicessi qualcosa mentre stavo elaborando il tutto. Le mie labbra si schiusero. Il suo viso si rilassò.

Mi buttai in avanti e lo avvolsi in un abbraccio. "Ti voglio anch'io," dissi. Il mio cuore batte così forte che riuscivo a sentirlo nelle orecchie.

I suoi occhi si chiusero mentre mi attirò più vicino. "Dillo di nuovo," chiese, a voce bassa.

"Voglio te."

The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora